Dopo l’esito della votazione del Senato sulla decisione presa dalla giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, che con un voto discutibile aveva ritenuto di lasciare al suo posto Adriano Cario, ancorando la decisione a cavilli burocratici come la presentazione in ritardo del ricorso o la esigua quantità di schede assunte come prova, la parola, come da prassi, è passata al Senato.

Nella sua decisione, la giunta ha ignorando o sottovalutato la decisione della magistratura che aveva riconosciuto il broglio elettorale perpetrato sulla base di prove inconfutabili come le diverse perizie calligrafiche che davano un responso inequivocabile. Certo c’è soddisfazione da parte del ricorrente e di tutti quelli che l’hanno sostenuto denunciando fin dall’inizio l’esistenza dell’ennesimo broglio che si abbatteva sul voto degli italiani all’estero. Intanto un grazie va a Fabio Porta per avere portato avanti con ostinazione il ricorso forte anche del sostegno di quanti hanno sostento questa battaglia per il rispetto della legalità e sono tanti, a patire dal PD dal centro sinistra compatto, da “Gente D’Italia” alle tante associazioni positivamente schierate ai 132 senatori che hanno votato per la decadenza di Cario. Il risultato del voto difende intanto la dignità degli italiani sparsi per il mondo, la validità e la giustezza della legge che prevede la rappresentanza parlamentare per gli italiani fuori d’Italia, anche se nella stessa ormai va messo mano per modificarla in modo da garantire una giusta rappresentanza degli emigrati al Parlamento Italiano, rivedendo la quantità di parlamentari ed i meccanismi del voto. Intanto, a smascherare chi si affanna a recitare la parte del paladino degli emigrati, arrivano i 126 voti a sostegno di chi da più di tre anni occupa abusivamente un seggio al senato anche per merito di una giunta che poteva a nostro avviso essere più tempestiva. C’è forse una giustificazione per votare a favore di uno che è stato eletto, come dicono diverse perizie calligrafiche e come affermano diverse fonti ha perpetrato il broglio che mette in discussione lo stesso voto all’estero? Un meccanismo che va rivisto anche nella parte che riguarda la scelta dei candidati, che non può essere delegato a chi ha soldi e può pagarsi la campagna elettorale strumentalizzando l’emigrazione, mettendo in campo gruppi di potere che nulla hanno a che vedere con le complesse problematiche dell’emigrazione. 126 senatori, che magari hanno la sfacciataggine di cercare di carpire la buona fede degli emigrati per raggiungere obiettivi del tutto personali forse debbono dare una spiegazione credibile in linea con la giustizia e non con la sola fede politica di appartenenza. Come spiega ad esempio il MAIE il voto contrario al rispetto della legalità per poi andare all’estero a dire che si batte per il bene dei connazionali all’etereo? Ma sorvoliamo su tutto ciò che deve a nostro aprire una profonda riflessione. Per ora possiamo solo esprimere soddisfazione per il trionfo della legalità e fare i migliori auguri a Fabio Porta, che di questa battaglia, assieme al suo partito di appartenenza si è fatto portatore e sostenitore. Speriamo che i partiti si rendano conto della necessità di rivedere regole e proporzioni di rappresentatività degli eletti All’estero, così come un discorso serio va fatto su tutti gli organi di rappresentanza degli italiani che non solo vanno sostenuti, ma vanno adeguatamente rafforzati e tenuti in considerazione, poiché rappresentano la sola parte di un’Italia che in patria deve fare i conti con la diminuzione della popolazione e che di contra, cresce all’estero e i partiti sembrano non volere prenderne atto e comportarsi di conseguenza. Salvatore Augello 04 dicembre 2021