by Vito Marino (foto accanto) - Il corona virus dalla fine del mese di dicembre 2019 trattiene in ansia il mondo intero, per una grave forma di polmonite che provoca estreme conseguenze. Anche se i casi mortali sono limitati a circa il 3% delle persone infette

dal virus è pur sempre un pericolo per l’intera umanità se non viene bloccato con un farmaco adeguato. Da quando esiste la vita sulla terra, l’uomo, gli animali e le piante sono stati aggrediti da malattie di vario genere, spesso trasformate in gravi epidemie che hanno decimato le specie animali e vegetali. Ho effettuato una lunga ricerca sulle gravi pandemie che nel corso dei secoli hanno colpito l’umanità, come tubercolosi, colera, peste, tifo, scarlattina, malaria, difterite e scabbia. Visto che l’argomento è molto lungo, parlerò soltanto della tubercolosi e della peste, perché hanno delle attinenze infettive con il “corona virus”. Inoltre, come malattia influenzale mortale c’è stata nel 1918 la SPAGNOLA, che fra il 1918 e il 1920 uccise almeno 20 milioni di persone nel mondo (In Italia circa 375.000, ma alcuni sostengono 650.000). Fu descritta come la più grave forma di pandemia della storia dell'umanità, avendo ucciso più persone della terribile peste nera del XIV secolo e della stessa I Guerra Mondiale. All'influenza venne dato il nome di "spagnola" poiché la sua esistenza fu inizialmente riportata soltanto dai giornali spagnoli, essendo la sua stampa non soggetta alla censura di guerra. Allo scoppio dell'epidemia, il conflitto mondiale era diventato una guerra di posizione: milioni di militari vivevano ammassati sui vari fronti, in trincee anguste con condizioni igieniche terribili favorendo la diffusione del virus. L'influenza ASIATICA fu una pandemia influenzale, che negli anni 1957-60 fece circa due milioni di morti. Nel 1954 fu preparato un vaccino che riuscì a contenere l'epidemia. In quegli anni anche io e la mia famiglia siamo stati colpiti da questa influenza. Ricordo che a Castelvetrano molte persone anziane sono morte, ogni giorno ne morivano almeno cinque. La TUBERCOLOSI (o tisi o TBC), anche se oggi è curabile, nel terzo mondo ancora provoca una forte mortalità. Infatti la malattia è provocata da denutrizione, povertà e, come in tutte le malattie infettive, dal focolaio d’infezione per mancanza d’igiene. In Italia fino agli anni ’60 procurava un’alta percentuale di mortalità specialmente infantile, che arrivava anche al 90%. In Sicilia, perché molto povera, a favorire il diffondersi della malattia, determinante fu la tassa sulle porte e finestre applicata dai Savoia nel 1861, per sanare il disastrato bilancio piemontese riportato in quello italiano dopo l’unità. A causa di questa tassa, vennero chiuse le finestre nelle abitazioni dei poveri. Questi tuguri, con la sola apertura d’ingresso, senza possibilità di scambio d’aria, con gli animali che coabitavano nella stessa stanza, favorivano il diffondersi della malattia. La tubercolosi fino al 1950 circa mieteva numerose vittime specialmente fra i poveri. Una conferma la troviamo Sul n.1 del “Risveglio” del 24 aprile del 1909 sull’articolo “Cronaca” : - <>. Sul n. 9 del “Nuovo Risveglio” del 20/8/1911, G. Bonagiuso ci da una chiara documentazione sulla gravità della malattia di allora: <>. Un articolo del giornale “L’Ora” del 8/5/1900 a firma Colajanni riporta gli esiti di un congresso svoltosi a Napoli al quale hanno fatto parte illustri cultori delle scienze mediche, provenienti da ogni parte d’Europa. Nel convegno, il dott. Rossi Doria e il prof. De Giovanni dell’Università di Padova misero in evidenza che: <>. Nello stesso congresso si citò che <>. Come provvedimento a questo scempio, si vietò, per ragioni d’igiene, di allevare animali nella stessa stanza d’abitazione o di lasciarli liberi per le strade o piazze. Purtroppo, gli animali domestici, specialmente i maiali, erano un piccolo tesoro per quella povera gente e questo provvedimento aggravò la già triste situazione. A Castelvetrano, come punto di riferimento e cura della TBC fu costruito in Via Vittorio Veneto, durante il periodo del fascismo un edificio, che oggi giace abbandonato. -La PESTE, nel lontano passato era considerata un castigo di Dio; di conseguenza, San Sebastiano e San Filippo Neri erano venerati come protettori contro la peste. A Castelvetrano c’è un simulacro di San Sebastiano. Oggi sappiamo che era una malattia propria dei topi e che colpiva l'uomo, quando veniva punto dalle pulci e dai pidocchi, diffusi dai topi infetti; di conseguenza si trasmetteva tra uomo e uomo. La mancanza completa d'igiene favoriva il diffondersi del male. Nel 1575-76 una pestilenza colpì la Sicilia; mentre un’altra pestilenza più grave, che ha interessato anche Castelvetrano avvenne nel 1624 – 1626, il contagio fu portato da un vascello venuto da Tunisi. Il Ferrigno ne parla ampiamente in un suo libro. In quella occasione le torri d’avvistamento saracene, lungo la costa furono adibite come primo cordone sanitario per fermare le imbarcazioni provenienti da luoghi infetti. Inoltre, per come risulta in “La Città Palmosa” di A. Giardina e F.S. Calcara, a pag.20: <>. Sulla Monografia di Castelvetrano del Ferrigno si legge: <>. Le esperienze acquisite e le migliorate condizioni igieniche permisero al Regno delle Due Sicilie di circoscrivere la peste scoppiata a Noja (oggi Noicattaro, in Puglia) nel 1816-1817. VITO MARINO