(Salvatore Augello) - A valanga sotto l’egida di bandiere di vari colori sotto insegne di brigate di vario genere, scendono i partigiani che con le armi a tracolla e cantando in onore della riacquistata libertà, lasciano le montagne, escono dai rifuggi tra i boschi, nelle cascine, presso le famiglie, che avevano offerta generosa quanto pericoloso ospitalità. Una ad una, le città vengono riconquistata, liberate, affidate ai Comitati di Liberazione Nazionale, che gestiscono il potere in quel momento di grande difficoltà.

 Le città risuonano di canti e si arricchiscono di sfolgorio di bandiere: quelle delle Brigate Garibaldi, quelle di Giustizia e Libertà, ed altre ancora, me tre si intrecciano nomi come Longo, De Gasperi, Pajetta, Berlinguer, Bonomi, Cossutta, Lama, Amendola, Ingrao, Terracini. Sfilano anche insegne della monarchia che finalmente aveva fatto la sua scelta di campo, con molto ritardo, e sfilano Petro Nenni, Ferruccio Parri, Giorgio Caòamandrei. Uomini e donne, ragazzi e ragazze, che avevano datoli loro generoso contributo alla guerra di liberazione. E’ a Roma, la capitale dell’Italia abbandonata dai Savoia, che si concentrano le forze di liberazione, che cercano di ricucire lo strappato onore di una bandiera, quella italiana, offesa e dileggiata dai nazisti, ma anche da quanti avevano cercato, senza riuscirci, di fare dell’8 settembre la data della disfatte. Invece, da lì, da quella data, parte la riscossa dell’Italia, si ricompone l’esercito, duramente perseguitato dai nazisti e dai fascisti della Repubblica Sociale Italiana, che alloradavano anche l caccia ai renitenti di leva. Episodi di eroismo individuale, si mescolano ad episodi di eroismo collettivo, come la scelta di oltre 600 mila prigionieri italiani, che all’adesione alla Repubblica Sociale, scelsero il campo di prigionia, dove parecchi trovarono la morte. Intanto, sul Monte Cassino, il ricostituito esercito italiano, onorava il proprio impegno e restituiva onore alla bandiera, portando avanti una battaglia che non solo portò alla presa di Cassino, ma aprì la porta all’ingresso delle forze alleate e di quelle partigiane. Roma era libera, l’Italia aveva ritrovato la sua unità nazionale, l’onore era stato recuperato, si tratta ora di avviare e consolidare la ricostruzione, si trattava di dare alla Nazione un governo legittimo, forte, riconosciuto, democratico. Furono i tempi splendidi di trascrizione della Carta Costituzionale, ancora oggi pilastro irrinunciabile della conquistata democrazia, furono gli anni della Costituende, dei governi di unità nazionale, dell’affermazione della Repubblica sulla Monarchia condannata all’esilio, furono gli anni in cui l sinistra italiana, elargì il proprio generoso contributo alla ricostruzione, alla conquista dei diritti umani e sociali. Furono gli anni in cui a dirigere la Sinistra erano figure come Togliatti, Nenni, Saragat, Cossutta, Longo, Di Vittorio, Lama, Parri, Lombardo, e tanti altri, che seppero portare la classe operaia, così si chinava allora, a conquistare una vita più giusta, socialmente più accettabile. “5 aprile 1945. Una data da scolpire nella memoria dei giovani, che debbono ora essere all’altezza di raccogliere le insegne del movimento e portarle avanti, facendoli sventolare al vento dell’Unità e della Democrazia.