Il presidente del Parlamento europeo sfida gli stati membri. E rilancia sui migranti: "L’accordo di Malta? Prima apertura dopo l’era Salvini" Il sindaco di Firenze Dario Nardella sabato ha consegnato le chiavi della città a David Sassoli.

Il presidente del Parlamento Ue è nato a Firenze nel 1956. È stato eletto eurodeputato per la prima volta nelle fila del Pd nel 2014 Firenze, 21 ottobre 2019 - Presidente Sassoli, sulla Turchia, sui dazi, sui migranti l’Europa ha balbettato. Pare quasi che si continui a perdere occasioni su occasioni per fare il salto di qualità. "Sulla Turchia – spiega il presidente Pd del Parlamento europeo – avremmo voluto un’Europa con più coraggio e non ci rassegniamo. E aprendo il Consiglio dei capi di Stato e di governo l’ho detto con chiarezza. Vogliamo azioni severe, dallo stop alla fornitura degli armamenti sulle forniture future e quelle in essere, sanzioni alle persone fisiche e giuridiche e un’iniziativa diplomatica da portare al Consiglio di sicurezza dell’Onu. I governi devono ascoltare il Parlamento se vogliono farsi capire dalle opinioni pubbliche".

La dizione Europa sottintende realtà diverse tra loro, come l’Europarlamento, la Commissione o il Consiglio europeo. Perché quando si accusa di inerzia l’Europa in genere è sempre il Consiglio a frenare?

"Il Parlamento europeo ha un rapporto diretto con i cittadini, che invece i governi non hanno".

Come sbloccare l’impasse?

"Il Parlamento europeo deve usare tutti i poteri che ha...".

Li sta sviluppando tutti?

"In questi mesi ha dato del filo da torcere agli stati nazionali. La bocciatura di tre commissari è un fatto inedito. Il Parlamento è molto più cosciente del suo ruolo rispetto al passato".

Quali sono gli altri fronti nei quali il Parlamento può accrescere il proprio ruolo?

"Acquisire più potere di iniziativa per non ritrovarci a votare provvedimenti a larga maggioranza, come la riforma al regolamento di Dublino sui migranti, che i governi possono ignorare. E poi abbiamo bisogno di perfezionare il il meccanismo degli spitzenkandidat e regolare la questione delle liste transnazionali. Ecco perché abbiamo chiesto una Conferenza sulla democrazia europea. La Von der Leyen ha preso impegni precisi e noi saremo controllori severi". Si è parlato dei possibili allargamenti della Ue. Partiamo dalla Turchia. "Noi abbiamo chiesto di interrompere i colloqui di adesione con Ankara".

Su Albania e Macedonia del Nord?

"Siamo favorevoli. È stato un errore non dare il via al loro processo di adesione. L’Unione l’aveva promesso in cambio di riforme che sono state fatte. E inoltre la messa in sicurezza dei Balcani occidentali può rendere più sicuro lo spazio europeo". Poi ci ritroveremmo decine di migliaia di albanesi in Italia.

"Gli albanesi che si trovano in Italia stanno tornando a casa. Il problema è superato da tempo". Tra poco inizierà la discussione sul bilancio comunitario 2021/2027. Parliamo di oltre 1.000 miliardi di euro. Che ruolo avrà il Parlamento?

"Si deve decidere su quali priorità investire. Noi abbiamo chiesto un bilancio più ambizioso. Il Parlamento ha chiesto che la contribuzione dei singoli Stati arrivi all’1,3% del reddito nazionale, rispetto all’1,03% di oggi. La commissione ha suggerito l’1,1%. In mezzo ci sono tanti soldi per aiutare la crescita".

Come finirà?

"Sara un negoziato duro. La presidente Von der Leyen ha proposto iniziative che devono essere finanziate e non credo che nessun governo possa permettersi il suo fallimento". Si parla della web tax europea, ma poi non se ne fa niente. "Ci sono attività che devono essere regolate. Le tasse si devono pagare dove si fanno i profitti per garantire equità fiscale e concorrenza leale. I colossi del web producono una gigantesca elusione fiscale e il Parlamento ha già detto che cosa serve fare. Ma i governi si rifiutano". Siamo sempre lì. "Equilibrare il peso dei governi e quello del Parlamento, cioè dei cittadini, è la sfida di questa legislatura nata con un voto che ha detto che l’Europa dev’essere unita e più forte. Ci arriveremo. Come imporremo condizionalità nel bilancio nell’uso dei fondi europei". Sui migranti ne servirebbero di più. "Esatto. È bello farsi le metropolitane coi soldi dei cittadini europei, ma dev’essere altrettanto bello dare solidarietà ai paesi che accolgono migranti". Invece poco si è fatto. Anche l’accordo di Malta di un mese fa non ha risolto molto. "Malta è il risultato di un atto di fiducia nei confronti del nuovo governo italiano, un primo atto di apertura dopo la stagione salviana. È un’intesa su base volontaria, peraltro coinvolge paesi come Francia e Germania, e altri. Ora si deve arrivare a meccanismi strutturali".

E servirà a risolvere il problema immigrazione?

"La gente deve cominciare ad arrivare in Europa anche per canali regolari. Dobbiamo avere il coraggio e l’onestà di dire che la nostra industria e la nostra agricoltura senza manodopera non può andare avanti. Ecco perché ho lanciato l’iniziativa di organizzare corridoi umanitari europei. Abbiamo bisogno di un flusso regolare, organizzato in sicurezza". In Italia si è formato un governo da poco più di un mese e già si parla di crisi. Lo trova normale? "La turbolenza non aiuta l’Italia. Tutte le forze che compongono la maggioranza devono essere concentrate sull’azione di questo governo, perché a smorzare questo venticello di fiducia che arriva dall’Europa non ci vuole molto".