Il Governo punta sul rilancio del Sud Italia attraverso un Piano da oltre 123 miliardi di euro. Che cos'e' il piano per il Sud presentato da Conte e Provenzano Current Time 1:05 / Duration 1:13 “Mai più rassegnazione, mai più disagio,

mai più causa persa. Non vogliamo più narrazioni tossiche per il Sud, le vogliamo esiliare e mandare via. Il Sud deve diventare sinonimo di eccellenza”. A dirlo oggi il premier Giuseppe Conte presentando a Gioia Tauro, in Calabria, il Piano Sud 2030. “Ho chiesto la fiducia anche sulla base di un impegno solenne rivolto a tutti gli italiani, di rilanciare il Sud, di abbattere le barriere che dividono Paese, ridurre squilibri, arginare lo spopolamento, fermare l’esportazioni delle migliori eccellenze, i giovani. Oggi siamo qui, per progetto corale di tutti noi. Oggi siamo qui per piantare le radici delle nostre idee e del nostro progetto. È la prima volta che un Governo progetta un impegno decennale per il Sud”. COSA PREVEDE IL PIANO PER IL SUD 2030 Nel Piano del Governo per il Sud, che registra un Pil pro-capite pari alla metà di quello del Nord, ci sono investimenti, infrastrutture, nuove opportunità per i giovani, “troppo spesso costretti ad abbandonare la loro terra e i loro affetti”. Ed è dalla Calabria che Conte e i suoi partono per “aprire il cantiere dell’Italia di domani”. “Se riparte il Sud riparte l’Italia”, scrive il premier in un post su Facebook. Il Piano Sud prevede oltre 123 miliardi di euro. Nel periodo 2020-22 è previsto un impatto di 21 miliardi di euro (+65% rispetto al triennio 2016-18), massimizzando l’effetto delle misure della Legge di Bilancio 2020, per aumentare sensibilmente gli investimenti pubblici. “Non è un programma che abbia respiro annuale, ma decennale. Significa che l’intero programma degli investimenti nei prossimi dieci anni è strutturato perché gli interventi spot al Sud non funzionano” dice il premier, come dimostra la famosa previsione del 1972 completamente disattesa. DOVE PRENDERE LE RISORSE Dove prendere le risorse? “Noi le risorse le abbiamo – dice Conte –, abbiamo quelle interne più quelle europee di cui ci possiamo giovare. Quello che ci è mancato fino ad ora è la capacità di spenderle bene. Questi miliardi di cui parliamo ci sono e abbiamo individuato le criticità che non ci hanno permesso di spenderli”. A parità di risorse disponibili e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, gli interventi dovrebbero garantire una maggiore dotazione di risorse e capacità spesa in conto capitale in media d’anno di circa 7 miliardi di euro, pari all’1,8% del Pil del Mezzogiorno. Questo grazie all’effettiva applicazione della clausola che impone di destinare il 34% degli investimenti al Sud, al recupero della capacità di spesa della politica nazionale di coesione (Fsc) e al miglioramento dell’attuazione della programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento europei (Sie). “Una svolta, economica, sociale e culturale, un vincolo per chi verrà dopo di noi. Avere detto che d’ora in poi ogni investimento pubblico deve dedicare il 34% al Sud è un vincolo per chi verrà dopo. Se vorranno eliminarlo dovranno toglierlo e assumersi la responsabilità della decisione”. LE MISURE DEL PIANO PER IL SUD 2030 Tra i punti principali c’è quello di “un Sud rivolto ai giovani”. In particolare si punta ad investire su tutta la filiera dell’istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, per rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e riattivare la mobilità sociale. Il Piano mira a scuole aperte tutto il giorno, al contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, alla riduzione dei divari territoriali nelle competenze, al potenziamento dell’edilizia scolastica, all’estensione della No Tax area, senza penalizzare le università e all’attrazione dei ricercatori al Sud. C’è la parte relativa al cosiddetto “Green New Deal” al Sud, un “grande abbraccio fra economia ed ecologia”, per realizzare alcuni obiettivi specifici dell’Agenda Onu 2030 contro i cambiamenti climatici. Più nello specifico, l’Esecutivo punta a un “reddito energetico” per le famiglie, a una sperimentazione di economia circolare, a un potenziamento del trasporto sostenibile, a contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare e a una gestione forestale sostenibile. LE INFRASTRUTTURE: DAI TRENI AGLI ASILI ALLE CASE DELLA SALUTE Infine, le infrastrutture, materiali e sociali, come fattore di inclusione sociale contro l’isolamento di alcune aree del Mezzogiorno e dei cittadini in condizioni di bisogno. Obiettivo da raggiungere attraverso un Fondo infrastrutture sociali per comuni medi e piccoli, nuovi asili nido, rinnovo della dotazione tecnologica sanitaria, inclusione abitativa per cittadini e lavoratori svantaggiati, e persino “case della salute” per l’assistenza integrata. Investimenti anche su treni e alta velocità. “Lavoriamo per portare a quattro ore il tempo di percorrenza dei treni da Roma a Reggio Calabria, le stesse della tratta Roma-Torino, entrambe distanti 700 chilometri”, dice Conte, che inserisce tra gli obiettivi il raddoppio delle linee ferroviarie, il rafforzamento delle zone economiche speciali e un programma di incentivo triennale all’occupazione femminile.