I limiti di questa Europa, continuano a venire a galla sottolineando l’esigenza sempre più urgente di porre mano alla costruzione di una Europa diversa, capace di governare i processi che la storia recente mette in evidenza.

Occorre mettere mano alla costruzione di una nuova Europa, dove una sparuta minoranza che rappresenta appena il 9% circa della popolazione dell’Unione Europea, vuole imporre la propria linea arrogandosi anche il diritto di veto. Intanto, occorre che l’Europa pigli coscienza del fatto che è necessaria solidarietà per salvaguardare non gli interessi di un singolo stato, ma l’intero impianto del progetto europeo. Comportarsi come si stanno comportando i così detti stati frugali, non è tollerabile di fronte ad una pandemia che rischia di fare saltare tutto. Ha ragione il premier Conte quando dice che non si tratta certo di salvare l’Italia, perché la posta in gioco è molto più alta, si tratta di salvare l’intera Unione. Bisogna riconoscere che la delegazione italiana ha raggiunto un ottimo risultato se si pensa da dove è partita la trattativa. La fermezza con la quale ha saputo trattare l’Italia, la determinazione di Conte, ma anche il peso ed il ruolo che l’Italia ha all’interno dell’Europa, hanno giocato a favore della posizione dei così detti paesi mediterranei, che hanno in mente un’Europa diversa, più a misura d’uomo, più solidale, in una parola più umana. Certo se il Premier avesse potuto contare su una maggiore unità nazionale, poteva essere che si raggiungessero risultati ancora maggiori. L’opposizione del centro destra, per altro anche divisa su alcune cose, ha puntato e continua a puntare più a portare avanti una immonda speculazione elettoralistica più tosto che al bene del popolo italiano. Per loro, qualche pugno di voti in più, ammesso che riescano a pigliarli, conta più del benessere della nazione e di quelle persone che a parole dicono di volere rappresentare. E’facile individuare un problema e cavalcarlo, è facile individuare il disaggio dei commercialisti e gridare invettive contro il governo. Salvini ad esempio si è anche lasciata scappare una battuta vecchia di secoli, non avendo nulla di nuovo da inventare: “governo ladro” si è lasciato andare a dire, sapendo bene che è una battuta che lascia il tempo che trova. Stranamente somiglia molto alla battura tanto cara a Bossi, quando gridava ai quattro venti “Roma ladrona”. Chissà se potrebbe gridarlo ora, con i 49 milioni che deve restituire e con quanto sta venendo fuori sulla compra vendita di capannoni ed altro, certo tutto da provare. Ma torniamo all’Europa. Crediamo che avere due italiani sia presidente del Parlamento Europeo che a commissario agli affari economici, parliamo di Sassoli e Gentiloni, qualche cosa deve pur contare se si pensa alla svolta a destra e populista che alcuni volevano augurarsi per la governance. Ma quello che più conta, al di là dei miliardi di cui potrà disporre l’Italia, è avere impresso una nuova direzione all’Europa, avere aperto la strada per cercare di operare le necessarie modifiche in modo da stabilire un equilibrio diverso e regole più pertinenti per fare funzionare meglio una unione che vede coinvolti 27 stati. Uno dei primi accorgimenti credo debba essere la eliminazione dell’unanimità nelle decisioni, almeno in una buona parte delle stesse. Un’altra cosa da attenzionare dovrebbe essere dare maggiori poteri politici al Parlamento democraticamente eletto quale preludio per la elezione di un governo federale in sostituzione della Commissione. Superare finalmente l’attuale modello, per tornare ai principi di Ventotene che se opportunamente rispettati ed interpretati, debbono finalmente portare agli Stati Uniti D’Europa, dove ci sia maggiore uguaglianza ad esempio nella fiscalità, nel costo della vita, in modo da evitare la corsa alla delocalizzazione, i paradisi fiscali, cause principali della crisi europea. Stare assieme significa sapere rinunciare a qualche cosa per acquisire altre cose. Rinunciare a pezzi di sovranità per esempio, per ottenere la Patria europea dove ognuno possa vivere con le proprie peculiarità, con la propria cultura e nel reciproco rispetto. Una patria Europea solidale, democratica, dove nessuna venga emarginato e dove esista la possibilità di una vita dignitosa per tutti. Salvatore Augello 22 luglio 2020