Milano, 1 maggio 2009. Nonostante sia una priorità dell'Unione europea l'integrazione del popolo Rom e il rispetto della sua dignità e dei suoi diritti fondamentali, ecco come la città di Milano si appresta a spendere i fondi concessi dal governo per risolvere la cosiddetta "emergenza nomadi", emergenza che in realtà è già stata risolta attraverso una persecuzione che ha allontanato coattivamente dalla città

il 90% delle famiglie che vi si erano rifugiate negli ultimi vent'anni, provenendo da Paesi membri dell'Ue. Dieci milioni di euro, che basterebbero a risolvere in toto la tragedia umanitaria che colpisce i Rom a Milano - attraverso l'avvio di un piano urgente di assistenza/inserimento scuola e lavoro/alloggi agevolati - saranno invece spesi per "mettere in sicurezza" i pochi campi-ghetto (in cui vigono leggi razziali definite "Patti di legalità") e ad installare cancellate e protezioni in tutte le aree dismesse comunale e in quelle private (addebitando poi i costi dell'operazione ai proprietari di tali aree). Si tratta di un'operazione aberrante, che non trova precedenti nei Paesi civili e democratici, perché presuppone che le persone indigenti e perseguitate non possano in alcun modo rifugiarsi sotto un tetto o un ponte, neanche se anziano, malato o con bambini in tenera età. Le componenti "di sinistra" approvano il progetto meneghino, suggerendo di utilizzare, però, gli edifici dismessi per ospitare scuole e spazi sociali. Neanche loro - ma ormai, in quanto a xenofobia e odio razziale, che differenza c'è fra amministratori di "sinistra" o di destra? - ravvisano elementi di turpitudine nell'Operazione Repeller che Milano si appresta ad avviare. Repeller: si chiamano così i veleni, i diffusori di ultrasuoni e le istallazioni a punte metalliche che alcune ditte di disinfestazione applicano in punti strategici di edifici, cantieri, magazzini per tenere lontani topi, scarafaggi, parassiti e piccioni. Neanche alle autorità berlinesi, alle porte delle olimpiadi naziste del 1936, venne in mente una simile aberrazione: giunsero infatti ad allontanare - per offrire un'immagine di "decoro" - i senza tetto, i mendicanti e gli artisti di strada dal centro cittadino e dalle vicinanze delle strutture sportive, ma solo per il periodo dei Giochi. Il denaro, comunque, anche ai fini di un progetto di raccapricciante disumanità, andrà sprecato e non solo per la classica mala gestione. Il fatto è che i Rom a Milano sono ormai uno spauracchio, un riflesso isterico dell'odio etnico che possiede le Istituzioni locali. Le poche famiglie che permangono nel capoluogo, braccate dalle forze dell'ordine, oggetto di violenze razziali, senza alcuna assistenza, sono costrette a farlo poiché non dispongono delle somme sufficienti al rilascio di documenti validi (somma che comprende da 80 a 120 euro per persona, oltre al costo del viaggio verso il consolato più vicino) e del biglietto di ritorno in Romania (mediamente, altri 80 euro). Sono poche unità familiari in condizioni sanitarie, igieniche e sociali spaventose, che se fossero in grado di reagire alla vessazione istituzionale, non avrebbero certo bisogno di entrare negli edifici cadenti di una Milano che - moralmente - è cadente in ogni quartiere: tutti sanno che con quattro assi e un pugno di chiodi, i Rom sono in grado di costruire baracche in grado di sfidare qualsiasi clima. In realtà, nessuna persona di etnia Rom desidera restare nella città dell'odio. Odio che spesso dà la mano all'avidità: finché qualche "zingaro" maleodorante e stracciato girerà per le vie milanesi, fioccheranno fondi pubblici per "affrontare l'emergenza". E a chi non fanno comodo, milioni di euro a pioggia? Quando non se ne vedranno più, di "zingari", addio a quel gruzzolo che fa gola a molti. Abbiamo sottoposto durante incontri diretti a Montecitorio e al Viminale, al Presidente della Camera Gianfranco Fini (cui trasmetto questo breve articolo) e all'onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, la drammatica urgenza di agevolare, quantomeno, le famiglie senza documenti né mezzi di sopravvivenza nel ritorno a casa. Nonostante le rassicurazioni ottenute, la nostra richiesta non è stata accolta e alcune centinaia di Rom, con molti malati (i tumori maligni, le cardiopatie e le gravi malattie da precarietà sono purtroppo diffusissime, fra i Rom che vivono senza un rifugio fisso), sono di fatto prigionieri in una città che inventa ogni giorno misure crudeli per annientarli. Roberto Malini