Da sempre si è detto che quando la volpe non poté arrivare all’uva, si consolò dicendo che era acida. Salvini però, all’uva era arrivato aveva conquistato il diritto di sedere sullo scranno del ministero dell’interno dove si era insediato portandovi il suo odio contro l’immigrazione p forse è maglio dire contro le ONG origine di tutti i suoi incubi.

Chiuse gli SPRA, chiuse i porti, dichiarò guerra all’Europa rivendicando la politica di ridistribuzione degli immigrati in tutti i paesi europei. Orientamento certamente giusto, ma che non tiene conto che a resistere a tale disegno erano i suoi amici sovranisti come lui, quali ad esempio Orban ed i paesi di visigrad o come l’Austria, che rifiutano tenacemente di accogliere la loro parte di immigrati. All’uva Salvini era arrivato e l,ha usata per portare avanti il suo disegno politico che attingeva al metodo della politica per immagini. Ora si faceva vedere sulla ruspa che demoliva fatiscenti baracche dei campi rom, senza per altro darsi pena di trovare soluzioni alternative per quelle persone dove se ne trovano anche di nazionalità italiana; ora si faceva riprendere installato sulla ruspa che dava il primo colpo per abbattere una delle tante villette abusive degli Spada. Non parliamo poi della posizione assunta nei confronti delle nave delle ONG che salvavano vite umane che rischiavano la morte per annegamento in mare e che lui si rifiutava di fare sbarcare a Lampedusa o in altro porto siciliano, ordinando che venissero rimandati in Libia dove l’Italia finanziava i così detti centri di raccolta, che altro non si sono rivelati che centri dove avveniva di tutti, lo stupro, la prostituzione, le vessazioni, i maltrattamenti. Secondo Salvini che aveva anche dotato la guardia costiera libica di navi a spese dell’Italia, la Libia era da ritenere un porto sicuro. Qualcuno avrebbe dovuto informarlo che in quella parte del mondo non esisteva da anni la pace, che era in corso da sempre uno scontro tra il così detto governo riconosciuto dal mondo e l’uomo forte che questo potere glie lo contendeva a colpi di cannone e di disastrosi bombardamenti. Quindi Salvini era arrivato “all’uva” e la usava con spregiudicatezza per aumentare il suo gradimento nei sondaggi, cercando di fare diventare la lega un partito nazionale. Su tale linea è riuscito a mettere su una rete organizzativa anche nel meridione e nella Sicilia aggregando refusi di tutti i partiti, scontenti alla ricerca di un posto al sole e di uno spazio in politica. Incurante di starsene al ministero per fare il suo lavoro, è andato in giro per l’Italia portando avanti la sua eterna campagna elettorale, cercando di mettere all’angolo i 5S e lo stesso Conte, esautorando campi di attività di altri ministeri. A completare il quadro, arriva il giro delle spiagge per portare avanti la sua incessante campagna elettorale, ha fare mettere in fila i numerosi presenti per farsi un selfi ricordo, arriva papeete, il posto dove Salvini ha definitivamente perso la cognizione della situazione, ha ritenuto giunto il momento di andare subito al voto per cambiare il governo del NO in governo del SI, ma è più corretto dire per incassare il vantaggi che i sondaggi gli attribuivano. Ecco allora, che in un delirio di arroganza e di grandezza, annuncia la fine della legislatura e chiede al suo popolo pieni poteri. Un terribile passo falso, un atto d’imperio che denota anche una scarsa conoscenza delle istituzioni e delle regole della democrazia parlamentare. Non ricorda che ad indire nuove elezioni può essere solo il Presidente della Repubblica, che forse con i deputati sarebbe bene usare un linguaggio diverso. Lui però sa che dicendo “i parlamentari muovano il culo e vadano in parlamento” suscita consenso nel suo popolo, che atteggiarsi a macio, a bullo, fino ad ora gli ha portato fortuna, da questa convinzione, dalla certezza di essere condiviso, parte questo suo sbagliatissimo affondo, che alla fine ha voluto significare che il tavolo si è rovesciato, che l’uva è caduta tutta per terra e che ormai non c’erano più gli estremi per riallacciare un discorso da tempo difficile. Allora si grida all’inciucio all’attaccametno alle poltrona e cose di questo tipo, come se la sua battaglia non mirasse ad aumentare le poltrone della lega in barba anche al defunto centro destra del quale ormai rimane davvero molto poco, specialmente della pare che si ispira al centro. Lasciamo stare che i leghisti che accusano gli altri di essere poltronari, non hanno pensato nemmeno all’atto di decenza di dimettersi, anzi rincarano la dose e dicono che i loro presidenti di riunione non si dimetteranno. Non è un essere attaccati alla poltrona questo modo di comportarsi? Pensiamo proprio di si, per fortuna l’accordo M5S e PD, anche se in mezzo a difficoltà prevedibili, alla fine ha visto la luce, condannando alla sconfitta non solo Salvini ed i sovranisti italiani, ma anche i sovranisti europei che parlano male dell’Europa ma non disdegnano di attingere alle casse europee. Vedremo cosa ci porterà il tempo, vedremo se questo che era partito come il governo della discontinuità riesce a portare l’Italia fuori dalle secche dove era stata portata. Intanto è positiva la reazione dei mercati, come è completamente cambiato l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dell’Italia che torna al suo antico prestigio e cosa di grande rilievo, questo governo allontana la deriva fascista che sta pigliano piede in Italia. Vedremo cosa ci dirà il tempo ed i fatti reali. Salvatore Augello 13 settembre 2019