“La migliore difesa è l’attacco”, dicevano i critici del calcio all’italiana quando quel sistema di gioco incominciava ad imporsi. La stessa regola sta seguendo il MAIE per nascondere la gravità del voto favorevole dato alla modifica costituzionale che taglia gli eletti della circoscrizione Estero da 18 a 12,

rendendo quasi simbolica una rappresentanza degli italiani all’estero dispersa nei diversi continenti. Un voto preceduto e accompagnato dal complice silenzio del Sottosegretario Merlo, che pur di restare legato alla poltrona, tradisce il suo mandato di titolare della delega per gli italiani nel mondo. Anziché parlare della progressiva distruzione della rappresentanza e delle incognite legate ad un sistema elettorale, annunciato dalla maggioranza, in base al quale per votare all’estero è necessario prenotarsi, con un’ovvia caduta verticale degli elettori effettivi, il MAIE e la sua gazzetta di propaganda non trovano di meglio che scomodare la riforma costituzionale di Renzi di tre anni fa, non convalidata dal referendum confermativo, che prevedeva l’abolizione del Senato. Una riforma che operava una profonda trasformazione delle funzioni delle due Camere, oltre che uno snellimento della composizione e dell’attività del Parlamento. Con i suoi consueti giochi di prestigio, il MAIE, continua ad invocare i senatori eletti all’estero… senza Senato elettivo, se la riforma fosse passata. E aggiunge una vera perla di ignoranza e rozzezza costituzionale parlando di senatori eletti con voto diretto in un organismo costituito con voto indiretto (il Senato delle Regioni) e assimilando la circoscrizione Estero ad una regione italiana, trascurando il piccolo particolare che le Regioni italiane sono indicate una per una in Costituzione, precisamente all’art. 131, e non sono materia da self service. Ma poi, se quella riforma era orribile, come mai il MAIE si è opposta a quella e ha votato a favore di questa, che per gli italiani all’estero produce esattamente gli stessi effetti numerici? Di fronte alla linea di questo governo verso gli italiani all’estero, che ha inanellato in un anno l’esclusione dal reddito di cittadinanza e da quota 100, il mancato prolungamento del Fondo per la lingua e la cultura, il taglio della rappresentanza, l’abolizione del Comitato per gli italiani nel mondo del Senato, l’annuncio di una riforma elettorale restrittiva, il freno per chi richiede la cittadinanza per matrimonio e il raddoppio dei tempi delle pratiche, l’incognita di un intervento generale sulla cittadinanza, l’unica cosa seria e coerente che il rappresentante del MAIE al governo avrebbe dovuto fare è dimettersi per non diventare complice di questa deriva. Invece sta lì, a inventarsene una ogni giorno per nascondere il vuoto di risultati e per restare seduto sulla poltrona, anzi sullo strapuntino: “la migliore difesa (della poltrona) è l’attacco”. I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro