(SA) - Sarà che con l’età di rimbambisce, sarà che certi sentimenti sono così forti anche se non vorresti darlo a vedere, sta di fatto che tutte le volte che senti l’inno nazionale non riesci a trattenere il magone che ti stringe la gola.

Questo è quello che anche questa mattina ha fatto la sua comparsa alla vista di questa inedita festa della Repubblica 2020. Vedere la gente schierata lungo i margini di Piazza Venezia per assistere alla cerimonia in onore della festa della Repubblica, incurante anche delle precauzioni imposte, della distanziazione sociale, ma munita di mascherina, ha fatto effetto. Effetto ha fatto pure la presenza di tutte quelle importanti cariche che accompagnavano il Presidente Mattarella all’Altare della Patria, le frecce tricolore che ornavano il cielo con il tricolore italiano, sentire l’inno nazionale e l’inno del Piave. E che dire del silenzio suonato in maniera impareggiabile per rendere onore ai caduti di tutte le guerre, che ci hanno lasciato in eredità questa repubblica, che tocca ora a noi difendere per lasciarla in eredità ai giovani, assieme al carico di storia, di tradizioni, di valori che essa porta in sé. Ma il Presidente, accorto ed attento come sempre, non ha dimenticato di rivolgere il suo saluto ed il suo pensiero alle tante vittime di questa guerra ancora in corso che è la pandemia con la quale il mondo intero sta facendo i conti. Non ha dimenticato i nuovi eroi: medici, infermieri, personale sanitario e parasanitario che ha immolato la propria vita nella lotta al virus per salvare tante vite e per accelerare il processo di ricerca al fine di raggiungere l’obiettivo di trovare un vaccino valido ponendo così fine a questa guerra. C’erano anche loro oggi sulla gradinata dell’Altare della Patria, i rappresentanti di questo mondo di camici bianchi ancora in trincea, ancora pronti a portare avanti la loro missione che è quella di salvare vite umane. Ma l’azione mirata e simbolica del Capo della Stato non si ferma a Piazza Venezia, come in passato è sempre stato presente tra i terremotati, oggi non farà mancare la sua presenza ai cittadini di Codogno, la prima zona rossa dove si è annidato il virus, mettendo in pericolo la vita di quei 50.000 abitanti. Un gesto simbolico? Mica tanto, io direi di più un forte segnale di attenzione verso quelle persone che hanno perso la vita e verso un popolo che sta ancora soffrendo, ma che lotta con tenacia per superare una delle crisi più brutte che la nostra storia ricordi. Brutta dal punto di vita sanitario, ma brutta anche dal punto di vista economico, perché sta mettendo in ginocchio tante piccole e medie imprese, tanti lavoratori, tanti autonomi, ma anche tante industrie. Una crisi che richiederebbe la massima unità del Paese, che meriterebbe politici diversi attaccati ai valori di questa patria, invece che attaccati solo a bassi scopi elettoralistici, che offuscano la loro condotta, facendoli schierare contro a priori, perché perseguono la strada del “tanto peggio tanto meglio”. Non ha altro significato il fatto che Salvini e Meloni, con una inesistente FI a rimorchio, mobilitino oggi cento piazze d’Italia per protestare contro il governo, cercando di metterlo in difficoltà, dichiarandosi sempre insoddisfatti dei provvedimenti presi, delle risorse messe in campo, del nuovo ruolo che questo governo ha saputo imprimere alla politica europea. E’ un segno di forza? Sono convito che sia invece solo un semplice segno di debolezza, di chi (Salvini) si vede franare il terreno sotto i piedi e non solo a scapito della sinistra, ma a favore della destra, dove l’elettorato si sta riposizionando punendo la lega e la sua politica di arroganza e di tolleranza verso la rinascita di rigurgiti fascisti in contrasto con la costituzione italiana e favorendo FdI. Non si può non fare una riflessione molto semplice. Pensate sia giusto e legale non tenere la tradizionale parata per festeggiare la ricorrenza del 2 giungo, per evitare assembramenti e poi concedere l’autorizzazione a manifestazioni politiche antigovernative? Sarà pure un segno di democrazia, ma ci sembra eccessiva e fuorviante. In ogni caso oggi, noi che questa patria l’amiamo, rifuggiamo da polemiche sterili e ad alta voce gridiamo:

W L’ITALIA REPUBBLICANA! W IL 2 GIUGNO! W LA REPUBBLICA DEMOCRATICA!

Salvatore Augello 02 giugno 2020