"RITORNI" - DENTAMARO (UE/COMITES BRUXELLES) : SE NON SI FA RECOVERY PLAN FOCALIZZATO SU PROSSIMA GENERAZIONE SI PERDE IL TRENO DELLO "SVILUPPO" E DEL "RINASCIMENTO" DEL PAESE 

Che l'Italia non sia solo un Paese di immigrazione, come in molti hanno ritenuto nell'ultimo ventennio,

ma che sia tornato ad essere un Paese di emigrazione a seguito della crisi economica di alcune aree soprattutto del sud Italia, statistici, demografi e sociologici ne hanno preso coscienza solo negli ultimi anni, allorche' il fenomeno ha registrato cifre di tutto riguardo. Tant'è che il numero degli italiani permanentemente all'estero si aggira, oggi, intorno ai sei milioni di individui, senza contare l'emigrazione storica e la componente delle seconde e terze generazioni. Expats che, come risulta da doumentari, filmati, interviste, non avevano alcun dubbio sulla loro definitiva permanenza all'estero, essendo riusciti a trovare fuori dall'Italia le condizioni di vita - ma soprattutto di lavoro - a cui aspiravano. Pochi, dunque, i rientri in Italia e non solo per effetto di palesi insuccessi. Tutt'altro ! Tuttavia, proprio laddove incentivi fiscali e fantastici progetti di ricerca scientifica e di sviluppo territoriale, frenati da cieca burocrazia e miopi interessi, non sono riusciti ad attirare queste "preziose" risorse umane, il fenomeno è divenuto realtà fattuale con l'esplosione del Covid-19. Sicchè i rientri nel corso del 2020 sono aumentati, anche quelli nelle aree economicamente depresse del Mezzogiorno, dando vita - lo affermano esponenti del mondo istituzionale - al fenomeno della mobilita' circolare, che dovrebbe permettere anche alle aree piu' svantaggiate del Paese di cogliere i benefici di risorse umane innovative e ricche di una formazione internazionale di alto livello. Tutto cio' anche grazie alla messa a punto del Piano nazionale della digitalizzazione, al Piano per il Sud 2030 che dovrebbe aiutare a superare ostacoli fino ad oggi ritenuti insuperabili ed a campagne di informazione generalista che dovrebbero assumere il ruolo di 'ponte' fra realtà spesso decisamente specialistiche. Belle idee ma qualche dubbio sia lecito sulla fattibilità reale di ipotesi di lavoro che, pur dando lustro al segmento "italiani all'estero", potrebbero rivelarsi esemplari, nei tempi brevi, semplici "vetrine" in un disegno di dimensioni e complessità di ben piu' ampia portata. Sul tema

ITALIANNETWORK intende investire un piu' ampio dibattito, a cominciare da alcuni esponenti della emigrazione italiana all'estero provenienti da quei territori, con alte competenze professionali e, talvolta, anche attivi sul piano politico, a cominciare dall'Avvocato Benedetta

DENTAMARO, pugliese, funzionario presso la Commissione Europea e Segretario del Comites di Bruxelles, politicamente impegnata in + Europa e nel mondo associativo dei giovani italiani all'estero. Avvocato Dentamaro, la Svimez, pur sottolineando la presenza di pionieri dei "rientri" nel nostro Mezzogiorno, ha messo in guardia da valutazioni semplicistiche di una realtà assai complessa che impone sinergie pubbliche e private di notevole portata. Lei - alla luce della sua esperienza internazionale, del mondo dell'emigrazione italiana all'estero, oltre che delle aree del sud Italia da cui proviene - condivide l'entusiasmo che sembra essere scaturito da questa recente 'scoperta', da parte dei 'notabili' del mondo dell'emigrazione ?

DENTAMARO -."Come ricorda sono pugliese. Mi definisco ‘migrante economica’, perché ho lasciato la mia bellissima terra per cercare opportunità professionali che li’ non avevo. Molti miei familiari e amici hanno fatto lo stesso, trasferendosi all’estero o al nord Italia. Quindi non posso che essere contenta se si puntano i riflettori sul Mezzogiorno e le sue criticità. E’ vero che la realtà è complessa: richiede innanzi tutto l’abbandono dei metodi nepotistici e clientelari con cui è gestito l’accesso al lavoro, alla ricerca e alla sanità. Bisogna partire, allora, dall'inculcare la cultura della trasparenza e del merito: se le persone che hanno le capacità non trovano gli spazi, continueranno a cercarli altrove".

2 - Tra l'altro, Le risulta che la maggior parte delle persone rientrate siano portatrici di alte professionalita' ?

DENTAMATO - . "So di ricercatori che sono rientrati in Italia negli anni scorsi attratti dagli incentivi fiscali e hanno avuto l’amara sorpresa che quella normativa (poco chiara) non si applicava alla loro situazione, con consequente recapito di cartelle esattoriali salate. Alcuni sono ripartiti per l’estero, dove avevano incarichi di prestigio. Mi sembra che ora queste professionalità vengano richiamate in patria come 'salvatori' dell’imprenditoria delle regioni di origine – cosi’ come anche nel Piano Sud 2030. Spero pero’ che a questi professionisti siano offerte condizioni almeno equivalenti a quelle che lasciano all’estero. E, inoltre, che si considerino anche gli altri profili di migranti italiani: se volesse rientrare in Italia il muratore, o il pensionato che ha dovuto cercare un tenore di vita più abbordabile in Tunisia, quali possibilità avrebbe?

4 - Mi sa dire perche' quando si pensa al Mezzogiorno d'Italia si invoca sempre l'aiuto dei grandi cervelli italiani all'estero e non si considerano affatto gli italiani che in queste aree risiedono e prima o poi saranno destinati all'emigrazione. ...

DENTAMARO -. "Chi va all’estero acquisisce competenze ed esperienza, si confronta con altri modi di lavorare, con altre lingue e con altre strutture. Poter reintegrare in Italia chi si è formato all’estero è sicuramente un valore aggiunto. Purtroppo questo non viene compreso: non si fa un buon uso dei programmi europei di scambio dei funzionari, chi torna dall’estero è guardato di sbieco o mobbizzato… Non è una pratica lungimirante per il Paese. Cio’ detto, secondo me manca, in tutti questi piani di rientro, la considerazione del perché si continua a partire, in particolare dal sud Italia. Basta guardare il rating delle università meridionali, che sono tra le peggiori in Europa: se studiare nel nostro Sud non facilita l’inserimento nel mondo del lavoro o della ricerca, è chiaro che chi vuole proseguire deve cercare la sua strada altrove. Un dottore di ricerca su 5, acquisito il titolo in Italia, va via. E questo è un investimento economico ingente in istruzione e formazione, che viene perso. Ma chiediamoci anche perché il nostro Paese non riesca ad attrarre professionisti e ricercatori dall’estero. Solo il 2% degli studenti che fanno il loro Erasmus in Italia, scelgono di restarci".

5 - Si parla tanto di "sviluppo territoriale" e "nuovo rinascimento", non pensa che invece ci si muova sempre attraverso tradizionali clichet che ben poco hanno a che vedere con l'innovazione, quando non con l'intelligenza artificiale ?

DENTAMARO - . "Chiariamoci sulla definizione di "svilupp" e "rinascimento". Un Paese che non investe nei suoi giovani, nella sua cultura (l’Italia ha il maggior numero al mondo di siti patrimonio Unesco), nell’istruzione e nella ricerca, è un Paese senza futuro. Quest’anno di chiusura di scuole, musei e teatri lo dimostra: i ragazzi hanno gravi ritardi di apprendimento e anche gli adulti hanno disagi psicologici e relazionali. Chissà quanto tempo ci vorrà per recuperare questi danni, che si innestano su gravi carenze preesistenti ! Ora l’Italia ha l’occasione di ricevere 209 miliardi di euro dall’Unione europea nel quadro del ‘Next Generation EU’. Se non si fa un piano focalizzato sulla ‘prossima generazione’ che è nel titolo, se non lo si fa con una visione, si perde il treno dello "sviluppo" e del "rinascimento". (19/01/2021.m.f.-ITL/ITNET)