La direzione nazionale del Pd si è conclusa con l'approvazione a larghissima maggioranza, e senza nessun voto contrario, della relazione con cui Nicola Zingaretti ha aggiornato e precisato le scelte di fondo già discusse nell'ultima Assemblea.

Non è stata una riunione semplice, e i toni della discussione sono stati anche accesi a tratti. Ma preferisco di gran lunga questo alla polemica a colpi di tweet e di battute in Tv. Abbiamo dei temi di fondo sui quali l'unità del Pd non è scontata e non può avvenire per editto. Sui contenuti programmatici - il lavoro che cambia, l'emergenza climatica, la lotta alle diseguaglianze, la politica industriale, il fisco - è giusto lavorare su un doppio livello: il primo è la Costituente delle Idee come strumento per definire il Piano per l'Italia, una base programmatica complessiva per un'alleanza di Centrosinistra nuova, larga, aperta ai movimenti sociali e al civismo, con cui presentarci alle prossime elezioni politiche. Il secondo è quello dell'identità, di come far emergere il tema che ci rappresenta di più, le parole che indicano l'essenza di ciò che il Pd vuole essere. Il secondo però non può che discendere dal primo, da un dialogo vero con la società italiana, dentro il quale il Pd riesca ad indicare i suoi riferimenti e i suoi obiettivi prioritari. Personalmente ritengo che la chiave del cambiamento principale sia la sostenibilità - economica, sociale, ambientale, politica - dello sviluppo. Non è uno slogan, non è un'ovvietà perché, se questa idea diventa davvero il nostro nuovo tratto identitario, occorre definire una puntuale strategia di governo capace di guidare la transizione verso un nuovo paradigma dello sviluppo capitalistico. In questo contesto è tornata tra noi, grazie all'intervento di Dario Franceschini, anche una discussione sulla natura del Movimento 5 Stelle e della Lega. Un tema che è necessario approfondire di più, evitando al nostro interno scomuniche, caricature, insulti via social. Per una ragione politica e ideale di fondo: la necessità di combattere per far sì che i valori essenziali della Costituzione possano tornare ad essere patrimonio di una larga parte delle forze politiche. La destra che Salvini incarna - in una cornice internazionale ben definita - ha sdoganato razzismo, xenofobia, omofobia, nazionalismo. Nel corpo del M5S - che poco più di cinque anni fa proponeva Rodotà presidente della Repubblica e oggi vota i decreti sicurezza scritti da Salvini - convivono pulsioni contraddittorie e diverse. Dire che 5S e Lega non sono la stessa cosa non significa non vedere le distanze, spesso siderali, tra noi ed entrambi i partiti al governo. Significa però fare pienamente il nostro mestiere di opposizione, per esempio cogliendo come i 5S in queste ultime settimane abbiano mostrato un atteggiamento ben diverso dalla Lega in Europa sia al momento dell'elezione di Sassoli sia della nuova Presidente della Commissione. Nessuno ipotizza alleanze ora, nessuno fa sconti sulle responsabilità enormi che il M5S porta per le scelte assurde e sbagliate del Governo giallo-verde. Ma non possiamo rinunciare ad una battaglia politica e culturale per disarticolare la maggioranza Lega-M5S ne' ad un'iniziativa rivolta a quell'elettorato deluso dei 5S che ora capisce di aver perso molto più dell'anima nell'alleanza con Salvini. Detto ciò, il confronto di oggi, pur vivace, è stato utile e ha prodotto un passo avanti. L'unità del Pd è un processo che si costruisce attraverso il confronto e l'ascolto. Se, come è parso oggi, una parte della minoranza congressuale ha interesse per un dialogo vero sui contenuti e sulle proposte non potrà che trovare un orecchio attento nel segretario e nella maggioranza che lo sostiene. Questa è una responsabilità che riguarda tutti ma soprattutto chi ha la guida del partito, come ha giustamente sottolineato Zingaretti più volte oggi. La mancanza di visione, le divisioni, l'inconcludenza della maggioranza giallo-verde sono sotto gli occhi di tutti. Questo non significa che il governo vada in crisi domani e che dopodomani si vada alle elezioni. Tuttavia dobbiamo continuare a lavorare perché agli occhi della larga opinione pubblica appaia sempre più chiara una alternativa di cui il Pd è oggettivamente il perno. E la rotta che oggi la direzione ha tracciato è quella giusta, faticosa magari ma anche l'unica possibile. (Marina Sereni)