Tregue che durano lo spazio di un giorno ed a volte anche meno, accordi spesso separati tra l’Italia ed il governo riconosciuto dall’ONU con sede a Tripoli, guidato da Serraj che ha già annunciato le proprie dimissioni ad ottobre.

Altri accordi e trattative a parte con l’altra Libia sotto il controllo del generale Haftar Con sede a Tobruch e l’Italia che corre da un governo all’altro passando da una trattativa all’altra. Ciò nonostante Di Maio non è riuscito minimamente a contrastare l’atto di pirateria di Hafitar, che ha sequestrato due pescherecci che si trovavano a 35 miglia dalle coste libiche. In acque internazionali secondo, quindi, contrariamente a quanto afferma la Libia che con atto unilaterale, quindi illegale, ha portato il limite delle sue acque territoriale da 12 miglia a 72. La cosa più grave però, sta nel fatto che con questo atto illegale, la Libia di Haftar fa un salto di qualità, usando i marinai italiani come merce di scambio. La pretesa è quella di avere in cambio la liberazione di quattro scafisti arrestati in Sicilia, con la scusa che affermano che sono solo dei giocatori e non mercanti di uomini. La domanda è: ma è possibile che noi continuiamo a trattare con governi che non rappresentano nessuno, continuiamo a fornire loro mezzi navali, risorse ed altro, per poi essere trattati così. Dov’è il contrasto all’emigrazione clandestina? Dov’è il rispetto dei diritti umani se le persone preferiscono morire in mare invece che tornare nei lager gestiti dai libici? Forse dovremmo cambiare tattica, cominciando a prendere atto del grande fallimento che si sono rivelate le così dette primavere arabe che ora forse fanno rimpiangere Geddafi che riusciva a controllare la società tribale di cui la Libia è composta. L’occidente dovrebbe fornire ben altri aiuti al popolo libico, cercando di portare intanto la pace in quel Paese, certamente obiettivo arduo ma da perseguire con ogni mezzo. Forse sarebbe il caso di rimettere in mare le nostre navi a protezione dei pescatori colpevoli solo di fare il loro lavoro. Tra di loro tra l’altro, ci sono anche molti tunisini e altri immigrati che da tempo hanno scelto la Sicilia e vi vivono e ci lavorano, specialmente nel settore della pesca. Certo è, che l’Europa dovrebbe cambiare tattica nei confronti di chi nel nome di una sovranità che non si intravvede, continua a tiranneggiare il proprio popolo, conducendolo in guerre infinite e disumane come tutte le guerre, ma queste ancora di più perché fratricide. Aiutiamo i popoli allora e non i governi, evitiamo di farci ricattare e aiutiamo quei popoli a venire fuori dalla povertà voluta da quei pochi che monopolizzano le ricchezze di quei territori, lasciando magre briciole alle popolazioni, che in questo modo si vedono costretti a fuggire dalla fame, dalle guerre, dai soprusi di ogni genere. Facciamo fare un passo avanti al rispetto dei diritti umani ed al rispetto delle leggi e dei regolamenti internazionali che non ammettono certo decisioni unilaterali che contrastano e non riconoscono quelle internazionali condivise da tutti i popoli e sulle quali si regge l’equilibrio del mondo civile. Salvatore Augello 21 settembre 2020