Autore originale del testo: Gabriella Nervi Fonte: ita.anarchopedia.org, it.wikipedia.org, www.senzasoste.it a cura di Gabriella Nervi

LA VERA STORIA DELL’OTTO MARZO

L’8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specialmente nell’ambito delle associazioni femministe:

il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato un po’ sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche – se non soprattutto – da connotati di carattere commerciale. IPOTESI SULL’ORIGINE L’origine della festa è controversa. Secondo alcuni la sua istituzione risale al 1910 nel corso della seconda Conferenza dell’Internazionale socialista di Copenaghen e sarebbe di Rosa Luxemburg la proposta di dedicare questo giorno alle donne. Secondo un’altra ipotesi Clara Zetkin, socialdemocratica tedesca, propose la Giornata internazionale della donna su “Die Gleichheit”, il giornale di cui era direttrice, e dal 19 marzo 1911 fu ufficializzata a livello internazionale. La data fu scelta perché in quel giorno, durante la rivoluzione del 1848, il re di Prussia aveva promesso, fra l’altro, il voto alle donne, promessa che poi dimenticò. Alcune femministe italiane (Tilde Capomazza e Marisa Ombra nel libro “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna” 1987, ristampa ed. Utopia, 1991) sostengono tuttavia che non c’è nessuna prova documentata a supportare questa ipotesi. Il movimento operaio e socialista di inizio secolo ha celebrato in date molto diverse giornate dedicate ai diritti delle donne e al suffragio femminile. Secondo altri fu la rivoluzione bolscevica a imporre l’8 marzo. Il 23 febbraio 1917 del calendario giuliano (che corrisponde appunto all’8 marzo del calendario gregoriano), le operaie di Pietroburgo manifestarono contro la guerra e la penuria di cibo. Inoltre, le già citate Capomazza e Ombra ipotizzano che per rendere più universale e meno caratterizzato politicamente il significato della ricorrenza, si preferì omettere il richiamo alla Rivoluzione russa ricollegandosi ad un episodio non reale, ma verosimile, della storia del movimento operaio degli Stati Uniti. La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. Anche in Italia (dove dal dopoguerra l’8 marzo acquista nuovo impulso a partire dalla manifestazione indetta dall’Udi – che, almeno a quanto scrive la CGIL nel suo sito, sceglie come simbolo la mimosa -, nel 1946) inizialmente l’avvenimento originario (per lo meno nella tradizione socialista) sembra essere quello dello sciopero di operaie newyorkesi nel 1857, ma, a partire dagli anni 50 (e dunque in piena guerra fredda), si afferma la versione delle operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica nel 1908. LA STRAGE DELLA FABBRICA COTTON: UNA LEGGENDA METROPOLITANA In Italia è molto diffusa una leggenda metropolitana che fa risalire l’origine della festa ad un grave fatto di cronaca avvenuto negli Stati Uniti, l’incendio della fabbrica Cotton a New York nel 1908. Alcuni giorni prima dell’8 marzo, le operaie dell’industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale). Le 129 operaie prigioniere all’interno non ebbero scampo. Questa storia è in realtà un adattamento, fatto a fini propagandistici dai movimenti di sinistra, di un fatto realmente accaduto ma con tempi e modalità leggermente diverse. Nel Museum of the City of New York, che si trova nell’Upper East Side, sono ricordati tutti gli incendi che purtroppo devastarono la città: della fabbrica “Cotton” e dell’8 marzo del 1908 non c’è traccia. Invece nel museo è narrato con immagini shock l’incendio della fabbrica “Triangle” del 1911, probabilmente la vera origine della ricorrenza dell’8 Marzo. L’INCENDIO DELLA FABBRICA TRIANGLE L’l’incendio in questione avvenne nel 1911 (quindi dopo, e non prima della tradizionale data di nascita della festa, il 1910), a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. L’incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono oltre 140, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris, furono prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile. Le donne della “Triangle” lavoravano sessanta ore la settimana e non si contavano gli straordinari imposti e poco pagati. Ma forse non era nell’estenuante orario di lavoro il vero malessere delle operaie: la sorveglianza era feroce ed era esercitata da “caporali” esterni, retribuiti a cottimo dai padroni, ognuno dei quali sorvegliava e retribuiva a sua volta sette ragazze imponendo loro ritmi massacranti, che spesso erano origine di incidenti durante le ore lavorative. Gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire alle lavoranti di lasciare il proprio posto di lavoro, seppure per pochi minuti. Il sindacato non era mai entrato in quella azienda. Diritti zero, sicurezza inesistente. Gian Antonio Stella è stato il primo qualche anno fa ad associare l’8 Marzo all’incendio della “Triangle” (“Quella svista sull’8 marzo”, Corriere della Sera, 8 marzo 2004). Quella tragedia ci riguarda da vicino perché delle 146 donne sfracellate al suolo 39 erano italiane, immigrate nella Grande Mela. Le altre erano in gran parte ebree venute negli Stati Uniti dall’Europa orientale, dalla Russia soprattutto, per sfuggire i terribili pogrom che periodicamente si abbattevano sulle povere comunità ebraiche dell’Est. Il loro “sogno americano” si infranse su un marciapiede. CONCLUSIONI Non siamo sicuri, ed è lo stesso Stella a sottolinearlo, che l’incendio della “Triangle” sia all’origine dell’8 Marzo. Ma forse non c’è episodio più significativo per cogliere da vicino la condizione della donna nella società industriale: sfruttata bestialmente per pochi soldi, priva di diritti, tra cui anche il diritto di voto; circondata dal pregiudizio di una presunta inferiorità morale e intellettiva rispetto all’uomo; libera solo di scegliere se morire di parto, in una fabbrica di camicie, per mano di un bruto o uccisa dalla polizia nella repressione dei frequenti scioperi dell’epoca. Oggi la condizione della donna è decisamente mutata, ma solo nell’Occidente del mondo. Quanti incendi simili alla “Triangle” accadono nel mondo ogni giorno? Quante donne lavorano in condizioni simili? Questa giornata benché ripresa dal movimento femminista negli anni 70 – che spesso però ne ignorava la storia – è stata spesso adoperata da partiti e sindacati per riscuotere consenso presso le “masse femminili” subendo, tra l’altro, uno svuotamento progressivo: la festa della donna (mimose, cene, serate danzanti …). Ma la carica “simbolica” dell’8 marzo non è del tutto esaurita e il motivo che l’ha ispirata, la pari dignità con l’uomo nella vita politica, sociale e familiare, è oggi più che mai attuale.