La Camera ha approvato la proposta di legge costituzionale che taglia il numero di senatori e deputati. Hanno votato a favore della riduzione della rappresentanza parlamentare 310 deputati (M5s, Lega, FI e FdI); i contrari sono stati 107 (Pd, Leu, +Europa, Civica Popolare), gli astenuti 5 (NcI).

Visto che l'Aula di Montecitorio ha confermato il testo licenziato dal Senato, si tratta della prima delle due letture conformi previste dalla costituzione per le modifiche della Carta. La seconda può solo approvare o bocciare il testo senza possibilità di modifiche. Nel corso del teso confronto che abbiamo avuto alla Camera sul disegno di legge costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari e di ridimensionamento da 18 a 12 degli eletti all’estero sono intervenuta, assieme a tutti gli altri eletti all’estero del PD, per contrastare questa sciagurata soluzione e richiedere un atto di responsabilità a tutti i deputati, al di là degli schieramenti politici. Nel mio intervento ho sottolineato la cecità di una classe dirigente che si ostina a non considerare il peso della presenza di milioni di cittadini italiani all’estero e le dimensioni della ripresa dell’esodo che è tornato ai livelli del passato. Non ho fatto una difesa corporativa di un limitato gruppo di eletti, ma ho posto una questione delicatissima di democrazia e di equilibri democratici, dal momento che ridurre a un numero sostanzialmente simbolico la rappresentanza dei cittadini all’estero significa aggravare irreversibilmente lo squilibrio nel rapporto eletto/elettori tra l’Italia e l’estero. Nel frattempo, la base elettorale all’estero è passata da 3,3 milioni di elettori iscritti all’AIRE a circa 5,5 milioni, mentre la platea degli elettori in Italia è rimasta la stessa. Una tendenza alla divaricazione destinata ad accentuarsi, dal momento che i flussi in uscita sono ripresi e non si attenueranno in breve tempo. La rappresentanza della circoscrizione Estero in questo modo diventerebbe sostanzialmente simbolica e ininfluente: il primo passo di una dichiarazione della sua inessenzialità in vista probabilmente della sua completa cancellazione. A questo proposito, ho fatto l’esempio concreto della mia ripartizione, il nord e centro America, in cui per realtà come Stati Uniti, Canada, Messico e numerosi altri Paesi la rappresentanza si ridurrebbe a un deputato e a un senatore. Chi può dire, onestamente, che questa possa essere una soluzione seria ed efficace non solo per i connazionali lì residenti, ma per gli stessi interessi dell’Italia? Di fronte a queste obiettive considerazioni, letteralmente agghiaccianti sono stati l’atteggiamento degli eletti all’estero di maggioranza, che non hanno presentato un solo emendamento e non hanno aperto bocca, e il silenzio assordante del Sottosegretario Merlo, che pure ha la delega per gli italiani nel mondo. Ripeto, è un problema di democrazia e di rispetto dello spirito e della lettera della Costituzione. È anche un’esigenza di tutela degli interessi nazionali, soprattutto in un momento difficile come quello che il nostro Paese attraversa, che ci induce a considerare i sei milioni di cittadini all’estero e i 58 milioni di italodiscendenti come una leva essenziale per la proiezione internazionale dell’Italia. Per questo, il segnale che si dà è controproducente per tutti, ma visto che occorrono altri due passaggi parlamentari continueremo a lottare perché non si crei un danno per l’Italia.