ROMA\ aise\ - È stata una riunione intensa, durata oltre due ore quella che ha visto il sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, intervenire in Commissione Esteri del Senato questo pomeriggio. Una riunione, ha riferito all’Aise il senatore Claudio Micheloni (Pd), l’unico eletto all’estero in Commissione, in cui "si è parlato di tutto".

 Il sottosegretario Mantica è intervenuto con "una illustrazione a 360° gradi delle politiche per gli italiani all’estero che intende portare avanti", a partire dalla prima scadenza della Conferenza dei Giovani, per poi passare alle elezioni di Comites e Cgie con l’ipotesi di un loro eventuale rinvio, per poter votare dopo il rinnovo delle leggi, e la necessaria riforma del Ministero degli Affari Esteri, definendo un nuovo funzionamento della rete consolare. "E poi alla fine il sottosegretario ha annunciato i tagli per il 2009 previsti dalla Finanziaria". In 35 minuti di intervento, il senatore Micheloni ha parlato "pochissimo dei tagli", ma ha voluto spiegarci il perché solo al termine di un discorso, quello fatto in Commissione, "molto semplice", ha detto. Il senatore del Pd è partito dalla Conferenza dei Giovani, che vedrà oltre 400 delegati e più di 200 invitati dal 10 al 12 dicembre a Roma. L’incontro si aprirà alla Camera dei Deputati, alla presenza del presidente della Repubblica Napolitano e dei presidenti di Camera e Senato, per poi spostarsi nella sede della Fao, dove si parlerà di ingresso nel mondo del lavoro, modernizzazione della rete informativa e si rifletterà sull'identità italiana in un mondo multiculturale, tenendo presente che molti giovani sono di seconda o terza generazione e parlano l'italiano come seconda lingua. Micheloni ha riconosciuto che "il ministero sta facendo un buon lavoro, il massimo possibile considerando la riduzione dei finanziamenti", ma ha voluto mettere in chiaro che "la Conferenza dei Giovani non è l’incontro dei giovani italiani nel mondo con il governo o con una maggiornanza o con un’opposizione. È l’incontro dei giovani italiani nel mondo con il Paese e dunque l’organizzazione, gli interventi, i partecipanti a questa conferenza dovranno essere organizzati e concepiti al di fuori del concetto di mero governo e di maggioranza". Sull’ipotesi di rinvio delle elezioni dei Comites – con cui slitterebbero anche quelle del Cgie – il sottosegretario Mantica ha proposto che in Commissione si crei un tavolo di lavoro per discutere della possibilità eventuale di riforma. Ma per il senatore Micheloni "il problema non sta nel rinvio delle elezioni": discuterne sarebbe un "falso dibattito". Piuttosto bisogna guardare ai prossimi due mesi e capire "se siamo in grado di metterci d’accordo su una proposta di riforma", perché "se ci sarà l’accordo", ha spiegato, "si potrà discutere sull’utilità o meno di rimandare le elezioni", altrimenti, ovvero se non si raggiungerà alcun accordo, "si dovrà votare nella data prevista". Il punto sta dunque nell’utilizzare al meglio il tempo disponibile per tentare di rinnovare non solo i Comites, ma "soprattutto la funzione del Cgie", perché per il senatore eletto all’estero "è assurdo pensare che si possa continuare con il Cgie così com’è, dopo le elezioni dei parlamentari nella circoscrizione estero, come altrettanto assurdo è immaginare che il Cgie non serva più. Serve un altro tipo di Cgie ed è perciò fondamentale che esso sia rinnovato". Claudio Micheloni ha dato in tal senso la sua "disponibilità, anche come gruppo, a lavorarci", disponibilità che è stata raccolta anche dal sottosegretario Mantica e dal presidente Dini "e vedremo già nei prossimi giorni cosa riusciremo a produrre". Una "certa concordanza" Micheloni ha riscontrato oggi anche su ciò che si deve intendere come "riforma della rete consolare": in questo caso "non parliamo di quella che chiamano ristrutturazione, che poi vuol dire semplice chiusura di uffici, ma parliamo di una riflessione e un lavoro di fondo per far capire che questo nostro Ministero degli Esteri ha due missioni". La prima, "che è la più importante ed immediata per il Paese", consiste nel saper "vendere l’Italia" all’estero, ossia "rinnovarsi" ed "essere presenti in tutto il mondo", specie nei Paesi emergenti, "come Paese dinamico, come una potenza economica", con tutte le ricadute positive che ciò comporta. E qui "c’è bisogno di diplomazia e di competenze speciali da parte dei consoli, ad esempio". C’è, però, poi anche una seconda missione "che è quella di fornire servizi alle comunità importanti che abbiamo all’estero" e per far ciò "bisogna inventare delle nuove figure, dei nuovi uffici, bisogna essere presenti in Europa e utilizzare le risorse in loco", ovvero il personale più giovane, meno costoso e più efficiente, per offrire alle comunità "una diplomazia moderna e dinamica". Quanto alle altre questioni che riguardano gli italiani all’estero, Claudio Micheloni è stato chiaro. "Questo governo, questa politica italiana devono rispondere ad una domanda: devono dire se gli italiani all’estero sono una risorsa per questo Paese, se si tratta di una cosa seria o solo di uno slogan". E, ha aggiunto, "se la risposta è sì, è una cosa seria, allora occorre fare i conti con quello che stanno facendo gli altri Paesi in Europa". E qui Micheloni ha spiegato: "oggi in Italia c’è chi rimette in questione il voto all’estero, chi rimette in questione le nostre rappresentanze, chi dice che i parlamentari eletti all’estero non abbiano senso e siano un’anomalia in Europa e nel mondo. Ebbene queste persone forse non sanno che il 30 settembre si sono riuniti a Parigi, su iniziativa del presidente francese di turno dell’Ue, i rappresentanti dei cittadini europei che vivono fuori dal loro Paese e tutti hanno preso ad esempio il sistema di rappresentanza italiano", convinti che questa sia "la direzione giusta verso cui andare. E ciò è talmente vero", ha continuato Micheloni, "che la Francia di Sarkozy nel luglio scorso ha modificato la Costituzione e alle prossime elezioni politiche i francesi emigrati eleggeranno i loro deputati. Altri Paesi stanno lavorando per andare nella nostra direzione e noi in Italia stiamo discutendo se dobbiamo sfasciare tutto". Ecco perché il senatore ha chiesto al governo e ai colleghi in Commissione di rispondere a questa domanda: "siamo importanti per il Paese? è importante - per l’Italia molto più che per noi - questo tipo di rapporto? per l’economia, per la cultura, per la politica, per i rapporti internazionali?". Ed ancora una volta ha ribadito: "se la risposta è sì, mettiamoci a ragionare, se la risposta è no, allora è un altro discorso". Ma per il parlamentare eletto in Svizzera "gli effetti dei tagli previsti per il 2009 in Finanziaria" vanno in un’altra direzione: "tagliano i ponti con gli italiani nel mondo". Basti pensare alla riduzione dello stanziamento dei corsi di lingua e cultura, passato dai 34 milioni di euro nel 2008 ai 14 del 2009. La conseguenza? "Gli enti gestori in Svizzera hanno deciso, sabato scorso, di licenziare tutti gli insegnanti per la fine gennaio 2009". E questo "vuol dire uccidere tutto quello che abbiamo costruito all’estero". A questo punto, per Claudio Micheloni "non si tratta di fare una piccola battaglia o presentare degli emendamenti", che, peraltro, secondo il senatore del PD, "in questa Finanziaria non avranno alcun esito". Dunque, "non si tratta solo di trovare un milione in più o un milione in meno": serve "una risposta politica: se prendiamo sul serio gli italiani all’estero, si deve lavorare e investire su di loro". A sostegno delle sue riflessioni, Micheloni ha portato alcuni esempi. Ed eccola di nuovo, la Francia, che "per la diffusione e l’insegnamento della lingua francese nel mondo spende 325 milioni e mezzo l’anno", ai quali si aggiungono "375 milioni e mezzo di euro per i loro centri culturali", il corrispettivo dei nostri Istituti di Cultura. Insomma, "questo – la Francia – è un Paese che prende sul serio la propria comunità all’estero, perché ha capito che è una risorsa". Il senatore Micheloni è realista: "non dico che l’Italia debba investire cifre di questo tipo, perché non ne abbiamo i mezzi", ma da lì ai nostri 14 milioni di euro per il 2009 c’è un abisso. Un altro esempio? Per l’Assemblée des Francais de l’Etranger, che equivale al nostro Cgie, il governo francese stanzia 6 milioni e 800 mila euro l’anno: "il nostro Cgie quest’anno ha avuto 2 milioni e l’anno prossimo avrà 1 milione e mezzo". E, ha ricordato il senatore Micheloni, "i francesi emigrati sono circa due milioni, mentre noi siamo quasi cinque milioni". Per il senatore eletto all’estero non si tratta di "discutere sui tagli e chiedere al governo di ripristinare i fondi" tagliati, quanto piuttosto di mettere le carte in tavola e parlare chiaramente. Per questo oggi proprio Micheloni ha informato la Commissione che "con il gruppo del PD in Senato, nei prossimi giorni, presenteremo una mozione per un dibattito in Aula sulla politica per gli italiani all’estero", nella convinzione che occorra in Senato "un dibattito generale con il governo" al quale verrà chiesto "un intervento, fuori della Finanziaria - perché lì il senatore è convinto che "non si otterrà nulla" - per riportare le risorse necessarie ai capitoli per gli italiani all’estero al livello di quest’anno" e mantenerle tali il "tempo necessario" a fare riforme altrettanto "necessarie". Su questo il senatore ha riscontrato una certa "sintonia" anche con il sottosegretario Mantica: "siamo tutti convinti che siano necessarie delle riforme" anche "profonde" del Ministero degli Affari Esteri, che rivedano tanto i servizi consolari, quanto i corsi di lingua e gli IIC. Ma occorre tempo e "noi", ha detto Micheloni. "siamo disponibili ad un lavoro di collaborazione" ed anzi, ha precisato, "gradiremmo anche che ci sia un lavoro il più trasversale possibile e che si trovi il più largo consenso possibile". Su questo oggi, in Commissione, Claudio Micheloni ha già incassato l’apertura del senatore Francesco Maria Amoruso del PdL - di cui ha detto di aver "apprezzato l’intervento" -, che "a nome del suo gruppo si è dichiarato assolutamente disponibile ad un lavoro urgente di ricerca del più ampio consenso sui temi che abbiamo trattato oggi" e si è inoltre "dichiarato disponibile a sostenere il dibattito in Aula", ritenendolo "un momento necessario e importante". Quanto al sottosegretario, questi nella sua replica, oltre a rilanciare l’intenzione di istituire immediatamente "un tavolo di lavoro per vedere se c’è disponibilità di modificare a breve le leggi istitutive di Cgie e Comites", i famosi due mesi, "si è dichiarato anche disponibile e interessato ad un confronto con il governo ed il Senato" sulla mozione che il PD presenterà a breve. Claudio Micheloni ci sta lavorando e la mozione "sarà pronta entro quattro o cinque giorni" per poi essere presentata in Senato. Intanto oggi il senatore si è detto "soddisfatto delle reazioni generali che ci sono state a questa nostra proposta". Un’ultima battuta Micheloni l’ha voluta riservare all’informazione, sulla quale occorre fare "una riflessione davvero profonda", guardando, ancora una volta, a quei Paesi che prendono "sul serio" l’informazione per la diffusione dell’immagine del proprio Paese nel mondo. Come la Germania che "spende 273 milioni di euro l’anno" per la Deutsche Welle, televisione paragonabile alla nostra Raitalia, alla quale vanno invece "poco meno di 50 milioni". Senza contare "quello che si dà alla stampa e alle agenzie": per Micheloni "sono briciole". Tocca allora tornare a quella "domanda di fondo" posta oggi ai colleghi in Commissione e "se si risponde sì", ha detto il parlamentare eletto all’estero, "bisogna poi essere conseguenti" e capire, come i Paesi che già seguono questa politica con "ben altre risorse", che qui non si tratta di spese, ma di "investimenti", che garantiscono "un ritorno economico e politico importante per il Paese". E torniamo così alla missione della nostra diplomazia. "Bisogna uscire dal concetto, di gran lunga superato, di spesa e di rapporto assistenzialistico" con le nostre comunità, ha riaffermato Micheloni. L’Italia "deve avere il comportamento morale ed etico di rispondere ai problemi assistenziali dei nostri emigrati in America Latina che sono sotto la soglia di povertà", perché "questo è un problema di dignità della politica e del Paese". Ma poi, ha concluso, "una volta che avremo risposto a questi problemi", sarà la volta degli investimenti. (raffaella aronica\aise)