UNA NUOVA POLITICA, UN NUOVO PENSIERO /4

A fronte di tali, possibili sconvolgimenti va anche aggiornata l’analisi teorica e politica della realtà meridionale, per individuare nuove chiavi di lettura e nuovi strumenti d’intervento. Riflessione necessaria anche per evitare che si accrediti nell’opinione pubblica internazionale un’idea riduttiva del Sud così com’è rappresentato da taluni libri o film di successo, compreso l’ottimo “Gomorra” di Roberto Saviano.

Bisognerebbe, pertanto, aggiornare e, se del caso, superare talune teorie politiche e sociologiche meridionaliste che non reggono più al confronto con la realtà e con le tendenze attuali. Anche la sinistra, le forze progressiste devono compiere uno sforzo coraggioso. Un solo esempio. Davanti a mutamenti così radicali, imprevedibili, penso sia limitativo attardarsi sulla diagnosi di Antonio Gramsci, com’è noto basata sul citato “patto scellerato” fra industriali del nord e agrari del sud, al quale contrapporre l’alleanza fra operai del nord e contadini poveri del sud. Analisi lucidissima, ma datata. Valida per interpretare il vecchio contesto storico e politico. Oggi, la gran parte di questi attori sociali risultano ridimensionati nel loro ruolo politico ed economico, o fortemente emarginati nell’odierno contesto. Nuovi soggetti sono entrati in campo e soprattutto si è ampliata la prospettiva del Mezzogiorno in senso globale. Insomma, fermo restando il suo ancoraggio all’Europa, il Sud deve ripensare, anche in chiave teorica, la sua strategia di crescita che necessariamente dovrà articolarsi in senso bi-direzionale: verso la dimensione planetaria dell’economia globale e quella regionale del partenariato euro-mediterraneo. Questa è la nuova, grande sfida per i prossimi anni. Il declino della Sicilia, il suo fatale enigma All’interno di tale prospettiva si dovrà ricollocare il ruolo della Sicilia, grande regione europea e mediterranea, segnata da aspri contrasti e da grandi potenzialità. Isola-baricentro del Mediterraneo, in passato sede d’incontro fra culture diverse, la Sicilia vanta una storia pluri-millenaria e un ricco patrimonio archeologico e monumentale che ne fanno uno fra i più importanti “giacimenti” culturali del pianeta. E’ da circa 40 anni che andiamo proponendo, talvolta in solitudine, un’ipotesi euromediterranea per il futuro dell’Isola. Ora tutti si scoprono “mediterranei”. Anche se, nel migliore dei casi, il Mediterraneo è argomento di conversazione, nel peggiore motivo per lucrare sui finanziamenti europei. In questi decenni, poco o nulla si è fatto per valorizzare la naturale vocazione mediterranea della Sicilia e, soprattutto, per superare gli ostacoli interni ed esterni che ne impediscono una sua proiezione dinamica e moderna. Quest’Isola lenta e dubbiosa verso un “progresso” invadente e livellatore, battuta dal vento di scirocco che qui giunge impregnato dell’eco torrida di lontani deserti africani, sembra chiudersi in se stessa, rientrare nel suo fatale enigma. Alla politica è subentrata la cabala per cui comanda chi meglio riesce ad interpretare il mistero. Una fase difficile, dunque, segnata da una tendenza al declino, generale e diffuso. Certo, anche nell’Isola si registrano cambiamenti positivi, ma non tali da allinearla, per redditi e qualità di vita, alle tendenze in atto in altre regioni italiane. Si tratta, infatti, di poche realtà pregevoli, anche d’eccellenza, che rischiano d’infrangersi contro una sorta di “circuito dell’illegalità”, eretto intorno all’Isola da forze potenti, che svilisce gli sforzi mirati a sviluppare la produzione e una moderna organizzazione dei servizi e delle professioni. Un declino evidente accelerato da taluni passaggi cruciali, fra i quali il temuto capovolgimento di ruoli fra politica e “poteri forti”, a favore di questi ultimi. Com’ è successo un po’ dovunque nel mondo a seguito del prevalere delle pratiche neo-liberiste, la politica ha perduto il suo primato, altre entità si sono insediate al posto di comando. Con una differenza però che in Sicilia a comandare non sono le grandi corporazioni multinazionali, ma oscure consorterie locali. (continua / 4)