Abbiamo sempre plaudito alla nascita dell’Unione Europea definendola un notevole passo avanti verso l’unità dei popoli europei. Abbiamo assistito nel tempo a passi avanti e passi indietro in una politica altalenante di uno strumento che dovrebbe sovraintendere agli interessi dell’Europa.

Interessi che non sono riconducibili a quelli dei singoli stati, che purtroppo ancora non hanno capito o non vogliono capire che stare assieme corrisponde ad un dare ed avere a cedere pezzi di sovranità in favore della nuova entità politica che in tutti questi anni si è sforzata di pigiare forma. Una UE che è cresciuta che ha registrato man mano l’adesione di tanti altri Stati. Sotto la direzione di Prodi alla Commissione, arrivò a 25 Stati dagli originali sei che l’avevano voluta e fondata. Ora siamo ad una Europa a 27 con tutte le difficoltà ed i limiti in essa contenuti. Il vero concetto di Europa dei popoli, dove vi siano uguali diritti e doveri in tutti gli Stati, ancora sembra lontana e recenti avvenimenti la rendono ancora più lontana. Mi riferisco intanto alla Gran Bretagna che ha deciso di lasciare l’Unione con conseguenze ancora tutte da verificare. Mi riferisco all’ondata di sovranismo che mette in forse anche i passi avanti fatti in questi ultimi tempi. Mi riferisco anche alla necessità di aggiornare regole e regolamenti, che non corrispondono più alla realtà del momento. La recente crisi ancora in atto con tutta la sua virulenza, ci porta intanto alcuni importanti insegnamenti e mette a nudo gravi limiti dell’Unione che non è più quella che i sei hanno creato. Uno dei primi limiti che era già emerso in altre occasioni come l’approvazione del bilancio dell’Unione, è la previsione dell’unanimità nell’approvazione di importanti decisioni demandati al COREPER In quella istanza, ogni stato vale, secondo i cittadini rappresentati, ai voti assegnati secondo un diagramma stabilito. Nel caso odierno di decidere i nuovi interventi economici per attaccare la pandemia e per salvare la ripresa economica del dopo virus, è richiesta l’unanimità. A questa unanimità è mancata l’adesione dei Paesi Passi, che vale 4voti e quella della Finlandia che di voti ne vale 7. In tutto, 11 voti contro i 321 del totale. Sulla base di tale disaccordo, il tutto viene modificato eliminando la data dell’approvazione de documento, che intanto è stato modificato e ne è stata presentata una versione dove sparisce la data di entrata in vigore e non si parla di coronabod. Domanda: pur restando in piena democrazia, è accettabile il fatto che due paesi su 27, per altro i meno rappresentativi, blocchino una decisione di tale portata, dove perdere un giorno significa ritardare un provvedimento che non solo risparmierebbe vite umane a tutta l’Europa, ma metterebbe al sicuro anche la futura ripresa economica che non sarà certo facile? Riteniamo che l’Europa debba rivedere i propri regolamenti, i propri statuti e della rifondaqrsi cercando di raggiungere due obiettivi preliminari ed importanti: - Dare vita agli stati uniti d’Europa con un governo europeo che risponde al Parlamento Europeo ed al popolo europeo; - Rivedere tutti i meccanismi di voto e di rappresentanza in modo che pur confrontandosi con tutti gli orientamenti, alla fine si possa sempre raggiungere a decisione rispettando le maggioranze e le minoranze, ma senza che nessuno abbia il diritto di vito o la possibilità di non fare raggiungere quell’unità che se poteva andare bene quando avevamo l’Europa a sei, non può andare bene, come i fatti dimostrano, con una Europa a 27. Se non si va avanti per realizzare questi obiettivi importanti, allora l’Unione Europea così come la conosciamo fino ad ora, è destinata a scomparire suicidando se stessa e sacrificando i popoli del vecchio continente. (Salvatore Augello 28 marzo 2020)