(Salvatore Augello) - Non convince la politica economica del governo del cavaliere, non risolve i problemi e spesso nemmeno li affronta, anche se è sempre presente sia di persona o attraverso i suoi numerosi ascari, per rovesciare sugli italiani montagne di parole che speso non portano da nessuna parte, tranne che al solito sistema di intontire il popolo di avvisi e di spot cercando di distrarre la propria attenzione dai problemi veri de Paese.

La reazione alla manifestazione della CGIL, la dice lunga sul nervosismo di una maggioranza che si parla addosso e pensa di potere convincere gli italiani. I ripetuti attacchi alla CGIL, l’avere finalmente rotto l’unità sindacale, non soddisfano certo il cavaliere, che con disprezzo e sarcasmo si rivolge ad Epifani, dicendo, a proposito della richiesta del leader sindacale di un tavolo per il confronto. “il tavolo? Glielo do in testa, con i sordi non si parla”. Già, perché la CGIL è rimasta sorda ai richiami del governo ed ha contestato con forza una politica economica, che non aiuta le famiglie, non aiuta l’economia italiana. Forte la risposta della CGIL, che ha portato in piazza oltre due milioni e mezzo di lavoratori, che reclamano una politica più equa, a sostegno di chi perde il lavoro, dei precari, degli immigrati, dei pensionati. Quella parte stessa del popolo italiano, che è sciamata per le vie della capitale, gridando la propria rabbia e la propria preoccupazione, per una crisi che non si annuncia certo passeggera e che ha già prodotto danni enormi. L’aumento della disoccupazione, il sempre più frequente ricorso alla cassa integrazione, la messa in mobilità da parte della aziende che riducono il proprio personale, non sembrano impensierire il governo, che anzi ci mette del suo nell’aumentare la disoccupazione. Lo fa allontanando dalla scuola i precari, lo fa riducendo gli investimenti per l’università e per la ricerca, dove ricercatori precari sono costretti ad emigrare per potere mettere a frutto la propria professionalità, che non trova riconoscimento adeguato in Italia. Lo fa, quando compromette la vita degli enti Locali, diminuendo i trasferimenti e togliendo loro le entrate provenienti dall’ICI. Finalmente, a tanti guasti, una risposta forte, secca, che si leva dal grande spazio del Circo Massimo, dove dopo sette anni tornano le bandiere rosse del sindacato, dietro le quali manifestato anche i rappresentanti della sinistra italiana, a cominciare dal segretario del PD Franceschini, che giustamente afferma che il posto di un grande partito riformista è là in mezzo ai lavoratori che protestano, per arrivare via via a tanti altri rappresentanti politici del centro sinistra e dell’opposizione, che si sono ritrovati nel dare una risposta forte e significativa al governo, che manifesta il proprio nervosismo che si può leggere nelle dichiarazioni di suoi rappresentanti come Brunetta che taccia la manifestazione di “scampagnata” o come Cicchetto che minimizza dicendo che in piazza cerano solo duecentomila persone, come se mentendo sul numero di presenze, la protesta perdesse di forza e di significato, o, come se chiudendo gli occhi e non vedendo tante persone che sfilano per le vie della città di Roma, è come se le stesse non esistessero. Strana reazione di un governo, che si affida alla guerra dei numeri, per sfuggire alle proprie responsabilità, per sfuggire ad un confronto con la CGIL, con laq scusa che la stessa organizza scioperi politici. Ma la risposta, non solo c’è stata, ma è stata anche forte, possente, lì, al Circo Massimo che da solo conta le presenze, abituato com’è a vedere grandi concentramenti. Una risposta che vuole anche essere un appello a Bonanni Leader della CISL e ad Angeletti, leader della UIL, che hanno ceduto alla politica governativa, compromettendo l’unità sindacale, a ricostituire l’unità sindacale, a non permettere al cavaliere di rompere quanto con tanto sacrificio i lavoratori si sono conquistato. A quel cavaliere, che già compromette l’immagine dell’Italia all’estero con le sue gaffe, ed attacca i giornali che a suo dire da una informazione distorta, lui, padrone incontrastato dell’informazione pubblica a privata, lui che non solo ha occupato il potere, ma sta cercando in tutti i modi di plasmarlo a sua immagine e somiglianza, passando sulla testa di milioni di lavoratori, di pensionati, di immigrati. Lui che non contento di essere riuscito a dare all’Italia un parlamento di nomina, oggi vorrebbe cambiare anche la costituzione italiana, per ridurre ulteriormente il ruolo del parlamento ed accentrare nelle sue mani tutto il potere, novello duce, che vorrebbe vedere tutto lo Stivale ai suoi piedi.