(On. Marco Fedi) - Il Consiglio Generale degli italiani all’estero sostiene giustamente una tesi: la questione del momento – la più importante in assoluto – non è la riforma dei Comites o del Cgie. Aggiungo che ragionare sulle singole riforme – tutte urgenti ed importanti, dalla scuola alla cultura, dall’assistenza alla tutela sociale – può essere altrettanto inutile se non si ridisegna un quadro di impegni

– condiviso o meno – ma che sia tale, da parte della maggioranza e anche dell’opposizione. Da parte del Paese e della classe politica che lo guida. Credo che questa sia “la questione del momento”, oltre alle conseguenze dei tagli che arrivano ora a destinazione. Ho avuto modo di ricordare – durante l’audizione con il Cgie – che il momento di svolta sulla questione dell’esercizio in loco del diritto di voto si verificò nella sala della Lupa a Montecitorio quando insieme intraprendemmo un percorso, condiviso da maggioranza ed opposizione di ieri, verso la elezione diretta degli italiani all’estero nel Parlamento repubblicano. Continuo a ritenere giusta quella scelta e l’unica possibile – ancora oggi. Dovremo misurarla con le proposte di modifica della Costituzione e con le riforme istituzionali. Dovremo misurarne anche i risultati. L’esercizio in loco del diritto di voto degli italiani all’estero si concretizzava in un disegno di rappresentanza diretta ma era accompagnato da una visione politica complessiva che vedeva le comunità come risorsa e le politiche a loro favore un serio investimento per il futuro. Quel quadro complessivo di riferimento che ci guidava è compromesso. Per questa ragione dobbiamo oggi essere forti. Resistere la tentazione della polemica, evitare le vuote riflessioni su presunte urgenti riforme e invece concentrarci sul disegno complessivo che oggi manca. Il ruolo e le competenze di Comites e Cgie possono essere discussi, e dobbiamo essere pronti ad avanzare anche le nostre proposte. Questi organismi di rappresentanza però – è fin troppo evidente – possono essere utili solo se il disegno di valorizzazione delle nostre comunità continua ad esistere. Il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno finora dimostrato di non avere una strategia, di sopravvivere in un “vuoto” e di gestire il quotidiano in una sostanziale assenza di “disegno strategico”. Forse l’assenza di progetto è invece parte di una strategia finalizzata all’indebolimento degli organismi di rappresentanza, ad una proposta di riforma che ne diminuisca ruolo e competenze, a far assorbire i tagli e soprattutto a far prevalere una fondamentale inversione di tendenza: guardare alle comunità italiane nel mondo unicamente in una miope ottica commerciale. Sarebbe un grave errore. La nostra proposta oggi deve partire proprio da queste valutazioni chiedendo alle forze politiche di maggioranza ed opposizione un contributo a ridisegnare il futuro della nostra presenza nel mondo.