Le regole limitative imposte dalla pandemia, aggiunte alle note carenze di personale esistenti nei nostri consolati per il decennale blocco del turnover, hanno reso le nostre sedi all’estero ancor meno accessibili e reattive rispetto alla domanda di servizi dei nostri connazionali di quanto non fossero nel passato.

Il costante aumento degli iscritti AIRE, inoltre, che secondo i dati degli stessi consolati hanno ormai superato i sei milioni, e le sempre nuove funzioni attribuite ai terminali del MAECI all’estero, determinano un’obiettiva tensione nell’accessibilità ai consolati e nei tempi delle risposte date ai cittadini dalla pubblica amministrazione. La situazione sta peggiorando e non si può far finta di niente o limitarsi ad aspettare che passi la nottata del Covid 19. Pur sapendo che siamo ancora attraversando il guado della pandemia, è necessario porsi oggi il problema di una risposta organica e incisiva alla situazione che si sta determinando. In parole povere, quando un cittadino per ottenere una risposta in merito a una pratica di cittadinanza deve aspettare anche dieci anni e per ottenere un appuntamento con i funzionari di un consolato può aspettare anche due anni, in buona sostanza significa che i diritti del cittadino di fronte alla pubblica amministrazione rischiano di esistere solo sulla carta, ma di essere elusi nei fatti. Per questo, in occasione del passaggio alla Camera a fine anno della legge di bilancio, ho presentato un ordine del giorno, sostenuto anche dai colleghi Quartapelle, La Marca e Carè, nel quale ho chiesto al Governo di iniziare a delineare un percorso di transizione dall’attuale condizione di limitazione dei servizi a una situazione di normale agibilità, non appena le condizioni della crisi pandemica lo consentiranno. Un passo indispensabile da compiere nel quadro di un progetto di sviluppo e modernizzazione dei servizi ai cittadini italiani all’estero fondato su un adeguato bilanciamento delle risorse umane e dei sistemi di digitalizzazione dei processi e dei servizi, in vista di una più celere e soddisfacente risposta alla domanda che si manifesta dalla comunità italiana nel mondo. Naturalmente – questa è stata la riformulazione richiesta in sede di approvazione – assicurando al MAECI adeguate risorse umane e finanziarie. Il Governo ha accolto il mio ordine del giorno che può essere, dunque, una base di partenza per il ritorno a una situazione di maggiore agibilità dei nostri consolati e un utile richiamo alle sollecitazioni che nella stessa direzione provengono dagli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero.