(SA) - Che il mese in cui si ricordano i morti è novembre, è cosa risaputa da sempre, ma per l’Italia e l’emigrazione il mese di agosto ha tutte le caratteristiche di un mese pieno di ricorrenze e di sofferenze che tornano alla mente. Ricordi ancora brucianti, che non basta il tempo per cancellarli, anzi credo proprio che essi non debbano e non possano essere cancellati,

ma tramandati di generazione in generazione, per ricordare sacrifici e periodi storici che hanno determinato un netto sparti acque nella nostra storia e non solo nella nostra ed in quella dell’emigrazione. Molte sono le sciagure legate all’emigrazione ma anche alla vita delle nazioni: attentati, sciagure minerarie, disastri sul lavoro, sono appuntamenti che ogni anno ci riportano alla memoria momenti particolarmente doloroso della nostra storia e della nostra vita. E’ il mese di agosto, quello nel quale si concentrano diverse di queste ricorrenze. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da diversi giorni passa da una ricorrenza all’altra, richiamando alla mente del popolo italiano vicende cruente che hanno segnato la nostra storia. Ma vediamo che cosa si ricorda ad agosto. Ad aprire il mese, il 2 di agosto una bomba si impone sui rumori di una stazione ferroviaria come quella di Bologna, piena di gente in transito, diretta al proprio paese per trascorrervi un periodo di ferie. Le sale di aspetto sono piene di persone che aspetta un treno, una coincidenza per proseguire il proprio viaggio. Alle ore 10,25 del due agosto, un boato squassa la stazione, pietre e detriti che piovono sui marciapiedi e sui binari della stazione, il muro della sala d’aspetto. Nessuno si rese conto di quello che era successo, a nessuno poteva venire in mente di pensare ad un atto terroristico in quel posto ed in quel periodo. Oltre a squarciare il muro della sala d’aspetto ed a fare crollare mura sovrastanti e viciniori, l’onda d’urto investe anche il treno Adria Express Ancona Basilea in sosta sul primo binario, fa crollare trenta metri di pensilina. Bilancio: 85 morti la più giovane è una bambina di tre anni ed il più anziano un signore di ottantasei anni. Per l’esecuzione dell’efferato delitto vengono condannati quattro attivisti della formazione neofascista dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). Nessuna notizia sui mandanti dei quali solo ora a distanza di quaranta anni si viene a conoscenza di quattro nominativi: Licio Gelli morto il 19 aprile 1919, maestro venerabile della loggia P2, Federico Umberto D’Amato morto l’1 luglio del 1996 membro della loggia P2, Mario Tedeschi morto l’8 novembre 1993 membro della loggia P2, Umberto Ortolani morto il 17 gennaio 2002 anche lui membro della loggia P2. Tutti morti quindi i mandanti che resteranno presunti non essendoci stato né ci sarà mai alcun processo e quindi nessuna condanna o assoluzione. Tutti e quattro però avevano in comune un passato fascista. Il 4 agosto 1974, altro scoppio vicino l’uscita della galleria a poca distanza della stazione ferroviaria San Benedetto Val di Sambro. Morirono 12 persone, mentre 48 rimasero ferite. Anche quell’attentato fece parte di un progetto eversivo portato avanti dalla destra estraparlamentare. Il 6 agosto del 1985 è la mafia siciliana a fare sentire la propria voce, uccidendo il capo della Mobile di Palermo Ninni Cassarà. La guerra mai dichiarata e mai conclusasi tra la mafia e lo Stato era in pieno sviluppo delinquenziale. Su questo stesso altare, era già stato sacrificato Peppino Impastato (09/05/1978), il giudice Rocco Chinnici (29/07/1983), e tanti altri servitori dello Stato che sarebbe troppo lungo elencare, per cui ci limitiamo a ricordare la strage di Capaci dove perse la vita Giovanni Falcone, Francesco Morvillo e gli agenti della scorta e la strage di Via D’Amelio dove a perdere la vita fu il giudice Borsellino e la sua scorta. Uomini e donne che avevano solo la colpa di volere affermare la presenza dello Stato. Otto agosto 1956. Questa volta non è un atto terroristico, ma un disastro minerario verificatosi in Belgio nella miniera di carbone di Bois Du Gazier a Marcinelle. Era pienamente operativo il patto stipulato dal governo italiano con il governo belga, che passò sotto il nome di accordo del carbone o se volte “braccia in cambio di carbone”. L’Italia si era impegnata a mandare 50.000 lavoratori per le miniere ed il Belgio forniva carbone che avrebbe permesso la rinascita delle aziende del Nord Est italiano. Il bilancio risultò pesantissimo: 262 morti dei quali 136 italiani quasi tutti meridionali. Un disastro che cambiò le sorti dell’intero settore carbonifero belga. Diverse sono le ricorrenze consacrate alla memoria di chi non c’è più e di chi invece farà bene a ricordare sempre tante vite sacrificate dalla barbarie dell’uomo e da tragici eventi luttuosi sul lavoro. Di esse ricordiamo le seguenti:

- Giornata del migrante e del rifugiato istituita dalla Chiesa per ricordare i tantissimi morti caduti sulla via delle migrazioni, che si celebra l’ultima domenica di settembre;

- Il giorno del ricordo istituito il 30 marzo 2014 dallo Stato con legge n. 92, per ricordare l’eccidio delle foibe e l’esodo dei popoli istriani, fiumani e dalmati;

- Il giorno della memoria istituito dalle Nazioni Unite con risoluzione 60/7 per ricordare l’olocausto ed i milioni di ebrei e non uccisi dalla furia nazista;

- La giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo istituita nel 2001, che cade l’08 agosto di ogni anno, per ricordare le tante stragi verificatesi nei diversi posti del mondo dove l’emigrazione a sospinto i nostri lavoratori in cerca di una vita dignitosa e dove loro si sono distinti per laboriosità contribuendo alla crescita sociale, economica e politica di diecine di stati dei quattro continenti.

Sono queste le giornate da fissare nella nostra memoria, assieme ad altre che fanno indiscutibilmente parte dell’articolata storia del popolo italiano. Un storia che ci appartiene e che dobbiamo gelosamente custodire e tramandare alle generazioni future. (Salvatore Augello agosto 2021)