(Salvatore Augello) Con l’arrivo delle tradizionali feste di fine anno, si chiude il 2008 ed inizia il 2009. Come è giusto, arrivando alla chiusura di un anno che è stato particolarmente duro, è opportuno tirare le somme, fare un bilancio, capire per chi arriva questo natale. Capita che a volte, ci chiudiamo nel nostro piccolo e non guardiamo attorno a noi, alla gente che soffre,

 a quelli che si rivolgono alla Caritas per avere qualche cosa almeno sotto le feste, alle grandi sacche di povertà, che sono cresciute a dismisura in questo ultimo anno Allo viene da chiedersi: Natale per chi? Quale natale arriva per i precari che non sanno che sarà di domani, per i disoccupati, tagliati fuori dal sistema produttivo a causa di una crisi che è partita dagli Stati Uniti e che ormai ha investito tutto ilo mondo, rovesciando equilibri acquisiti, compromettendo economia e sviluppo, rimettendo in discussione la crescita economica, innescando la recessione. Quale natale, per tanti poveri immigrati, che affrontano la furia del mare, l’ignoto, rischiando la vita pur di sperimentare una strada nuova che possa dare risposte alle loro esigenze di vita. Quale natale per i pensionati che hanno dovuto subite la plateale decisione del governo del cavaliere, che ha dato a parte di loro la così detta social card di 40 euro (quaranta) al mese, costringendoli a mortificanti file davanti agli uffici postali, quando invece sarebbe bastato un aumento delle pensioni, che avrebbe inflitto minore mortificazione evitando a tanta povera gente di esibire la propria povertà davanti agli uffici postali. Quale natale, per i giovani in cerca di prima occupazione, che passano le giornate nella speranza che passi la crisi e nascano nuove possibilità di lavoro, per potere dare un assetto alla propria vita. Quale natale per gli emigrati, che hanno visto tagliare del 60% i capitoli di bilancio a loro destinati, con grade detrimento per l’insegnamento della lingua e per l’assistenza, che penalizza le fasce più deboli di una emigrazione, che dopo avere dato tutta la vita, ora non riesce a sollevarsi dalla propria dignitosa miseria e viene colpita dalla insensibilità di un governo che dovrebbe invece farsi obbligo di pensare a loro. Quale natale sarà quindi questo del 2008 che sta per chiudersi? Un natale all’insegna del risparmio, ma con il desiderio di rispettare le tradizioni, di non fare mancare il regalino ai più piccoli, che non capirebbero, di imbandire la tavola anche con meno pretese, pur di conservare quell’aria di festa che serve a mettere assieme le famiglie ed a ricordare tradizioni e riti che ormai fanno parte del nostro modo di vivere. Un natale all’insegna della speranza, pensando che “passerà a nuttata” e si presenteranno tempi migliori, per i nuovi ed i vecchi poveri e per la stessa classe media ormai giunta allo stremo. Un natale che ci fa guardare avanti, che sollecita il nostro impegno a fare la nostra parte per superare la crisi, per essere vicini a chi ha di bisogno, per ridare voce alla gente, ai lavoratori, ai poveri, agli emigrati ed agli immigrati, che debbono sapere chiedere il rispetto dei diritti umani, primo fra tutti quello alla vita dignitosa e degna di essere vissuta. Un natale, che ridia voce alla politica, a quella vera, che guarda ai bisogni della gente e trova le soluzioni adeguate, superando personalismi e strumentalizzazioni, approntando mezzi adeguati a tenere in piedi in maniera equilibrata l’intero sistema Italia, oggi largamente compromesso, non solo dalla crisi, ma anche e principalmente dalla politica di un governo che si è rivelato inadeguato ad affrontare la grave crisi che stiamo attraversando.