Il coronavirus sta mettendo in crisi tutto e tutti, non risparmiando neanche la solidità dell'Unione europea. Poco contano i messaggi rassicuranti della Von der Leyen e la plenaria del Parlamento europeo con il voto da casa dei deputati

(il primo in assoluto nella storia del sistema parlamentare): la frattura all'interno dell'Unione è evidente, al punto che il suo stesso nome ora appare una contraddizione in termini. E sembra quasi una guerra civile a stelle e strisce: da una parte gli Stati del Sud (con "l'intrusione" irlandese), dall'altra quelli del Nord, come durante la crisi greca. Da un lato ci siamo noi, con Spagna, Francia e gli altri "meridionali", che in virtù della situazione chiediamo un intervento parimenti straordinario da parte dell'Ue; dall'altra c'è il blocco guidato da Germania e Paesi Bassi, che ha alzato il muro neanche fossimo in Guerra fredda. Le questioni sulle quali non si trova la quadra - ieri in Eurogruppo, oggi in Consiglio europeo - sono due: la possibilità di lanciare gli Eurobond (dei titoli di debito a garanzia UE) e le condizioni che dovrebbero essere applicate a un eventuale Fondo salva-stati. La prima bozza presentata dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel, dava il via libera ad attingere al Mes, ma oggi Paesi Passi e Finlandia (nella riunione del Corepar, che riunisce gli ambasciatori) si sono opposti alle tempistiche chieste all'Eurogruppo, cioè velocizzare il lavoro "tecnico" per attivare il Mes la prossima settimana. Quindi nella nuova bozza che è circolata oggi sui tavoli di premier e presidenti europei il riferimento temporale è sparito, lasciando spazio a un più lasco "nelle prossime settimane". E gli Eurobond? Di loro nessuna traccia, in entrambe le bozze. La risposta unitaria invocata a gran voce oggi dal Parlamento europeo è un miraggio, e i giorni stanno passando inesorabilmente complicando sempre di più lo scenario. Da parte nostra, Giuseppe Conte - forte anche dell'appoggio di Francia e Spagna - ha detto no all'ultima bozza annacquata del Consiglio Ue, provando a lanciare un ultimatum all'Unione: ancora 10 giorni per battere un colpo, poi andremo da soli. Se sarà, speriamo di farcela. (Peg - 26 mar) (© 9Colonne - citare la fonte)