Non si può dire che questo mese di agosto appena trascorso, sia stato un tranquillo mese di vacanze per la politica. Mentre gli italiani si abbronzavano sulle spiagge del Bel Paese, o si godevano la frescura delle montagne e dei boschi quando non venivano presi di mira dai piromani,

qualche cosa succedeva al parlamento appena chiuso per la pausa estiva. Salvini in un delirio di arroganza , mentre conduceva la sua ossessiva campagna elettorale girando le spiagge italiane, lancia il suo affondo alla democrazia: chiede al popolo pieni poteri per liberarsi da chi diceva NO e per fare un governo da lui definito del SI. Un autogol del superuomo che sapeva da tempo di stantio, che rievocava ed in qualche modo favoriva vecchi metodi del passato antidemocratici che gli italiani hanno già sconfitto con grandi sacrifici nel 1945 con la dissoluzione della Repubblica di Salò. La minaccia di presentare una mozione di sfiducia in Senato, mentre i ministri della lega restavano saldamenti legati alle proprie poltrone, non è servita a fermare la decisione di Giuseppe Conte, che finalmente stanco di apparire il premier ombra condizionato dai due vice, ma più da Salvini, stanco di subire mortificazioni, scavalcamenti, arroganza e spocchia, ha tirato fuori gli attributi per dire a Salvini, che visto che lui non aveva il coraggio di andare fino in fondo, ci pensava il premier ad assumersi la responsabilità di dichiarare chiusa l’esperienza del governo giallo verde che finiva lì. Il tutto in un discorso in cui ha rimproverato a Salvini i suoi metodi, la sua arroganza, la speculazione fatta sulla pelle degli immigrati segregati a mare, il suo delirio sovranista, che aveva isolato l’Italia costringendolo a correre sempre ai ripari in Europa, dove cercava di rimediare alla meglio la posizione italiana. Finito quel discorso, dopo gli interventi dei vari gruppi, dopo la proporla della lega che dichiarava di tenere la porta aperta per un ritorno al passato, dopo la posizione di FdI che reclamavano a gran voce il ritorno alle urne, così come FI e dopo avere preso atto che la lega aveva ritirato la mozione di sfucia, ma dopo che la frittata era stata fatta, come ha detto Di Maio, Conte si è recato al Quirinale per consegnare nelle mani di Mattarella le sue dimissioni. Il Presidente ha tenuto il suo primo ciclo di consultazioni, dando il tempo alle forze politiche in parlamento di vedere se esisteva una strada e una alleanza stabile e credibile, capace di dare vita ad un nuovo governo. Secondo giro di consultazioni mentre FI lega e FdI continuano ad attaccare il M5S per il tentativo in atto di fare un accordo con il PD per un governo da Salvini definito “truffa e poltronista”. Il M5S eludendo tutte le offerte che venivano dalla lega, ha comunicato la disponibilità ad aprire contatti con il PD ed il centro sinistra, disponibilità che ha fatto decidere Mattarella ad dare a Conte un mandato esplorativo. Laboriosa e lunga la trattativa tra i due partiti maggiori e le forse minori, Conte fa le sue consultazioni mentre le delegazioni dei due partiti cominciano a parlarsi. Vice premier si vice premier no, alla fine il terreno viene sgombrato dalla richiesta di vice premier che il PD avrebbe voluto unico e che il M5S avrebbe voluto anche per Di Maio, ricalcando così lo schema lega 5S, cosa non gradita al PD. Trattativa lunga e laboriosa che ha suscitato anche la reazione di Grillo che esorta i suoi a non farsi scappare l’occasione unica per dare al Paese un governo, per bloccare l’IVA e per aprire una stagione di riforme. Dura la reazione della destra e di Salvini, che mentre accusa gli altri di essere legati alla poltrona, annuncia che la lega non farà dimettere i presidenti di commissioni, palese esempio di quall’attaccamento alla poltrona ed al potere che la lega rimprovera agli altri. Alla fine, ormai sembra essere in dirittura d’arrivo. I due partiti vanno avanti con l’accordo, mentre Conte chiuso nel suo ufficio a Palazzo Chigi, prepara il nuovo programma da presentare ai partiti che sosterranno il governo e che porterà a Mattarella nei prossimi giorni, probabilmente con la lista dei Ministri già pronta. Si poteva evitare questa alleanza? Certamente si, ma il prezzo da pagare era e resta alto, un prezzo che sarebbe ricaduto tutto sulle spalle degli italiani, che dovrebbero fare il conto con l’aumento dell’IVA al 25%, con l’aumento del debito pubblico, con l’aumento degli interressi, in una parola con la recessione che resta ancora dietro la porta, pronta ad aggredire una economia, quella italiana, che è la peggiore nel contesto di quella europea tutta in ritirata. Ma partiti come il PD non possono fuggire dalle responsabilità quando si tratta di fare il bene del Paese e dei cittadini, un partito che ha retto il governo per tanti anni, è giusto che si assuma in questo momenti difficile le sue responsabilità di fronte ai propri elettori e di fronte a tutto il Paese. Ben vengo dunque questo governo se esso è l’unica cura a cui è necessario sottoporre il paese ammalato che ha bisogno di essere risollevato. Vedremo se il tentativo raggiunge esito positivo e vedremo i provvedimenti che questo governo sceglierà di mettere in atto per curare l’economia del nostro Paese. Salvatore Augello 02 SETTEMBRE 2019