ROMA – “I giovani del 2000 e l’Olocausto” è più di un titolo: “è un impegno solenne a fare in modo che la memoria possa essere nutrita, preservata e divulgata”, ha commentato la Presidente del Senato, Elisabetta Casellati,

all’evento in Sala Koch a Palazzo Madama in occasione delle celebrazioni per le vittime della Shoah. Casellati ha ringraziato i senatori Alberto Bagnai e Alessandra Gallone che hanno fortemente voluto l’organizzazione della giornata. Il saluto è andato anche al giovane Cesare Mangiocavallo, per il coraggio di esordire come regista con un’opera che lascia senza fiato: il film “Siegfriedsdorf Dixieland Band”. “E’ un racconto asciutto, essenziale. La brutalità nazista – per dirla con Hannah Arendt – raccontata nella sua sconcertante banalità. La musica come salvezza, linguaggio universale, coscienza: un film neorealista, capace di suscitare emozioni forti, di scavare nell’indignazione, di interrogare l’anima”, ha spiegato Casellati. “La società contemporanea – ha aggiunto – ha un evidente debito di riconoscenza e di gratitudine nei confronti degli artisti e delle loro opere. È anche e soprattutto grazie a loro se, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando molti volevano solo dimenticare e altri avrebbero voluto cancellare – se non addirittura negare – quello che era accaduto, non è calato il silenzio su quanto era stato commesso da uomini contro altri uomini, da uomini contro i propri fratelli. La cultura, la musica, la bellezza non si possono controllare, non sono addomesticabili, non si possono rinchiudere, neanche dietro il filo spinato. L’arte degenerata, la definizione che i nazisti davano di ogni forma di espressione non conforme al regime – a partire dal Jazz – si dimostrò più forte di qualsiasi ostacolo o divieto che le venisse posto. Furono gli stessi musicisti imprigionati o perseguitati ad utilizzare per primi il loro talento per dar vita a quella resistenza spirituale che consentì loro di sentirsi ancora esseri umani – in luoghi dove l’umanità sembrava svanita – e dare corpo e sostanza alle denunce sull’oppressione e lo sterminio in atto”, ha sottolineato Casellati pensando anche ai film premi Oscar “Il pianista” o “La vita è bella”. “È a questa splendida e meritoria tradizione – ha proseguito Casellati – che possiamo quindi risalire pensando al lavoro di Cesare che, con una personalissima lettura ed interpretazione di quanto accadde a Theresienstadt, ci consente oggi una riflessione sui giovani del 2000 e l’Olocausto. Un viaggio che trova forma e sostanza nelle lingue adottate per i protagonisti (tedesco, ceco, rumeno), che si sviluppa grazie alle diverse forme di espressione artistica (musica, canto, fotografia, recitazione) e che mette in risalto – grazie ad una sceneggiatura accurata e coraggiosa – quei valori morali alla base della nostra società, del nostro Stato di diritto, della nostra storia repubblicana. Negli ultimi decenni tanto è stato fatto sotto il profilo dell’insegnamento e della conoscenza, grazie soprattutto al coraggio e agli sforzi delle comunità ebraiche italiane. E non è un caso – ha aggiunto – se nell’estate del 1944, in questa città ancora sanguinante e appena liberata, la Comunità ebraica di Roma riuscì ad organizzare l’immediata riapertura della scuola ‘Vittorio Polacco’. La scuola e l’educazione dei giovani prima di tutto, prima di ogni altra necessità. Una sensibilità che è ancora oggi un elemento fondante delle comunità ebraiche e che è alla base dell’impegno profuso nell’organizzazione di visite guidate nei luoghi stessi dello sterminio, di lezioni, pubblicazioni, testimonianze. Un impegno che contribuisce a creare cittadini consapevoli e per il quale ringrazio l’amica Ruth Dureghello – Presidente della Comunità ebraica di Roma – insieme a tutti coloro che con lei partecipano a tali progetti. Uno sforzo come detto meritorio, rispetto al quale ogni istituzione è chiamata a fare la propria parte, affinché quello che è successo non possa più accadere”, ha concluso Casellati rammentando la gravità delle leggi razziali del 1938. Al contempo si è sottolineato come il Senato della Repubblica possa e debba dirsi onorato di avere tra i propri banchi la senatrice Liliana Segre; un pensiero è andato anche ad Alberto Sed, Piero Terracina e Franco Schoenheit perché “le loro storie non dovranno essere dimenticate, sulle loro vite non dovrà mai scendere il silenzio”. (Inform)