Sono parecchi giorni ormai che si parla di crisi, di nuovo gruppo dei cosiddetti responsabili o costruttori che pare tanto responsabili non siano visto che non vengono ancora allo scoperto e questo gruppo “Italia 23” non piglia la consistenza che qualcuno si aspettava.

Inutile appare al momento pensare ad un a ricucitura della maggioranza ripescando Italia Viva e Renzi. Nessuno sembra volere cogliere i suoi segnali continui di apertura, la sua dichiarazione che non mette veti su nessuno ecc., pare che i trascorsi di Renzi non diano a nessuno garanzia di affidabilità. Non si fidano dalle parti del PD, dove Renzi è ben con cosciuto per la sua mania di rottamazione e per essere stato il protagonista dell’ultima scissione in quel partito dopo avere scalato tutti i gradi di rappresentanza, da presidente di provincia a sindaco, da segretario nazionale e premier fino ad arrivare ad una sorta di pulizia etnica, costringendo i post comunisti ad uscire dal partito. Non si fida Conte, considerato che subito dopo avere tenuto a battesimo il Conte bis, è uscito dal PD per mettersi in posizione di potere ricattare il governo sperando di ottenere visibilità e potere politico, meno che mai si fidano dalle parti del M5S dove spira aria di fronda per difendere Conte e Bonafede. Anzi è stata l’imminenza del voto sulla giustizia che ha fatto precipitare la decisione, visto che IV confermava il suo NO alla riforma, un NO che senza novità dalle parti di quel centro bersagliato perché si decida a diventare la quarta gamba di una nuova probabile maggioranza avrebbe determinato la caduta del governo. Una cosa è certa. La crisi provocato in un momento delicato come quello attuale, rischia di farla costare assai cara al popolo italiano stremato dalla crisi sanitaria e da quella economica, con il rischio di perdere anche i miliardi dei recovery fund che possono e debbono rilanciare l’economia del Paese recuperando il PIL perduto, rilanciando le imprese, ammodernando l’Italia riportando al posto di potenza economica che la colloca nel G7. Incerto lo scenario che si presenta davanti a Conte, che ha rimesso il proprio mandato nelle mani di Mattarella. E’ forse sicuro Conte di potere risolvere il problema della maggioranza nelle poche giornate che ha guadagnato con le dimissioni, che gli concedono qualche giorno in più per tentare di impinguare il nascente gruppo del MAIE-ITALIA 23 recuperando i voti di cui ha bisogno? È sicuro di non essere costretto a ripiegare su Renzi, ammesso che gli altrui lo vogliano, dandola così vinta alla strategia architettata da Renzi per riaccendere i fari sul suo partito e su ste stesso? E’ tutto un se e nessun a certezza al momento. Tutto quello che si evidenzia è che conte si trova tra due fuochi: riuscire a trovare la maggioranza da un canto, contrastare la pressante richiesta di voto del centro destra, evitando il rischio di perdere i 220 miliardi che dovrebbero venirci dall’Europa. Non ci resta che seguire gli sviluppi di una crisi carica di incertezze e di pericoli, nella speranza che venga fuori la soluzione più adeguata a risolvere i problemi degli italiani, che in questo momento non è certo il ricorso alle urne senza avere tra l’altro completato la riforma della legge elettorale adattandola alla riduzione dei parlamentari. Aspettare e vedere non ci resta altro.( Salvatore Augello 26 gennaio 2021)