L’emigrazione italiana nel mondo è parte attiva dei processi di trasformazione in atto a livello globale. Una storia, incessantemente alimentata dalla necessità di crescita e di realizzazione umana, ha visto la nostra transizione da emigranti a cittadini nel mondo. E’ in tale veste che vogliamo rivendicare l’affermazione dei diritti di partecipazione,

 di rappresentanza e di cittadinanza sia nei paesi di arrivo che in Italia. Rispetto al nostro paese, riaffermiamo il valore dei “luoghi” in cui tali diritti si esercitano: le associazioni, le Consulte, i Comites, il CGIE e la rappresentanza parlamentare non vanno viste secondo logiche conservative, ma rimettendo continuamente in discussione le esperienze fatte. Nell’anno del loro 60o anniversario, la Dichiarazione universale dei diritti umani e la nostra Costituzione permangono come imprescindibili quadri di riferimento e come prospettive di valori condivisi dentro e fuori i confini dell’Italia. L’associazionismo italiano vive nelle nostre comunità all’estero una fase di transizione e trasformazione. Negli ultimi anni molte cose sono cambiate in Italia e nel mondo. É cambiato il mondo dell'emigrazione e stanno cambiando e nascendo nuove associazioni. L'associazionismo ha dunque in parte mutato e sta mutando la propria fisionomia. Le associazioni sono, nello stesso tempo, testimoni e protagonisti dei processi di integrazione vissuti in una società globalizzata. Le associazioni italiane all’estero vivono e operano secondo dinamiche legate soprattutto alle realtà nelle quali sono inserite. E’ responsabilità delle istituzioni e delle associazioni nazionali, regionali e locali, tenendo conto di tali dinamiche, il mantenimento e la continuità del loro rapporto con l’Italia di oggi. L’associazionismo italiano nel mondo non è, infatti, il tramite di un’Italia da ricordare, ma un protagonista sociale capace di collegare il paese reale con le nuove forme aggregative, sempre più multietniche, multiculturali e multi religiose, che si fanno promotrici della crescita complessiva della persona e delle comunità nei paesi d’accoglienza. Identità nazionale, lingua e cultura italiane vanno, perciò, ripensate alla luce di un’ampia area di oriundi, soprattutto giovani, che cercano con vivo interesse un raccordo con l’Italia di oggi, anch’essa profondamente diversa da quella lasciata dai loro padri, specie se consideriamo il fatto che il nostro Paese è sempre più terra di accoglienza e di residenza di milioni di immigrati. Anche nei loro confronti il Paese può trovare nella sua centenaria esperienza emigratoria il bagaglio di esperienze e di iniziative capaci di favorire i processi inclusivi e di contrastare ogni forma di emarginazione e discriminazione. In questa logica, riteniamo che un ruolo peculiare vada affidato alle nuove generazioni di “emigrati” nel mondo. Non è solo possibile, ma anche necessario costruire il futuro delle associazioni rendendo la rappresentanza coerente con il nuovo, senza comunque cancellare i legami con le precedenti generazioni, cogliendo e assumendo nuove aspirazioni ed esigenze manifestate dai giovani e dalle nuove figure dell’emigrazione. Il patto fra generazioni, più che una sterile rincorsa alla moda giovanilistica, può invece meglio contribuire al rinnovamento della rappresentanza delle associazioni, nella riaffermazione della memoria storica e nella consapevole presentazione di un italianità che si è integrata, che è ricchezza culturale e che guarda al futuro. Il ruolo dell’associazionismo si evidenzia dalle sue varie forme di presenza: dall’associazionismo assistenziale, ricreativo, culturale, religioso, all’associazionismo educativo e di promozione sociale e dei diritti. Manca da tanti anni un supporto delle istituzioni pubbliche italiane al ruolo sussidiario, quando non sostitutivo, delle associazioni in tema di diritti sociali assistenziali, culturali, politici. Lo richiediamo con forza al governo nel suo insieme ed alla Conferenza delle Regioni nel momento in cui il decisionismo compassionevole sembra prendere il posto del diritto dei cittadini a servizi ed interventi comuni. In questi anni l’esperienza della CNE è stata una testimonianza di autonomia e pluralismo, portatrice di sussidiarietà; l’esperienza dell’associazionismo regionale, un esempio di impegno, non adeguatamente valorizzato, per coniugare, anche attraverso le Consulte, solidarietà, culture regionali e promozione dello sviluppo locale. Queste due “vocazioni” associative (nazionali e regionali) debbono ritrovare modalità e luoghi comuni per una azione integrata su obiettivi condivisi pur salvaguardando le rispettive specificità ed i propri spazi d’intervento. Un’azione sinergica fra associazioni regionali e nazionali deve poter partire dalla definizione congiunta di contenuti ed obiettivi in favore del mondo culturalmente plurale degli italiani che vivono e lavorano all’estero. Le associazioni devono trovare sedi, strumenti ed occasioni per dare insieme il loro sostegno allo sviluppo e al rilancio di tutto l’associazionismo, con particolare attenzione alle giovani generazioni, con uno spirito di solidarietà intergenerazionale. Come associazioni, siamo convinte della imprescindibilità e della non rinviabilità dell'azione di rinnovamento che non riguarda, tuttavia, solo l'associazionismo, ma anche le altre forme di aggregazione e rappresentanza, come i Comites ed il CGIE, anche se, in realtà, è l’intero approccio e azione delle istituzioni italiane che vanno ripensate in una prospettiva interculturale e multipolare. Gli italiani all’estero devono essere parte attiva delle più generali scelte pubbliche che solo un governo nel suo insieme ed in modo integrale può assicurare, ripensando così l’attuale prassi di delegare ad un solo ministero l’azione in favore degli Italiani nel mondo. L’associazionismo ha già percorso un tratto di strada nella ricerca delle forme e dei contenuti della sua autoriforma. Il documento del CGIE sull’associazionismo è un utile strumento, frutto di una lunga discussione delle e tra le associazioni. Anche sul rapporto fra giovani ed associazioni vi è un orientamento condiviso dalle associazioni che, nello svolgimento della prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo, auspichiamo possa essere importante occasione di confronto con i giovani italiani. Da parte nostra intendiamo proseguire convintamene sulla strada della valorizzazione dei giovani e delle nuove figure dell’emigrazione all’interno delle nostre organizzazioni. Per affrontare le prossime impegnative sfide lanciate all'associazionismo - mentre sembra rimessa in discussione la possibilità della partecipazione e della rappresentanza, specie in presenza di una contrazione senza precedenti dell’impegno finanziario verso gli italiani all’estero - le associazioni nazionali, regionali e locali s’impegnano a definire, all’inizio del 2009, la costituzione di un tavolo permanente dove, nel confronto con le Regioni, elaborare ed aggiornare le piattaforme rivendicative per più coerenti ed efficaci politiche migratorie. Le associazioni, in collaborazione con le Regioni, intendono così avviare una progettualità condivisa a favore di tutti gli italiani all’estero. Le associazioni, che da sempre svolgono una azione di promozione sociale, si attendono che il Parlamento approvi rapidamente la proposta di legge che prevede per le associazioni degli italiani all’estero il riconoscimento del loro ruolo di promozione sociale e pari opportunità di accesso alle misure di cui gode l’associazionismo in Italia. Il vastissimo tessuto di un associazionismo interculturale nato e sviluppatosi dall’emigrazione italiana nel mondo costituisce un patrimonio unico ed insostituibile nelle relazioni tra il nostro Paese e il mondo. Saper cogliere e sostenere questa opportunità in modo integrale e continuo è indice di consapevolezza, modernità, intelligenza delle istituzioni e del Pese tutto.