(SA) - Ha inteso vestire l’abito del paladino degli emigrati, gira il mondo in lungo ed in largo facendo congressi del MAIE, nominando coordinatori, cercando di allargare la sfera di influenza di un movimento che nasce sulla strumentalizzazione dell’associazionismo. Ora siamo alla prova dei fatti.

Cosa pensa il sottosegretario Merlo del voto che c’è stato alla Camera sulla riduzione dei parlamentari? Cosa hanno votato i suoi deputati, se hanno votato, quando si è votato sugli emendamenti presentati dagli eletti all’estero del PD e da altri deputati? Come giustificano Merlo, Borghese, Sangregorio ed altri il voto di un governo che non fa mistero di essere contro gli emigrati, tanto da ridurne una rappresentanza già non rispondete al livello degli eletti in Italia? Ritengono questi signori, che hanno votato, sempre se hanno votato, contro se stessi che gli emigrati non abbaino diritto ad una rappresentanza uguale a quella dei cittadini italiani residenti in patria? Sono tante le domande che salgono spontanee alle labbra, da quando con un atto d’imperio inaccettabile, il governo a colpi di maggioranza ha commesso una grave ingiustizia nei confronti degli emigrati, trasformando una decisione che potrebbe anche essere condivisa in una punizione nei confronti di milioni di emigrati, che non solo affermano l’italianità nel mondo, ma rappresentano anche un importante terminale di tanta produzione italiana che raggiunge le comunità residenti all’estero. Questo silenzio del MAIE e di eletti all’estero che fanno parte della maggioranza, che dopo il voto del senato ora si assomma al silenzio sul voto della camera, lascia davvero perplessi sul ruolo che si vuole ritagliare Merlo ed il MAIE assieme all’USEI. Fino a dove arriva il prezzo che vuole pagare il MAIE pur di difendere una poltrona nel governo? Perché questo governo insiste nella discriminazione nei confronti degli emigrati? Certo, si pagano alcune debolezze degli eletti all’estero che non sono stati capaci di fare un gioco di squadra e che hanno preferito trincerarsi dietro idealismi di parte che hanno impedito una presa di posizione unitaria dividendo invece le forze. Cosa racconteranno ai milioni di italiani che oltre a pagare con la lontananza dalla Patria il loro status di gente costretta a cercare all’estero quello che l’Italia non ha saputo loro dare in Patria: un lavoro dignitoso, oggi pagano anche in termini di deficit di diritti decurtati da un governo cieco che pur di portare avanti un ulteriore attacco alla politica, sacrifica diritti che la costituzione italiana garantisce a tutti gli italiani in ugual misura sia che essi siano residenti in Italia o all’estero. La battaglia non si può esaurire nella rassegnata accettazione di una posizione punitiva ed ingiusta del governo targato lega e M5S, ma deve continuare, coinvolgendo tutto il movimento associativo all’estero ed in Italia in difesa di diritti inalienabili come quelli del voto e della rappresentanza in parlamento, o come quella più in generale della difesa degli strumenti di rappresentanza del popolo emigrato, come i COMITES ed il CGIE. (Salvatore Augello)