WASHINGTON - In occasione del 160esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e gli Stati Uniti, l’Ambasciata d’Italia a Washington, in collaborazione con l’Archivio Storico Diplomatico e la Biblioteca del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,

ha presentato oggi una mostra documentale sull’inizio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti, a cura di Federica Onelli, Archivista di Stato del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. “Questa mostra ripercorre una fase particolarmente significativa dello straordinario percorso che ha portato l’Italia e gli Stati Uniti ad essere, oggi, paesi amici e forti alleati” ha detto l’Ambasciatore d’Italia a Washington, Armando Varricchio. “Una storia fatta di relazioni politiche, diplomatiche, economiche e culturali, di valori e principi condivisi, nonché di consistenti flussi migratori”. La mostra offre ai visitatori la possibilità di approfondire un’affascinante pagina della storia delle relazioni tra l’Italia e gli Stati Uniti, esplorando lettere, dispacci, rapporti, libri e accordi, a partire dalla prima espressione di interesse del Regno di Sardegna per il rafforzamento dei legami politici con gli Stati Uniti nel 1838, fino al riconoscimento da parte degli Stati Uniti del Regno d’Italia il 13 aprile 1861, un giorno dopo lo scoppio della guerra civile americana. Due documenti storici della mostra sono stati restaurati dall’Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro (ICPAL), centro italiano di eccellenza specializzato nell’attività di restauro, conservazione, ricerca sui materiali archivistici e librari, e anche nella formazione attraverso la scuola che opera al suo interno. L’edizione americana del volume di Carlo Botta è stata data in prestito dalla George Washington University.

160 ANNI DI RELAZIONI DIPLOMATICHE

Il 17 marzo del 1861 nasceva il Regno d’Italia. Poco meno di un mese dopo, il 13 aprile, all’indomani dello scoppio della Guerra di Secessione americana, il Segretario di Stato William H. Seward “accusò ricevuta” del dispaccio di Cavour - che riferiva dell’assunzione del titolo di Re d’Italia da parte di Vittorio Emanuele II - consegnatogli dall’allora Ministro Residente negli Stati Uniti Giuseppe Bertinatti. Quella che potrebbe apparire come una formalità burocratica diede avvio alle relazioni diplomatiche e segnò l’inizio di un’amicizia che compie oggi 160 anni. In realtà, il passo diplomatico dava sostanza istituzionale a un legame intrecciato da tempo e annodato dai contatti dei patrioti del Risorgimento in terra americana. Gli storiografi ricordano l’attiva benevolenza con cui da parte americana si guardava alla causa italiana. Ne emerge traccia nella spedizione dei Mille di Garibaldi partiti da Bogliasco, così come, sul versante opposto, nella partecipazione di volontari italiani alla Guerra di Secessione. Oggi Washington e Roma, alleati leali, affrontano le sfide di un contesto globale in continuo mutamento, parte di una stessa comunità di valori che si riconosce nella NATO, cui l’Italia partecipa con convinzione e riconosciuto impegno, e collabora in fori come il G7, il G20, l’OCSE e le Nazioni Unite.

Immigrazione e collettività italiana

Le eccellenti relazioni tra Italia e Stati Uniti trovano uno straordinario volano nella presenza di un’ampia e qualificata comunità italiana ed italoamericana. Gli italiani in America si sono fatti tradizionalmente strada in tutti i settori della vita del Paese (politica, economia, arte, cinema, scienza e ricerca, sport). La loro presenza costituisce un ponte al più alto livello fra Italia e USA e continua ad irrobustire una trama di relazioni bilaterali unica al mondo e capace di rinnovarsi giornalmente in ogni campo, dalla scienza alla ricerca, dall’innovazione alla tecnologia. All’immigrazione tradizionale, iniziata nella seconda metà dell’Ottocento e proseguita a fasi alterne nel secolo scorso si è negli ultimi anni affiancato un nuovo crescente flusso di arrivi dall’Italia, testimoniato anche dal numero dei connazionali registrati alla nostra anagrafe consolare, che dal 2016 al 2020 sono aumentati di 50 mila unità e toccano oggi la soglia dei 314 mila iscritti. Si tratta di immigrazione prevalentemente costituita da professionisti e personale qualificato: professori o studenti universitari, economisti presso le Istituzioni Finanziarie Internazionali, scienziati e ricercatori presso numerose Università, think tank e i prestigiosi centri, come i “National Institutes of Health” e la NASA. Numerosi sono anche i giovani italiani che investono nel Paese conservando però in Italia il centro principale dei loro interessi. Secondo i dati dell’ultimo censimento del 2010, gli Americani di origine italiana sono 17,3 milioni (quarto gruppo etnico di origine europea dopo Tedeschi, Irlandesi e Inglesi). Le due principali organizzazioni italo-americane, NIAF e OSIA stimano che gli Americani di origine italiana siano almeno 25 milioni. Da anni si assiste a una crescente attenzione per l’Italia da parte della comunità italo-americana, attratta dallo stile di vita italiano e dalla nostra qualità della vita, nonché dall’affermazione dell’immagine dell’Italia nei campi più diversi, dalla cultura alla moda, dal design alla gastronomia ed enologia, dalla ricerca all’alta tecnologia. Diretta conseguenza sono anche la crescita dei viaggi per turismo verso l’Italia, l’incremento di studenti di lingua e cultura italiana ma anche l’aumento delle domande di cittadinanza italiana. (aise)