(S.A.) - Continua la deriva autoritaria di questo governo, che usa il potere in maniera a dir poco discutibile, ledendo diritti personali fino ad ora garantiti dalla costituzione e dalle leggi della repubblica. La lega, che ha ottenuto il federalismo fiscale, una misura di cui ancora non si riesce a capire le necessarie conseguenze, oggi punta i piedi sul decreto sicurezza e per accelerare la procedura,

acconsente alla richiesta di fiducia sulle intercettazioni telefoniche, messe sul tappeto dopo due mesi di silenzio, come merce di scambio per piegare le resistenze della lega. Due provvedimenti gravi quelli su cui il governo del cavaliere chiede la fiducia per evitare che emergano le differenziazioni che ci sono dentro la maggioranza, mascherando in questo modo le divisioni anche profonde all’interno del PDL e della coalizione tutta. Il ddl sulla sicurezza introduce il reato di clandestinità, allunga fino a sei mesi i tempi di costrizione nei centri di identificazione, restano le ronde volute dalla lega, che richiamano la milizia del ventennio, viene introdotta una tassa per che vuole richiedere la cittadinanza italiana. Arrivano le giuste critiche di Franceschini, che si oppone allqa richiesta del voto di fiducia, perché attraverso di esso, si evita ogni discussione e ci si avvia a riprodurre a distanza di tanti anni, di nuovo una sorta di leggi razziali, che colpiscono gli immigrati, i Rom i Sind, superando con nochalance i diritti umani e quel minimo di umanità che un governo democratico dovrebbe avere. Ancora più pericoloso l’altro ricorso alla fiducia, sulle intercettazioni telefoniche, tanto caro al cavaliere, che per oltre due mesi era stato messo in frigorifero in attesa di tempi migliori. Questi, i tempi migliori, sono arrivati ora che la lega ha insistito con forza sul cosiddetto decreto sicurezza, per ottenere il quale, si dichiara disponibile a votare anche la fiducia sulla legge relativa alle intercettazioni. A legge approvata, la magistratura verrà privata di un importante strumento di indagine quali le intercettazioni, che verranno proibite per reati con pena prevista inferiore a 5 anni. Si introduce anche la limitazione alla libertà di stampa ed al diritto all’informazione, proibendo la pubblicazione di atti istruttori in forma sintetica ed anche se non coperti di segreto istruttorio, con la previsione di carcere per il cronista che dovesse contravvenire a tale norma. Cosa grave, anche se la intercettazione dovesse essere possibile, essa deve essere motivata da gravi indizi di colpevolezza e la stessa non può durare più di 45 giorni, prorogabili una sola volta di 15 giorni. Si vuole, in buona sostanza mettere la museruola alla stampa e si vogliono spuntare le armi alla magistratura. Un tema fisso nella testa del cavaliere, che da quando gestisce il potere, non solo ha pensato ad attribuire a se stesso la immunità, con leggi fatte ad hoc e predisposte dal suo collegio di difesa, che guarda caso siede tutto in parlamento, ma mira al controllo politico della magistratura, che a suo parere dovrebbe rispondere al governo, che magari si potrebbe arrogare il diritto di nomina e di revoca, e non essere più autonoma come lo è ancora oggi. Un crescendo della deriva autoritaria, che rappresenta il vero volto di questo governo, che da un lato fa una politica di spots, annunciando provvedimenti che ancora non vedono la luce, per contrastare la crisi, mortificando le fasce più deboli della popolazione inventandosi la fantomatica “social card”, con 40 euro di capacità di spesa, per redditi bassi, strumento che poi non viene ricaricato, dall’altro, salva le banche non imponendo alle stesse di aprire il cordone della borsa per finanziare le piccole e medie imprese, che strozzate dall’alto costo del denaro, spesso sono condannate a chiudere. Non parliamo poi della discriminazione crescente tra nord e sud, dove il danaro ha un incidenze di almeno due punti percentuali in più rispetto al costo del nord, dove non funzionano le ferrovie, mancano le infrastrutture quali strade, porti, reti idriche ed altri elementi che costituiscono la misura del grado di benessere e di civiltà di un popolo. La sinistra tutta, ma anche il centro, seguendo l’esempio della Conferenza Episcopale, deve contrastare questa deriva strisciante che sta investendo l’Italia, tornando tra la gente, spiegando quello che succede, avanzando proposte concrete e di facile soluzione, come ad onor del vero da qualche tempo sta facendo il segretario del PD Franceschini, che batte sulla necessita di risollevare l’economia, di mettere in campo ammortizzatori sociali capaci di incidere sui bisogni della gente che deve essere messa in condizione di vivere una vita dignitosa, senza privazioni e senza preoccupazioni.