Recentemente è apparsa sui giornali argentini una foto del sottosegretario Merlo assieme al nuovo presidente della Repubblica Argentina, il peronista Alberto Fernandez. Non dimentichiamo certo che nella sua qualità di sottosegretario abbia voluto complimentarsi con il nuovo presidente dell’Argentina,

ma ci viene alla mente la spregiudicatezza politica del personaggio, che dal 2006 siede in parlamento, dove ha assunto varie connotazioni. Lasciamo da parte il periodo in cui abbraccia la vita associativa e riesce a farsi eleggere nel COMITES di Buenos Aires, dopo avere rappresentato il triveneto e dopo avere fatto parte dell’UNAIE e del CGIE. Vogliamo invece dare un’occhiata alla sua versatilità politica, che lo vede per la prima volta in parlamento quale membro della Camera dei Deputati nel 2006 in una lista, AISA che portò al senato anche Luigi Pallaro cofondatore della federazione. Caduto il governo prodi che inizialmente raccoglieva anche l’adesione dell’AISA, si andò allo scioglimento delle Camere ed a nuove elezioni. Nel 2007 Merlo lascia l’AISA e si mette in proprio fondando il Movimento associativo Italiani all’Estero (MAIE) con il quale nel 2008, dopo lo scioglimento delle Camere partecipa alle nuove elezioni tornando a sedere alla Camera dei deputati, mentre al senato porta Mirella Giai uscita dai Democratici di Sinistra. Comincia il lavoro di Merlo nel tentativo di allargare il movimento, nominando coordinatori da tutte le parti e raccogliendo le aspirazioni di tanti che aderiscono al movimento pensando di avere spazio per una probabile elezione, ed in ogni caso di potere gestire una fetta di potere. Comincia anche la ricerca di una alleanza che desse maggiore peso al movimento, indipendente dalla collocazione. Nasce quindi una prima alleanza con i Liberali Democratici di Dini che nel frattempo ha lasciato l’Ulivo. Il nuovo gruppo si pone all’opposizione di Berlusconi, facendo un ulteriore passo nel 2011 alleandosi anche con l’UDC, mentre alle elezioni del 2013 lo troviamo alleato alla lista di Monti Scelta Civica e mentre lui torna alla Camera, assieme a Mario Borghese, al Senato viene eletto Claudio Zin e nella circoscrizione America settentrionale e Centrale alla Camera entra anche Fucsia Nissoli eletta nella lista Monti in quota MAIE. Nel 2016 nuova alleanza con l’AIEA-ALA, Scelta Civica, Noi con l’Italia e scelta civica con l’Italia. Nel frattempo continua la sua penetrazione nel sistema associativo e non solo quello dell’America Latina, si è allargato all’America de Nord ed anche in Europa. Alle elezioni del 2018 mentre riporta alla Camera Mario Borghese, perde la Nissoli che nel frattempo, forse fiutando l’aria, è passata a Forza Italia e torna alla Camera nella nuova veste politica. Nel primo governo Conte Lega M5S, appoggia il governo ed ottiene la carica di sottosegretario agli Esteri. Qui comincia l’uso spregiudicato della carica, che lo porta in giro per il mondo a cercare di fare crescere il suo movimento monopolizzando l’associazionismo. Cerca di essere sempre sulle agenzie di stampa che documentano il suo attivismo, parlando di interventi del sottosegretario che magari gli vengono attribuiti interventi non suoi ma che stranamente collimano e corrispondono con quelli di altri eletti all’estero. Non gli si può certo negare una propensione ad utilizzare la politica nell’interesse del MAIE che vorrebbe vedere crescere ancora. Tra l’altro anche il senatore Cario eletto nella lista dell’USEI è passato ufficialmente al MAIE. In tutti questi mesi, con nonchalance ha cercato di essere sempre in vetrina, portando avanti la politica dell’apparire, che pare renda di più della politica del fare. Così lui che oggi si oppone allo ius soli nel nome degli italiani all’estero, poi vota per ridurre i parlamentari eletti all’estero, non si oppone alla riduzione dei finanziamenti a COMITES e CGIE, ma dichiara vittoria per l’apertura di un consolato onorario o dell’assunzione di un contrattista, quando invece sarebbe utile agli italiani all’estero potere portare a casa una riforma degna di questo nome, che prima di tutto difenda gli organi di rappresentanza democraticamente eletti ed i diritti degli emigrati, che spesso sono trattati come italiani di serie B. Oggi, sempre per la politica dell’apparire, lo ritroviamo sulle pagine dei giornali argentini, perché ha ottenuto di rappresentare il governo italiano all’insediamento de nuovo presidente dell’Argentina. Incarico lecito certamente, ma per il fatto che sia stato lui e non il Ministro a rappresentare l’Italia nel momento in cui l’Argentina volta pagina mandando a casa Magri, la dice lunga sulla camaleontica politica dell’apparire e sull’appannaggio che Merlo cerca di acquisire sull’America Latina e sul movimento associativo. Forse la sinistra farebbe bene a svegliarsi ed a fare con più incisività una politica in direzione degli emigrati, largamente sottostimati nella rappresentanza parlamentare e non solo. Salvatore Augello 13 dicembre 2019