(SA) - Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando negli anni ’50 dalla Sicilia dalla Calabria dal meridione in genere, partiva il fior fiore della mano d’opera per andare a lavorare al Nord, dove la concentrazione di fabbriche prometteva lavoro a tutti. Grande era la fame di braccia per rilanciare l’economia italiana in gran parte allocata al Nord.

Lì era la FIAT, la Pirelli, l’Ansaldo e tante altre industrie, che senza l’apporto delle braccia dei meridionali non avrebbero vissuto quegli anni di ricostruzione per superare i danni della guerra appena finita, per avviare la ripresa economica. Vale la pena ricordare, che al rilancio delle industrie del nord grande ruolo ebbero gli emigrati che l’Italia dietro accordi che prevedevano la cessione di carbone a prezzo controllato, carbone che andava al nord perché l’Italia non aveva quella materia prima necessaria al rilancio dell’industria. Così come vale la pena ricordare che senza le rimesse degli emigrati che pesavano sulla bilancia dei pagamenti italiana, non ci sarebbe stata ripresa. Il Nord, come ricevette questa frotta di disperati che andava ad ingrossare la schiera dei lavoratori occupati al nord permettendo il rilancio dell’industria? Con cartelli tipo: “non si affitta casa a meridionali” “non volgiamo terrun” ed amenità di questo tipo. La speculazione invece si arricchiva a spese di questi meridionali, trasformando palazzoni antici in alveari di alloggi, dove due stanzette venivano pagate a peso d’oro e i servizi, spesso solo un gabinetto alla turca, era allocato sulla balconata al servizio di più appartamentini. Pensavamo che questi tempi fossero alle spalle, fossero parte di una storia, quella dell’emigrazione, che ci fossimo lasciata indietro affidandola ai ricordi degli anziani ed a qualche museo che ricostruisce quei periodi del dopoguerra che incise sulla pelle dei cittadini quasi quanto la guerra. Ci sbagliavamo. L’avvento della lega riportò questo modus vivendi di fasce di popolazione del Nord, la liga veneta era quella che gridava “forza Etna” agognando la distruzione della Sicilia, che intanto si serviva le sparate di Bossi e dei suoi. Sembrava che questi tempi fossero passati per sempre e che l’Italia fosse andata avanti in una politica di integrazione e di unità della Patria, che la lega avesse abbandonato il suo disegno politico contro Roma ladrona e la centralità dello stato per rivendicare la patria padana. Invece no, l’avvento di Salvini ha riportato in auge tutti questi sentimenti di certi nordisti che vedono il Sud come fumo negli occhi, che riempiono il Nord di sciocchezze tipo quella che il Sud pesa sulle spalle del Nord ed è una remora allo sviluppo, pe cui accantonata la secessione bossiana, oggi con più eleganza si parla di autonomia differenziata, che altro non vuole essere che un termine più elegante per indicare la secessione. Questi signori parlano di autonomia differenziata e non si ricorda che la Sicilia, diventata la pattumiera d’Italia dove sono nati petrolchimici e pozzi di petrolio, si accontentava di povere royalties, il nord incassava il resto delle tasse che le società pagavano perché la loro sede sociale era fissata là. Ci vuole coraggio a dire che la Sicilia è una parassita, quando gli altri hanno attinto a piene mani alle sue ricchezze lasciando ai siciliani gli occhi per piangere ed i territori da bonificare dalle schifezze e dagli impianti che ormai sono diventati scheletri industriali. L’avvento di Salvini ha riportato in auge questi tipo di razzismo che pensavamo superato. Comwe tanti anni fa, anche oggi si sente dire a Milano non affittiamo case a meridionali. Questo è quello che si è sentito dire una giovane, solo perché sulla sua carta di identità c’era scritto: “nata a Foggia” Ed ancora: "Sono razzista, sono di Salvini, non ti affitto casa perché sei meridionale". I tanti meridionali che credono di potere trovare soluzione ai propri problemi votando lega sono così avvisati, la lega cambia pelo ma non certo il vizio. Nordista era e tale è rimasta, con più arroganza di quando era bossiana e con la velleitaria idea di riportare in Italia metodi e sistemi di altri tempi che gli italiani hanno sepolto con la resistenza liberando la nostra terra che è e deve restare unita ed aspirare ad uno sviluppo egualitario che parta dal Sud, se anche il Nord vuole vedere un vero rilancio dell’economia. Ne va della democrazia, ne va della conservazione di tanti diritti conquistate con le dure battaglie dei lavoratori, degli studenti, dei pensionati e delle donne. Salvatore Augello 14 settembre 2019