La politica mentre imperversa ancora il coronavirus è condizionata dal fatto che è chiamata a fronteggiarlo, perché provoca paura e morte. Le condizioni economiche e sociali della maggioranza dei cittadini sono sempre più precarie e pesanti.
I proprietari di ristoranti e di tante botteghe che avevano un buon reddito oggi sono quasi tutti in difficoltà. Molti lavoratori di questi esercizi sono in cassa integrazione (quando va bene). Alcune attività industriali, come si vede anche a Napoli in aziende multinazionali, sono alla disperazione. Il presidente del Consiglio ripete che si apriranno molti cantieri ma, intanto, il presidente di Confindustria, Bonomi, dice che un milione di posti di lavoro sono a rischio. Lo stesso Bonomi, anche quando dirigeva solo Assolombarda, ha mostrato sempre un certo disprezzo per la politica. Oggi, in un’intervista a La Stampa, sostiene che “vede la politica tutta ripiegata su se stessa e sui suoi dividendi elettorali”. Insomma, non salva nulla del mondo politico. Mostrando anche una incapacità di selezionare, distinguere e fare proposte che possano avviare anche criticamente un dialogo ed una prospettiva. A me pare che la presidenza di Bonomi renderà più difficile anche un confronto e il negoziato con i sindacati. In questa difficile fase politica, condizionata dal coronavirus, è necessario invece un dialogo critico ed anche costruttivo. Non è con il disprezzo verso la politica che si può fare una buona politica. Bonomi ha ragione quando afferma “ riforme subito o l’Italia non ce la farà”. Altri come lui invocano riforme subito. Ma occorre essere più concreti ed indicare i problemi aperti e le possibili soluzioni. Questo vale per la Confindustria, per i sindacati e per i partiti. In parte anche per i giornali. Si leggono molte critiche, giuste, ma proposte vaghe. È questo il problema, che riguarda non solo la politica ma anche l’organizzazione degli industriali. (Emanuele Macaluso) (29 maggio 2020)