Nel silenzio livido e imbarazzato dei suoi gruppi parlamentari, la maggioranza Lega-5Stelle-MAIE alla Camera ha fatto un altro passo verso la riduzione del numero dei parlamentari e, in particolare, verso la riduzione degli eletti della circoscrizione Estero da 12 a 8.

L’atto, di per sé pesante e grave, è stato compiuto in un clima di inquietante limitazione del metodo democratico e delle prerogative delle minoranze, che si sono viste negare persino il diritto di vedere discutere e votare un gruppo di emendamenti tendenti a delineare un’impostazione più coerente e organica della riforma costituzionale in discussione. Prima in commissione e poi in aula, gli unici emendamenti presentati e le uniche voci dirette a tutelare la rappresentanza dei cittadini italiani all’estero sono state quelli del gruppo del PD e degli eletti all’estero del PD, con un’unica eccezione di un’altra rappresentante di minoranza. Non troviamo parole per definire l’atteggiamento di chi è stato eletto dagli stessi cittadini che ora concorrono a colpire in un loro diritto fondamentale e per un Sottosegretario titolare della delega che in un anno non ha sentito il dovere morale e civile di dire una sola parola a difesa di un mondo che dovrebbe istituzionalmente tutelare. In un’aula gremita, mediante gli interventi fatti in successione da noi (Carè, Ungaro, Schirò, La Marca) e da altri colleghi di gruppo (Borghi, Fiano), non abbiamo tralasciato nessun argomento per chiedere un atto di responsabilità, al di là dei partiti e delle posizioni politiche cristallizzate, volto a impedire la riduzione dei parlamentari esteri: la necessità di raddrizzare almeno in parte lo squilibrato rapporto di rappresentanza tra cittadini in Italia e cittadini all’estero; il dovere di riconoscere finalmente i residenti all’estero come cittadini di pieno diritto contrastando diversificazioni, basate sulla residenza, che tradiscono lo spirito e la lettera della Costituzione; l’impossibilità di far vivere i rapporti con l’elettorato e la partecipazione democratica con una rappresentanza ridotta a poche unità in ripartizioni grandi come continenti; l’esigenza di non inviare un segnale negativo e frustante a milioni di persone che oggi sono nel mondo i punti di riferimento più concreti per gli interessi e per l’immagine dell’Italia; l’urgenza di aprire gli occhi sui massicci flussi di emigrazione che si stanno sviluppando da alcuni anni e di dare gli strumenti più idonei a coloro che ne sono i protagonisti. Ha prevalso il richiamo all’ordine e l’allineamento al becero propagandismo populista e antiparlamentare delle forze di governo. Anche negli eletti all’estero della maggioranza. Ed è quello che più ci amareggia perché unendo le forze avremmo potuto forse aprire un primo varco. Anche se la situazione è ormai abbastanza compromessa, ci sono ancora due passaggi parlamentari. Noi non desistiamo, come non desistono il CGIE, i COMITES e i tanti spiriti liberi che hanno parlato e continuano a farlo attraverso le petizioni e i social. I giochi non sono fatti e, nonostante il peso dei numeri, non sarà facile per la maggioranza chiudere la partita soffocando sacrosanti diritti di cittadinanza. I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro