(SA) - Una vecchia massima recita: “chi si contenta gode”. Alcuni amici del MAIE, non solo si contentano e condividono la riduzione dei parlamentari eletti all’estero, tanto da avere votato a favore, ma arrivano a dire che non capiscono il suicidio degli eletti del PD che hanno votato contro.

Intanto, riteniamo importante sottolineare il fatto che nel corso della votazione al Senato, si sono verificati fatti anomali: FI con un comportamento pilatesco, non partecipa al voto; FdI vota a favore del taglio, con buona pace per Tremaglia che si è battuto per anni per ottenere quella legge; il MAIE da buon difensore dei diritti degli italiani all’estero vota a favore della riduzione, lo stesso dicasi per la lega, con Calderoni che gongola ed il M5S che posta uno dei soliti messaggi – riduzione dei parlamentari: impegno mantenuto. L’unico voto contrario arriva dal PD, che si conferma l’unico baluardo a difesa dei diritti degli emigrati. La seconda cosa che vogliamo sottolineare, è la posizione del MAIE, che non solo ha votato per la riduzione degli eletti all’estero, ma ha la pretesa di leggere questa innegabile sconfitta come una grande vittoria. E’ una nuova esibizione del MAIE, che è diventato un esperto nel rigirare la frittata. Oggi scambia una sconfina per una vittoria, tutti i giorni si ritrova sulle agenzie di stampa per documentare un’attività di crescita del movimento, che vuole accreditare l’idea di un movimento che unisce tutte le associazioni, anche se così non è, vuole documentare un attivismo del suo capo, che spesso non porta alcun beneficio alla politica in favore degli italiani all’estero, ma che serve solo a dare l’impressione che il movimento allarga la sua influenza. Oggi, uno dei tanti che fanno da amplificatore alle millanterie del movimento, accusa i parlamentari del PD, perché non hanno votato la riduzione del numero dei parlamentari, che è identica alla proposta a suo tempo fatta da Renzi. Mai si è visto un tentativo tanto eclatante di arrampicatura sugli specchi o di rigiramento di frittata, come quella di volere trovare similitudini tra la proposta Renzi e l’attuale diminuzione dei parlamentari. La riforma di Renzi era molto più articolata. Mirava alla eliminazione del bicameralismo perfetto, trasformando il Senato in Camera delle autonomie dove sarebbero seduti i rappresentanti delle regioni e delle province autonome, non avrebbe più votato la fiducia al governo, non avrebbe avuto potere di fiducia sul governo, non avrebbe più avuto il compito di votare la maggior parte delle leggi, che passava ad essere competenza esclusiva della Camera, con notevole snellimento della vita parlamentare, aumento del ruolo del Parlamento e velocizzazione della democrazia. Cosa diversa è l’attuale riforma della Costituzione, che prevede un taglio lineare raggiungendo quasi lo stesso livello di riduzione dei parlamentari, ma diminuendo ancora di più il potere di rappresentanza degli eletti all’estero, verso i quali aumenta la distanza tra quanti abitanti rappresenta un eletto in Italia e quanti ne rappresenta un eletto all’estero, un rapporto di rappresentanza, che viola il dettato della Costituzione Italiana. Al MAIE è giunta la notizia, che la popolazione italiana diminuisce di oltre 3 punti percentuali, mentre gli iscritti all’AIRE aumentano notevolmente? Secondo i dati ISTAT, ad inizio del 2018 gli iscritti all’AIRE erano arrivati a 5,1 milioni. Se due più due fa quattro, a fronte di un taglio dei parlamentari eletti in Italia, dovrebbe corrispondere un aumento degli eletti all’estero, non fosse altro che per rispettare quanto afferma la Costituzione Italiana. Ma evidentemente al MAIE si guarda da un’altra angolazione che non tiene conto del numero di popolazione, ma solo del fatto che oggi un taglio significa vittoria e per questo il MAIE che rappresenta gli interessi degli italiani all’estero ha votato la proposta del governo. La realtà però dice ben altro ossia dice che non ci sono stati attacchi maggiori agli organi di rappresentanza degli italiani all’estero da quando in questo governo c’è un sottosegretario all’emigrazione. L’Assurdo di cui si lamentano i rappresentanti del MAIE semmai sta nel fatto che sia il movimento che la lega ed il M5S, presentano loro liste tra quegli italiani all’estero, dei quali poi, con tanta evidenza non ne rappresentano affatto interessi e diritti. (Salvatore Augello) Già un’altra volta abbiamo tenato di spiegare la differenza che passa tra la riforma presentata da Renzi in materia di riduzione dei parlamentari e quella approvata già in seconda lettura al senato del governo giallo verde, con il voto favorevole del MAIE. Evidentemente non siamo stati abbastanza chiari, se oggi, ItaliaChiamaItalia ripropone la riduzione come una vittoria. Si dice nella vita, che chi si contenta gode. Questo è quello che sta facendo oggi il MAIE che attraverso la nota del direttore di ItaliaChiamaItalia, non solo esprime soddisfazione per la riduzione dei parlamentari eletti all’estero, ma spaccia la cosa come una vittoria del movimento, che a suo dire si batte per gli italiani all’estero. Contento lui! Ma noi non siamo contenti, non solo perché il fatto è lungi mille miglia dagli interessi degli emigrati, ma anche perché vi sono parecchie differenze ancorché corrisponde il numero finale dei parlamentari. Una delle differenze certamente di sostanza e non di forma, sta nel fatto che quando si opera una riduzione di un diritto, è buona norma evitare i tagli verticali e puramente numerici, ma rapportare gli stessi facendo attenzione che il taglio lasci intatti gli stessi diritti di rappresentanza. Ora è chiaro a tutti che il livello di rappresentanza degli emigrati nel parlamento italiano parte già svantaggiato rispetto al livello di un eletto in Italia. Basta dare uno sguardi a quanto dice la Costituzione italiana in materia di rappresentanza. Nella riforma Renzi, la eliminazione dei senatori si spiegava con il fatto che veniva tolto il bicameralismo perfetto ed il Senato che veniva riportato a 100 senatori, diventava la camera delle autonomie locali con limitati compiti di rappresentanza, quale ad esempio la fiducia al governo e l’approvazione della maggior parte delle leggi, che si apparteneva solo alla Camera. Con questo modo è innegabile che ci guadagnava la democrazia e si aveva una accelerazione nella discussione ed approvazione di una legge, che finiva di fare avanti e indietro dalle due camere che ad oggi hanno gli stessi poteri, cosa che conservano anche dopo il taglio. In questo modo, si raggiungevano due obiettivi: ridurre i parlamentari di oltre duecento unità e snellire l’iter legislativo rendendo più veloce l’approvazione delle leggi. Questo lo dice uno che ha votato NO al referendum, malgrado questo aspetto positivo, poiché altre parti della riforma non erano in linea con il mio modo di vedere, ma che se la stessa si fosse fermata solo alla riduzione dei parlamentari ed alla eliminazione del bicameralismo, avrebbe votato con un convinto SI.(Salavatore Augello)