Continuano i distinguo all’interno di una lega impegnata a rincorrere la Meloni a destra, una situazione che rende preoccupate le giornate di Salvini, che intende restare nel governo, ma continuando a fare l’opposizione al governo. Non si era mai visto in una coalizione di forze eterogenee che appoggia il governo in carica,

una di esse che continua a muoversi come se fosse all’opposizione. E’ quello che accade ormai da troppo tempo in Italia, con la lega di Salvini che pur rischiando una spaccatura non indifferente, continua ad inseguire la Meloni, che intanto a sua volta continua a rosicchiare voti alla lega ed agli alleati di centrodestra. FdI che si avvantaggia della sua posizione di opposizione unica ufficialmente, precede Salvini in diversi cavalli di battaglia lo fa nel chiedere le dimissioni della ministra dell’Interno, lo fa sugli immigrati, ma anche sul green pass e sulla libertà di scelta invocata dai no vax, sulle bollette anche dopo che il governo ha emesso il provvedimento per evitare l’aumento, sull’aggiornamento del catasto, non certo in difesa di chi ha solo la casa di abitazione e considerato che la prima casa di abitazione gode di diverse esenzioni. Questa posizioni tanto cara alla destra, serve solo a proteggere gli speculatori edilizi, i possessori di imperi edilizi che affittano a caro prezzo magari pagando pochi spiccioli allo stato. Le imminenti elezioni in città importanti come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste ed altri 1.342 comuni grandi e piccoli, radicalizzano lo scontro e la concorrenza tra i partiti in lizza. La caccia al voto, infatti, passa anche sulle posizioni vere o presunte prese in parlamento. Salvini che come detto rincorre la Meloni, tira fuori i suoi vecchi cavalli di battaglia: gli immigrati, quota cento, le dimissioni della ministra dell’interno, che chieste da lui ha una valenza diversa di quella della Meloni. A lui brucia ancora il fatto di avere fatto dimettere quel Durigon che voleva intestare il parco Falcone Borsellino al fratello di Mussolini e quindi chiede la testa della ministra. Ma non si preoccupa neanche di smentire i suoi ministri, che in CDM votano a favore ed in commissione si vede la lega votare contro gli stessi provvedimenti. Non si preoccupa che la spaccatura all’interno della lega ormai è evidente a tutti documentata nelle posizioni prese da Salvini. La prova più evidente, le assenze alla Ccamera quando si vota il green pass, un a scena che si ripete al Senato, dove ad essere assente è anche Salvini. Lui, il capitano, rifiuta di riconoscere la frattura e dici che nella lega esiste libertà di voto. Una libertà che guarda caso spunta solo oggi. Che dire poi di un leader di un partito che fa parte della maggioranza, come Salvini, che sia alla camera che al senato fa votare la lega a favore della riforma del processo penale e poi va nelle piazze a raccoglie firme assieme alla Meloni per portare avanti ben cinque referendum che smontano la legge appena approvata e disegnano una riforma della giustizia del tutto diversa da quella appena approvata? Solo in Italia succede che un partito di maggioranza operi nettamente all’opposizione per fare barricate attorno ai voti della lega che emigrano in continuazione. Una posizione che mette in difficoltà all’altra lega, quella che annovera i moderati che cominciano a pigliare posizione pubblicamente, anche se anche loro negano una spaccatura sempre più evidente. Si può governare così? E’ possibile che Non si chieda una verifica politica per fare finalmente chiarezza nel governo e tra le forze che lo appoggiano? Ma Salvini tira dritto ed ora punta, come afferma con tracotanza, al controllo della Sicilia, dove è riuscito anche ad arruolare un manipolo di ascari che gli fanno dire di puntare sia al comune di Palermo che alla direzione della Regione. A contrastare questo suo sogno, però, spunta la nuova DC a trazione cuffariana, che si mette alla prova alle amministrative di San Cataldo, dove vive ed opera anche uno dei dirigenti siciliani della lega, l’On. Pagano. Il tempo ci dirà come si sbroglia questa complicata matassa. A pagare il conto in Sicilia intanto è il popolo siciliano che da sempre aspetta un governo che risolva i suoi problemi, mentre in Italia regna la confusione che si calmerà, speriamo, dopo le amministrative di ottobre che diranno da quale parte il popolo vuole stare. Ma si può solo e sempre legare le sorti di un popolo e della posizione politica dei partiti alle avventure elettorali che si presentano con cadenza sempre più frequente? Salvatore Augello 27 settembre 2021