Nell’ambito del Piano Sud 2030, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano ha proposto di valorizzare il bagaglio di esperienze professionali dei cittadini italiani di origine meridionale residenti all’estero, attraverso la creazione di una “Rete di Talenti per il Sud”.

L’obiettivo di breve termine – si leggeva nel Piano presentato a febbraio – è la costituzione di una Piattaforma digitale volta a facilitare i contatti tra i “talenti” meridionali all’estero ed amministrazioni, enti locali, atenei, imprese e soggetti della società civile impegnati nella promozione di processi innovativi per il Mezzogiorno. Presentato prima della pandemia, il “Piano Sud” prevedeva un “momento pubblico” di confronto che, però, il coronavirus ha impedito. Ora, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, la “rete” può cominciare a prendere forma. Per questo, rete diplomatica e Comites hanno cominciato a pubblicare e diffondere gli avvisi per raccogliere le candidature dei giovani residenti nelle rispettive circoscrizioni. Tra i primi a farlo, questa settimana, il Comites di Madrid (che raccoglierà candidature entro il 28 luglio) e l’ambasciata italiana in Myanmar (scadenza il 21 luglio). Ai giovani si richiede che siano nati o siano italo-discendenti con antenati nati nel Meridione; rivestano ruoli particolarmente significativi nell’amministrazione dello Stato o in imprese e società finanziarie, ovvero nella direzione di università e istituti di ricerca; siano promotori e/o gestori di attività imprenditoriali originali e di successo; e, infine, siano disponibili a mettere a disposizione la propria esperienza professionale. Nel Piano Sud, infatti, si legge: “bisogna costruire un’alleanza tra chi è al Sud e chi dal Sud è andato via. La chiave sta nel creare occasioni istituzionali e informali per mettere in relazione chi è emigrato, imparando a muoversi in nuovi contesti, e chi produce innovazione nel Mezzogiorno, e conosce la realtà attuale dei territori. Si è spesso evidenziato come la nuova emigrazione impoverisce il territorio di origine, non riservando nemmeno il prezioso contributo delle rimesse finanziarie, come accadeva in altre epoche storiche. Eppure, le nuove tecnologie digitali consentirebbero “ritorni” ancora più preziosi: le “rimesse di conoscenza”, le “rimesse di know how””. Con il Piano Sud 2030 “si vuole promuovere la creazione di una “Rete dei Talenti per il Sud”, per la diffusione di esperienze, conoscenze e buone pratiche, in particolare nel management pubblico e privato e nei processi di innovazione. La “Rete di Talenti per il Sud” favorirà il trasferimento di conoscenze e buone pratiche, sfruttando i vantaggi delle reti telematiche e digitali; la diffusione di una cultura delle politiche di innovazione e della nuova imprenditorialità tecnologica; il sostegno a giovani che vogliono restare o ritornare al Sud per dar vita a startup o lavorare in hub di ricerca; l’ingresso dei “talenti” in partnership imprenditoriali innovative”. L’obiettivo di breve termine è “costruire una Piattaforma digitale che consenta di interrogare i “talenti”, individualmente o in via istituzionale, da parte di amministrazioni, imprese, cittadini impegnati in progetti di innovazione nel Mezzogiorno, con l’organizzazione di meeting periodici e workshop specifici”. FONTE: aise