gli interventi dei Parlamentari in plenaria / il “debutto” dell’on. D’Amico (Lega Nord) al CGIE: uno non è italiano perché gli mandano soldi

 

ROMA\ aise\ - Aperta questa mattina alla Farnesina, l’assemblea plenaria del Cgie ha ospitato nella sessione inaugurale dei lavori una delegazione di parlamentari composta dagli eletti all’estero Aldo Di Biagio (Pdl), Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci e Fabio Porta (Pd), Ricardo Merlo e Mirella Giai (Maie) e da Claudio D’Amico, deputato della Lega Nord membro della Commissione Bilancio. Primo a prendere la parola è stato Fedi, già consigliere del Cgie, che ha esordito salutando con affetto gli ex colleghi. "Avrei voluto intervenire in circostanze diverse", ha detto il parlamentare eletto in Australia, "con una relazione di Governo che dipingesse un quadro di riforme. Un quadro di proposte di riforma da discutere e condividere, con gli organi di rappresentanza, tra maggioranza ed opposizione", interlocutori che, invece, sono protagonisti di un rapporto "desolante" e che al contrario devono "riprendere il dialogo", soprattutto "in una fase così critica per gli italiani nel mondo". "Le responsabilità politiche dei tagli sono evidenti", ha sottolineato il deputato del Pd, che non ha intenzione di "fare sconti a Governo e maggioranza" che ad un Paese che soffre, l’Italia, risponde con un’azione debole. Per Fedi, nel futuro "l’Italia soffrirà, anche se inconsapevolmente, della rottura del rapporto con gli italiani all’estero che non sono più al centro di scelte bipartisan o di un pacchetto di riforme da fare, ma di un vuoto assoluto di idee e di progetto". Ne è testimonianza, per il deputato del Pd, la bozza di riforma dei Comites, "talmente limitata nella sua impostazione che davvero c’è da chiedersi: perché? Perché proporre micro-riforme dei Comites, modificati solo nel 2003, o del Cgie senza aver ridisegnato un nuovo assetto istituzionale? Serve un rinnovamento vero. Così diventa forte il sospetto che questa micro riforma serva solo a rinviare le elezioni per indebolire la rappresentanza degli italiani all’estero, proprio ora che c’è bisogno di autorevolezza, oggi sui tagli, domani sulle riforme!". Ma anche se "dal governo c’è stato un crescendo in negativo", gli eletti all’estero non hanno intenzione di cedere. "Possono tagliarci i finanziamenti ma nessuno – ha concluso – potrà mai toglierci la grande risorsa della passione politica e dell’impegno". Impegno, gli ha fatto eco Franco Narducci (Pd) che dà sempre i suoi frutti, come dimostrato dalla Conferenza mondiale dei giovani, appuntamento che per il deputato, predecessore di Carozza alla guida del Consiglio generale, si ascrive al merito del Cgie ed alla sua "lungimiranza". "Da questo evento e dalle esigenze che ne emergeranno – ha aggiunto – si potrà ripartire verso nuove direzioni". "Il mondo dei giovani – ha osservato Narducci – è quello del lavoro all’estero, dell’inclusione sociale, del multiculturalismo, delle tecnologie. C’è un mondo che si muove verso l’estero e forse ne dovremmo anche essere preoccupati perché ci sono persone che portano altrove le loro conoscenze sviluppate in Italia". Un Paese in cui vivono studenti che pongono i diritti delle minoranze e di cittadinanza agli ultimi posti tra le priorità. Questo, almeno, quanto emerso ieri alla Camera durante un convegno organizzato per celebrare i 60 anni della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. "Un dato – ha commentato Narducci – che è indice della fase che sta attraversando il Paese. Noi siamo andati in tutto il mondo e lì ci siamo battuti per quei diritti che i giovani oggi non considerano nemmeno prioritari: deve essere per noi un campanello d’allarme!". Quanto alla finanziaria, per il parlamentare del Pd occorre chiedersi "cosa si vuole fare degli italiani all’estero", persone che "ogni anno producono un flusso di miliardi di euro verso l’Italia, mentre qui di discute di 34 milioni di euro!". Notando l’assenza di Marco Zacchera, presidente del Comitato sugli italiani all’estero alla Camera, Narducci ha commentato: "avrei voluto chiedergli com’è che ha votato contro l’emendamento che disponeva l’istituzione del fondo con cui recuperare le risorse tagliate". Tagli che, sì, hanno investito tutti i Ministeri ma che per gli italiani all’estero sono stati "del tutto sproporzionati", tanto da far emergere un "problema politico" e non solo in Italia, ma anche, per dire, in Germania, dove il governo federale sta tagliando l’insegnamento della lingua madre degli immigrati nelle scuole. Quanto alle riforme, Narducci non si fa illusioni: "l’attività del parlamento al 99% è fatta di decreti, presentiamo proposte di legge che non vengono calendarizzate, e le proposte di riforma di Comites e Cgie sono assolutamente blande". Quanto al rinvio delle elezioni dei Comitati, Narducci è contrario perché "la democrazia non è rinviabile". Piuttosto, ha concluso, "si applichi la legge che c’è già: quella del 2003, ad esempio, prevede la possibilità di accreditare i Comites presso le autorità locali, ma nessun consolato l’ha mai fatto". Senatrice eletta in Sud America, Mirella Giai nel suo intervento ha voluto ribadire la assoluta necessità di assistenza degli indigenti che vivono nel continente. "Questi tagli ci toccano profondamente perché sappiamo che porteranno disgrazie", ha detto la senatrice. "Molti – ha aggiunto – pensano che gli italiani all’estero facciano parte del passato, ma noi sappiamo bene che non è così". Quindi l’esponente del Maie ha ripreso la lettera agli elettori inviata in febbraio da Silvio Berlusconi in cui si assicurava vicinanza, sostegno e valorizzazione alle comunità italiane nel mondo. Parole in netto contrasto con la realtà di oggi, tanto da far chiedere alla Giai: "dov’è la coerenza? La maggioranza non ascolta, non ha sentimenti! Noi non raccontiamo storie, riportiamo realtà! Dov’è il Governo oggi? Forse questa assenza significa che non c’è ascolto alle nostre richieste, ma noi non lasciamoci andare! Al contrario – ha concluso la senatrice – lavoriamo insieme per recuperare risorse, anche in base ad un calendario da stabilire insieme così da stilare un piano utile alle nostre collettività". La Giai ha quindi ceduto la parola a Ricardo Merlo, deputato del Maie. "La politica per gli italiani all’estero – ha esordito – da trent’anni era politica di stato. Adesso è evidente che non è più così". "C’è la crisi internazionale, certo; c’è l’Italia che paga ogni giorno 225 milioni di euro di interessi per il suo debito pubblico: visti in quest’ottica, 40 milioni in un anno non sono niente: perché tagliarli?". Dopo aver rivendicato la terzietà del Maie rispetto a maggioranza ed opposizione, Merlo ha sottolineato che "quello alla Finanziaria sarà il nostro primo voto contrario al Governo che con questi tagli non dimostra solo mancanza di sensibilità ma compie un errore strategico". Ma a preoccupare il deputato più che i soldi è "il pericolo del vuoto: dov’è – si è chiesto – il progetto politico per il futuro?". Sì, perché a suo dire i nostri connazionali sarebbero "pronti a fare tutti gli sforzi necessari, ma nella prospettiva di un cambiamento" di cui però non v’è traccia. Così, allora, "i sacrifici fini a se stessi non servono a niente" perché, ha ribadito, "non è con 40 milioni di euro che si risanano le casse dello stato". Nell’auspicare il sostegno di tutti per recuperare risorse, Merlo ha annunciato la presentazione di una proposta di legge "a costo zero" ha sottolineato per "rimpolpare" i fondi a disposizione di lingua e cultura. "Vorrei l’appoggio di tutti, anche del Pdl, a questa proposta che non costa nulla: se così non fosse, allora le intenzioni della maggioranza sarebbero definitivamente chiare". Unico parlamentare non eletto all’estero presente oggi alla Farnesina era Claudio D’Amico, deputato della Lega Nord e membro della Commissione Bilancio, alla sua prima "missione" al Cgie. Il suo è stato l’intervento più contestato dai consiglieri che, a lavori sospesi, lo hanno intercettato per ulteriori chiarimenti. Per prima cosa, D’Amico ha messo in guardia dal fare confronti tra l’emigrazione italiana del secolo scorso e l’immigrazione dei giorni nostri. "I nostri connazionali andavano o dove c’era spazio, come nelle Americhe, o dove c’era bisogno di lavoro, come in Germania. In Italia oggi non abbiamo né l’uno né l’altro, quindi- ha argomentato dando vita ai primi brusii di disapprovazione – non è possibile fare un confronto". E ancora: "ai nostri connazionali do il merito di aver piantato la loro identità nei Paesi che li hanno accolti: è giusto. Ma io vorrei che un lombardo che vive in Canada si senta tale per un sentimento identitario non perché gli diamo soldi". Se fosse così, ha aggiunto, vorrebbe dire che "abbiamo mercificato gli italiani all’estero". Di nuovo brusii. "I nostri connazionali non rimangono italiani perché destiniamo risorse per loro, ma per una identità che dobbiamo creare", ha ribadito D’Amico cui in molti hanno risposto che l’identità italiana i connazionali già ce l’hanno. "Ma la crisi internazionale nessuno la considera? Le manifestazioni di cui ho sentito qui sono solo strumentali. Fare le cose con meno soldi è possibile. In commissione bilancio stiamo tagliando gli sprechi. Anche all’estero". E concludendo: "non è vero che il Governo ha abbandonato gli italiani all’estero: i tagli ci sono stati per tutti. E non dimenticate che il centrodestra vi ha dato il voto". Intervenuto dopo D’Amico, Fabio Porta del Pd ha precisato per prima cosa che "gli italiani non sono andati solo in Paesi dagli ampi spazi e praterie", che "i dati demografici dimostrano che se continua così nel futuro non ci sarà più un italiano nato in Italia" e che "di mano d’opera c’è bisogno pure in Italia". Quanto al Cgie, "questa plenaria cade in un momento particolare, alla vigilia, cioè, della prima conferenza mondiale dei giovani che rischia di diventare il canto del cigno". Per Porta, "non Mantica, ma il Ministro Frattini doveva essere qui oggi a spiegarci che cosa il Governo vuole fare degli italiani all’estero". Ad amareggiare sopra ogni cosa il deputato del Pd c’è la norma che condiziona la corresponsione dell’assegno sociale agli anziani che risiedano da 10 anni continuativi in Italia. Norma che, come noto, penalizza gli italiani all’estero. "Questo vuol dire non solo che gli italiani all’estero non sono uguali a quelli che vivono in Italia, ma che sono pure penalizzati". Dunque, checché ne dica D’Amico, "mobilitarsi è necessario", anche perché la finanziaria "sta per distruggere la nostra politica estera". D’accordo con Merlo circa la "necessità di un progetto politico futuro, che ad oggi ancora manca", Porta ha ricordato il suo incontro con Fini e Napolitano in occasione della missione in Italia del Presidente Lula. "A loro ho ribadito che questi tagli non fanno male solo agli italiani all’estero, ma anche e soprattutto all’Italia. Da entrambi ho avuto il sentore che abbiano capito. Entrambi, d’altra parte, hanno una storia politica alle spalle che mi fa ben sperare. Storia – ha concluso – che evidentemente manca ad altri". (m.cipollone\aise)