(Ignazio Panzica) - Per stravolgere la geografia e la toponomastica dei comuni sulla costa indonesiana, nel dicembre 2004 , ci volle un epocale e violento tsunami. Per cancellare, invece, circa una settantina di Comuni in tutta Italia, è bastato un solo voto del Parlamento italiano il 17 febbraio 2009. Un colpo secco di votazione elettronica.

E, via! Quando - praticamente all’unanimità – è stata approvata la legge n°9 , più nota come “normativa sulla semplificazione legislativa”. Proponente il leghista Roberto Calderoli, il Ministro competente. L’intendimento – condiviso da tutti come si abusa dire oggi - era quello di cancellare, con un solo provvedimento, altre 30mila leggi ritenute ormai desuete, prodotte dal Parlamento italiano dal 1° gennaio 1861 al 31 dicembre 1947. Forse sulla via della “semplificazione” in Parlamento hanno esagerato. Convinti come erano – e non si poteva pensare diversamente – che la “Commissione di studio per la semplificazione legislativa”, all’uopo istituita per tempo, avesse, preventivamente, fatto per intero il suo dovere di filtro critico. Stiamo parlando di una Commissione imbottita dei migliori cattedratici del settore e integrata da consulenti in P.A. di vaglia, in totale oltre una ventina di “Teste di Conoscenza”. Ma, si sa, come vanno queste cose, nel nostro bel Paese. Per spiegare all’universo mondo quale lavoro stesse facendo la Commissione, i ragazzi hanno, forse, ecceduto: in convegni di parata, pubblicazioni inessenziali, generiche comunicazioni interministeriali, pranzi di lavoro un po' appesantiti. Però, molto poco di sudare sulle carte delle 30.000 leggi, da leggere e valutare attentamente. Vero è che i membri scafati, vere e proprie “Teste di Conoscenza”, si sono - come si dice in siciliano - “messi il ferro dietro la porta” fissando al prossimo 16 dicembre (art.2 comma 1) la possibilità di un intervento di correzione della legge , compresa una verifica di ogni eventuale errore da correggere che si può realizzare, a carico dei funzionari ministeriali, entro il prossimo 30 Giugno (art.2 comma 1 ter). Non c’è dubbio, comunque, che il 17 febbraio 2009 (e poi c’è chi ancora non crede alla sfiga!) sia stato per il Senato della Repubblica il suo “D day”. Dove stavolta la lettera D, sta solo per “Disastro”. Perché, in nome della tanto agognata semplificazione legislativa, i nostri parlamentari hanno pasticciato alla grande. Abrogando e cancellando, a destra e a manca in tutta Italia, una lunga sfilza di Comuni: dal Triveneto (kaputt! Mestre, etc) sino alla provincia di Agrigento (kaputt! Camastra). Non tralasciando, in questo immaginario tragitto lungo lo stivale, nessuna regione italiana. Si sono soffermati in Toscana (kaputt! Follonica), si sono accaniti contro il Lazio (kaputt! Sabaudia, Aprilia, Colleferro, Pontina, Guidonia, etc), non hanno risparmiato la Campania (Pompei ed Anacapri,etc). Riducendo la configurazione territoriale di due capoluoghi di Provincia (Mantova e Como), e quella di un capoluogo di Regione (Bari). Nel mezzo, hanno incasinato antiche acquisizione del demanio pubblico e relativi accordi contrattuali. Ma, more solito, il trattamento di miglior favore è stato riservato alla Sicilia. Producendo, un vero e proprio bollettino di guerra: • cancellati 14 comuni, che a oggi come figura giuridica non esistono più: 2 nella provincia di Palermo (S. Cipirrello e Castellana Sicula); 1 nella provincia di Agrigento (Camastra); 1 nella provincia di Catania (Santa Venerina); 1 nella provincia di Trapani (Paceco); 1 nella provincia di Enna (Villarosa); et voilà, ben 8 nella provincia di Messina (Castel di Iudica, Casalvecchio siculo, S.Teodoro, Alì, Venetico, Rocca Fiorita, Itala, Castelmola). • reimpastati 4 comuni, sempre nella sfortunata provincia di Messina: Furci Siculo e Santa Teresa Riva dovranno tornare unico comune, così come Pace del Mela e S. Lucia del Mela. • ridotto sensibilmente l’ambito territoriale di 7 comuni, Ragusa, Monreale, Acate, Caltagirone, Comiso, Vittoria, Chiariamonte Gulfi. • cambiato nome ad un comune della provincia di Siracusa, Porto Palo che tornerà a chiamarsi Porto Costanzo Ciano, in memoria del genero di Mussolini • sottratto alla proprietà dello Stato italiano il piccolo city-airport di Palermo, l’aeroporto di Boccadifalco , avendo abrogato la legge n°1017 del 23 giugno 1932. Naturalmente si tratta di dati, tutti, desunti per difetto, dopo aver faticosamente compulsato oltre 2mila pagine di allegati alla legge. Non è escluso che le cose per la Sicilia, ma anche per il resto d’Italia , possano stare addirittura peggio. Sorge spontanea la domanda: ma può essere che i nostri parlamentari non se ne siano proprio accorti? La risposta, resoconti parlamentari alla mano, non può che essere articolata. Al momento della dichiarazione di voto – unanime con le astensioni del PD e dell’UDC – fatte salve le polemiche di maniera tra maggioranza ed opposizione sul continuo uso del “voto di fiducia”, due soli senatori hanno espresso dubbi di merito sulla legge: il senatore dipietrista Mascitelli, “il processo di semplificazione normativa non può essere fondato solo su dati quantitativi, ma è una operazione complessa, che richiede un accurato studio e la definizione di un adeguato piano organico”, analisi acuta, peccato che però alla fine di questo intervento il senatore Mascitelli abbia dichiarato il suo voto favorevole; strada inversa, invece, per il senatore siciliano dell’UdC Cintola, il quale notoriamente dotato di un naso di una certa entità, dopo aver parlato bene del provvedimento, sentendo appunto puzza di pochade, per cautela, è stato uno di quelli che si è astenuto. E che si stesse scivolando nella commedia dell’arte, lo si è capito un attimo dopo l’approvazione della legge, quando un paio di solerti funzionari dell’ANCI, piombati a Palazzo Madama, si stavano sbracciando, per avvisare Ministro e i senatori del tunnel di pernacchie nel quale il Parlamento si stava inoltrando. Il Ministro Calderoli, già rosso in viso per l’emozione del trionfo appena consumato via voto elettronico, quando ha capito come stavano le cose è diventato ancora più rosso in viso. Si è guardato in giro, con ansia, ma ha riscontrato – da destra a sinistra – solo occhiate di complicità : “poi ci si pensa !”, parevano gli volessero dire. “Minchia! Abbiamo distrutto mezza Italia, “Amu iucato a cù pigghiù, pigghiù” (abbiamo giocato all’antico gioco siculo “io sputo nel mucchio e a chi prendo, prendo”), ha commentato goliardicamente, ma efficacemente , un senatore siciliano. Del pateracchio, poi, se ne è parlato in un incontro informale, e riservato, tra i vari rappresentanti dei gruppi parlamentari, che invocando le famose clausole di garanzie già contenute nella legge, hanno deciso di tirare avanti, facendo finta di niente. Convincendo anche quelli dell’ANCI a soprassedere, a non sollevare troppo scandalo. Invitandoli, piuttosto, a collaborare con il Ministero della semplificazione (“leggetevi voi quelle maledette 30mila leggi”), per risolvere il problema all’appuntamento parlamentare del 30 giugno prossimo. Nel frattempo,come ha commentato, in dialetto,il solito parlamentare bontempone siciliano “ mutù a cu sapi ù iuocu, e cu parra è un gran coRnutu!”. Un parlamentare campano, riflettendo sul fatto che alcuni milioni di italiani sono rimasti orfani del loro Comune di nascita e/o di residenza, pur ammettendo che la colpa del pateracchio era più da attribuirsi alla nota Commissione di “Teste di Conoscenza” che al Ministro, ha stigmatizzato la leggerezza di Calderoli, che si era fidato a scatola chiusa dell’oltre ventina di esperti, gratificandolo di un commento in dialetto: “nu buonu guaglione, ma nu poco scapocchione!”; modo di dire, affettuosamente non elogiativo, reso famoso dal mitico portiere del Plaza di Roma, il napoletanissimo Gigi Esposito. Un difensore di Calderoli, però, fa notare : “OK, Roberto, si sarà pure comportato da scapocchione, ma è anche vero che tutti gli altri parlamentari gli sono andati dietro, senza proferire un fiato”. E adesso cosa accadrà? C’è da chiedersi. Indipendentemente dal “vulnus” sull’esistenza dei comuni in questione, che sicuramente verrà sanato. Perché il vero fatto scandaloso, non è l’errore in sè, ma l’approssimazione ed il cinismo fatalista con i quali continuano a legiferare, “a spanne”, tutti questi parlamentari “nominati” nelle ultime elezioni politiche. O no !? (fonte: www.siciliainformazioni.it )