Il Presidente Gianfranco Fini con la sua dichiarazione favorevole alla semplificazione e all’accelerazione delle procedure per la concessione della cittadinanza agli stranieri che vivono in Italia, a cominciare da quelli che vi sono nati e vi frequentano scuole italiane, ha riaperto la discussione sulla delicata questione della riforma della cittadinanza.

 Si tratta di una posizione certamente apprezzabile per due ordini di ragioni. La prima è che cade in un momento di particolare accanimento verso gli immigrati, considerati concorrenti indesiderati e sleali dei lavoratori in difficoltà per la crisi economica che ormai da qualche tempo si sta manifestando. La seconda è che essa rappresenta una indiretta risposta – forse troppo indiretta - alle proposte intimamente razziste della Lega, che pretende di togliere agli immigrati anche i diritti elementari alla cura e all’assistenza, che sono uno dei principi fondanti del nostro modello di stato sociale. Poiché il Presidente Fini non è nuovo a queste affermazioni, che però anche quando il centrodestra ha governato, come ora, non hanno mai trovato alcun esito concreto, ci auguriamo che questa volta possa andare diversamente, anche se i venti che tirano nella maggioranza parlamentare, nella quale lo stesso Fini si riconosce, vanno in direzione molto diversa. Per quanto ci riguarda, vorremmo ribadire una convinzione che abbiamo espresso fin dal primo giorno in cui abbiamo messo piede in Parlamento: sono maturi i tempi perché si metta mano in modo organico ad una riforma sulla cittadinanza. Nella scorsa legislatura il governo di centrosinistra aveva affrontato in parallelo – giustamente - gli aspetti della regolamentazione della richiesta della cittadinanza da parte dei “nuovi italiani. Nel corso di un lungo confronto parlamentare si era arrivati a prevedere un accorciamento dei tempi e una facilitazione delle procedure per tutti e il riconoscimento per i bambini nati da stranieri in Italia accanto alla riforma delle norme sulla cittadinanza vigenti per gli italiani all’estero. Perché non consentire a chi è nato in Italia il riacquisto della cittadinanza, spesso perduta per problemi di lavoro? Che si aspetta a superare l’odiosa discriminazione tra i figli di madre italiana nati prima o dopo il 1948? Si può continuare a non riconoscere alle donne la facoltà di essere soggetti di pieno diritto capaci di trasmettere la cittadinanza? Quando tempo deve ancora passare per denunciare la parte della Convenzione di Strasburgo che impedisce ai cittadini europei di avere la doppia cittadinanza? Si era arrivati ad un passo dal risultato, ma la fine anticipata della legislatura ha vanificato il lavoro svolto Noi stessi siamo firmatari di proposte di legge che vanno in questa direzione. In questa legislatura si può ricominciare e arrivare finalmente ad una conclusione. Il Presidente Fini, per le alte funzioni che esercita, ha dunque i riferimenti giusti per invitare la Camera ad avviare questo importante confronto. Noi siamo pronti. Gli altri lo sono?

I deputati del Partito Democratico eletti nella Circoscrizione Estero

Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Franco Narducci, Fabio Porta