(SA) - Come si può vedere nella fotografia accanto presa da internet, le gabbie salariali già esistono, senza che la lega le renda ufficiali e legali. Già oggi, esiste in atto una media salariale che distanzia le varie regioni, tanto che mediamente il salario annuo, al nord è il 30% maggiore di quella di un operai del sud.

Un governo che vorrebbe fare gli interessi del Paese, dovrebbe combattere questa indegna forbice che esiste tra Nord e Sud, che si allarga sempre più, fornendo l’immagine di un Nord opulento e di un sud alle corde. Altro che legalizzare questa situazione. Oggi la battaglia di un governo che si rispetti, dovrebbe essere quella di garantire a tutti i propri cittadini uguali diritti, uguali livelli salariali, uguali standard di vita. Di ben altra idea è la lega, che vorrebbe cristallizzare ed aggravare questa situazione, dimenticando che anche le grosse aziende che operano al sud e che hanno sede sociale al nord, le loro tasse le pagano al nord frodando i cittadini del sud che dell’industrializzazione e fino ad ora hanno ricevuto solo la parte negativa: la devastazione del territorio, il depauperamento anagrafico, l’inquinamento. E’ ora di finirla. Chi ama il Sud lo dimostri, battendosi per ristabilite equilibri di civiltà e di vita accettabili e non pannolini caldi sotto forma di assistenzialismo. (SA)

RIPORTIAMO QUI APPRESSO UNA NOTIZIA APPARSA SU AGENZIA 9 COLONNE

Roma - Si fa difficile la partita sulle autonomie regionali differenziate, un tema previsto nel contratto di governo ma sul quale le posizioni di Lega e Movimento 5 Stelle erano e sostanzialmente restano tutt’oggi piuttosto distanti. Al termine di un Consiglio dei ministri, quello del 17 luglio, segnalato come molto caldo i passi avanti attesi ci sono stati solo in parte, e anzi a un certo punto si è rischiato lo scontro in particolare su quelle che il ministro per il Sud Barbara Lezzi chiama “gabbie salariali”: “Noi ne abbiamo parlato, ne ha parlato la Lega che sostanzialmente vuole tornare indietro di 50 anni. Noi vogliamo andare avanti e non tornare indietro, se ci sono dei meccanismi che premiano alcune categorie noi non siamo d'accordo". Già primi da ambiente dei 5S trapelava l’assoluta indisponibilità “ad alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al Centro Sud, una proposta che spaccherebbe il Paese e la consideriamo discriminatoria e classista”. Dalla Lega intanto arrivano accuse analoghe ma opposte: “Invece di andare avanti si torna indietro, Il Movimento 5 Stelle vuole condannare il Sud all’arretratezza”. Tuona il leader del Pd Nicola Zingaretti: “Emergono tutte le contraddizioni di una maggioranza senza una visione del futuro. Sul fisco, sull'immigrazione, sullo sviluppo, sulla sicurezza e ora sull'autonomia. Salute, scuola, welfare sono diritti costituzionali da difendere. L'Italia deve migliorare, non può essere distrutta". (NoveColonneATG)