ROMA – - No compatto dei Comites al taglio dei parlamentari eletti all’estero. Da più parti si è infatti levata la voce contro il rischio di riduzione dei rappresentanti eletti nella Circoscrizione Estero, che, allo stato attuale, da 18 passerebbero a 12, 8 alla Camera e 4 al Senato.

Presieduto da Raffaele Napolitano, il Comites di Bruxelles, Brabante e Fiandre ha espresso la sua “forte preoccupazione” per una riforma costituzionale che torna ora in seconda lettura in Senato mantenendo una misura, quella della riduzione dei parlamentari esteri, che, osserva il Comites, “non risponde alle esigenze degli italiani all’estero, la cui presenza è raddoppiata nel corso degli ultimi anni”. Il Comites, quindi, ha invitato i politici italiani “che dovranno votare il provvedimento a tenere conto del fatto che il fenomeno della nuova emigrazione è in continua crescita, pertanto sarebbe auspicabile aumentare il numero dei rappresentanti italiani all’estero, invece che ridurlo”. Sulla stessa linea il Comites del Cile, che “di fronte all'iniziativa che pretende di ridurre i parlamentari eletti all'estero proporzionalmente alla riduzione totale del numero di parlamentari”, ha espresso “la propria opinione contraria”. il presidente del Comites cileno, Claudio Curelli, ha ricordato che “gli elettori all'estero rappresentano più dell'otto percento degli elettori totali e che ciò nonostante, la rappresentazione parlamentaria attuale è inferiore al 2 per cento”. Dunque “gli italiani all'estero si trovano già sottorappresentati” e, ha aggiunto Curelli, “un’ulteriore riduzione significherebbe l'annientamento dell'importante presenza dei parlamentari eletti all'estero”. In una democrazia, specie se di tipo parlamentare come quella italiana, ha osservato Curelli, “gli eletti all'estero sono fondamentali per rappresentare gli interessi di tutta un’altra Italia, fatta di quattro milioni di italiani all'estero, vera risorsa per l'Italia nel mondo globale. Questo è stato il senso della legge Tremaglia che dal 2006 ha ridato il diritto di voto per gli italiani all'estero”. L’Intercomites di Francia, attraverso il suo coordinatore Salvatore Tabone, presidente del Comites di Metz, si è rivolto al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e al suo segretario generale, Michele Schiavone, affinché si facciano portavoce del “no” dei Comites ad una riforma costituzionale lesiva dei diritti dei connazionali all’estero. Lo stesso Schiavone peraltro aveva fatto pervenire ai 107 Comitati degli italiani all’estero una documentazione completa del dibattito parlamentare svolto precedentemente, sollecitando i Comites ad intervenire con proposte e richieste. “E i Comites lo stanno facendo”, ha rivendicato Tabone, riferendosi agli attuali 18 parlamentari come un numero “esiguo” che “non rappresenta, come non ha mai rappresentato, la percentuale con la quale vengono istituite le circoscrizioni elettorali italiane”. Inoltre, ha aggiunto Tabone, “sono oramai oltre dieci anni che è ripreso l’esodo degli italiani verso l’estero. Le stime della nuova emigrazione indicano e calcolano per difetto almeno sei milioni di italiani, ai quali occorre dare una giusta rappresentanza ed evitare di ridurli a pura e semplice testimonianza”. A Schiavone, dunque, l’Intercomites di Francia ha chiesto di farsi portavoce presso i parlamenti italiani affinché la loro sia una scelta operata “in piena libertà e non per puro spirito di appartenenza politica”. (focus\aise)