Esprimiamo solidarietà a tutte le studentesse e gli studenti che oggi 23 luglio 2020 sono stati colpiti da misure repressive e restrittive della loro libertà, in seguito ai fatti avvenuti il 13 febbraio 2020 al Campus Einaudi dell’Università di Torino:

a questi giovani sono stati inflitti arresti domiciliari, obblighi di firma e divieto di dimora solo perché antifascisti. Il 13 febbraio 2020 le Sezioni A.N.P.I. “68 Martiri” Grugliasco, Anpi Nizza Lingotto, V Riunite Torino, insieme al Comitato Mamme in piazza per la libertà di dissenso, hanno organizzato al Campus Einaudi il convegno “Fascismo, Colonialismo, Foibe”, con la presenza di Moni Ovadia e del giornalista Stojan Spetič, per fare chiarezza sui temi della verità storica, del revisionismo storico, del mito autoassolutorio degli “italiani brava gente” e della propaganda neofascista imposta per legge come verità di Stato. Al convegno avevano aderito anche le Sezioni A.N.P.I. di Bussoleno, Chivasso, Nichelino, Trofarello, Venaria e la partecipazione era infatti stata molto ampia. In concomitanza del convegno, alcuni esponenti del FUAN, organizzazione giovanile del partito neofascista Fratelli d’Italia, ha volantinato contro il convegno, appoggiato dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Gli studenti antifascisti presenti in Università si sono immediatamente organizzati e hanno cercato di allontanare i neofascisti dall’università, difendendo l’A.N.P.I. e garantendo quindi il diritto di concludere serenamente il convegno: tuttavia, avendo subito diverse cariche da parte delle forze dell’ordine, ci sono stati diversi feriti e tre studenti sono stati arrestati. La mobilitazione è proseguita anche nei giorni successivi e abbiamo saputo addirittura che l’Università da anni assegnava uno spazio ai neofascisti, proprio al campus Einaudi. Se non sono le istituzioni a dare corpo vivo alla Costituzione repubblicana e a respingere i neofascisti, ci devono pensare i cittadini nei quartieri e gli studenti nelle scuole e all’università, perché i fascisti non possono organizzarsi e non bisogna lasciar loro alcuno spazio: quando si presentano per diffondere la loro propaganda razzista, sessista, xenofoba, omofoba e antipartigiana, devono essere immediatamente isolati, allontanati e dispersi, anziché essere vergognosamente protetti da chi agisce per conto dello Stato. Oggi non solo i neofascisti sono lasciati liberi di agire, ma in un’azione coordinata sono stati colpiti molti studenti dei collettivi universitari che il 13 febbraio hanno meritoriamente difeso l’A.N.P.I. e l’Università dalla presenza neofascista: a tutte e tutti loro, alle loro famiglie, inviamo la nostra profonda solidarietà, e ci aspettiamo che forze politiche, associazioni, movimenti e comitati popolari attivi in città prendano posizione di fronte a questa ingiustizia. Siamo molto preoccupati per questo clima di ribaltamento dei valori di riferimento da parte delle istituzioni, che a parole si richiamano alla Costituzione nata dalla Resistenza, ma nei fatti criminalizzano l’Antifascismo e riabilitano il fascismo, trasformando anche mediaticamente in “violenti aggressori” coloro che nella realtà dei fatti hanno difeso l’Università e la sua identità democratica e antifascista. Ci chiediamo davvero da che parte stanno le istituzioni universitarie e cittadine, inclusi gli organi accademici che dovrebbero garantire il diritto allo studio e il rispetto della Costituzione repubblicana a partire dai suoi valori fondanti, come l’Antifascismo: tra fascismo e antifascismo non vi può essere alcun dubbio in quanto non possono essere mai posti sullo stesso piano. Quando le istituzioni democratiche piegano la testa di fronte all’avanzata della violenza fascista, abdicano al proprio ruolo e neutralizzano la Costituzione: i fascisti all’interno delle istituzioni le svuotano di senso, promuovono politiche autoritarie e repressive contrarie al dettato costituzionale. Questo fenomeno va denunciato pubblicamente e respinto, riprendendo forme di mobilitazione popolare dal basso, attive ed efficaci, volte a smascherare queste collusioni. Che si tratti di meditata connivenza, attiva complicità o semplice indifferenza da parte di chi dovrebbe vigilare e prevenire tutto questo, noi dell’A.N.P.I. intendiamo presidiare la democrazia e fare la nostra parte, muovendoci al fianco di tutti coloro che prendono posizione e non si arrendono, difendendo territori e spazi sociali dalla presenza neofascista. Ricordiamo, uno per tutti, il Prof. Paolo Braccini, docente di agraria e medicina veterinaria, che nell’autunno 1943 diresse l’organizzazione delle prime formazioni partigiane in Piemonte e rappresentò il Partito d’Azione nel primo Comando militare regionale piemontese del CLN: il 31 marzo 1944 a seguito di una delazione venne arrestato dagli agenti della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, condannato a morte dal Tribunale speciale per la Difesa dello Stato e fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto di Torino da un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana, con gli altri sette compagni di lotta del Comitato militare: Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano, Giuseppe Perotti. Ricordiamo il ruolo della Commissione Università e Politecnico legata al CLN regionale e torinese (di fatto un CLN Universitario) che si formò a partire dalla primavera del 1944, lottando attivamente contro il nazifascismo: ne facevano parte i docenti Mario Allara, Ludovico Geymonat, Romolo Deaglio, Renato Einaudi, Giovanni Venturello, Fabio Visentini e lo studente Giovanni Cairola, all’epoca era un aspetto nuovo questa unione degli insegnanti e degli studenti nei CLN che veniva a rompere la tradizionale e rigida gerarchia fascista. Vogliamo pensare che, oggi come ieri, vi siano ancora nell’Università di Torino persone di buona memoria che vogliano rinnovare quell’unità e quella scelta Antifascista: anche all’Università, nella memoria ritroviamo l’esempio, nelle lotte portiamo avanti la pratica. Da parte nostra, come A.N.P.I. cercheremo di essere più presenti e di sostenere maggiormente le organizzazioni studentesche e universitarie che portano avanti la memoria della Resistenza e continuano a lottare per un altro mondo possibile, anche all’Università. IL FASCISMO NON E’ UN’OPINIONE, MA UN CRIMINE: FUORI I FASCISTI DALL’UNIVERSITA’ E DALLE ISTITUZIONI Il Comitato di Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” Grugliasco