Colloquio con Nicola Zingaretti di Maria Teresa Meli – Corriere della Sera

 «Nel governo litigi e sceneggiate sono quotidiani. Ma mentre si attaccano a suon di comunicati, nella realtà sono sempre più incollati alle poltrone. Il prezzo immenso di questi teatrini lo stanno pagando gli italiani.

 L’economia è fermadiminuisce il lavoroaumentano le tasse e i debiti, si tagliano i servizicrolla la fiducia. Basta: ora un progetto per salvare l’Italia ». Parla così Nicola Zingaretti, neosegretario del Pd.
 
Insomma, per il Segretario del PD tra Carroccio e grillini è tutta una manfrina. «Si guardi la vicenda delle donazioni alla Lega: è torbida e pesante, ma i 5 Stelle sono complici di questo sistema». Secondo il Pd di Zingaretti, Di Maio avrebbe un modo per prendere veramente le distanze dalla Lega: sostenere la richiesta dem di ascoltare Salvini in Antimafia per i presunti legami tra esponenti leghisti e i clan del pontino.
 
Tornando all’economia: «Hanno la stragrande maggioranza dei parlamentari ma la loro incapacità di attuare politiche di sviluppo è impressionante. Ha ragione Gentiloni quando dice che ci stanno portando ai margini dei Paesi sviluppati. Qui o c’è un colpo di reni o dopo la tragedia della Brexit ci sarà Italexit». Il Pd spara contro il governo, ma c’è chi contesta ai dem la mancanza di controproposte. Zingaretti lo nega, annuncia che il 2 maggiofarà una riunione sul contro-Def del Pd e spiega: «Abbiamo un programma con 5 punti chiave».
  Analizziamone almeno alcuni.

 Il primo, scandisce lui, è quello del «lavoro giusto».
  Ossia?

 «Dobbiamo aumentare i salari medio-bassi in particolare per le famiglieperché le persone non ce la fanno più. E proponiamo un taglio netto del cuneo fiscale sul tempo indeterminato. Inoltre vogliamo favorire l’occupazione di donne e giovani, aumentare le indennità per i tirocini(come abbiamo fatto nel Lazio), fare una legge sull’equo compenso e cercare con le parti sociali un accordo sul salario minimo in quei settori non coperti dai contratti collettivi nazionali».
  Il secondo punto?

«L’obiettivo è rilanciare gli investimenti pubblici e privati per aumentare la crescita economica e l’occupazione. Dobbiamo stabilizzare gli incentivi agli investimenti del piano Impresa 4.0, in particolare nel Mezzogiorno, favorire il trasferimento tecnologico e varare un provvedimento straordinario “taglia burocrazia” per le imprese basato sul silenzio assenso nei rapporti con la PA. E devono ripartire gli investimenti pubblici sulle infrastrutture anche con l’apertura dei cantieri già finanziati».
 
Il governo ha varato lo sblocca cantieri, ma per Zingaretti «quello è un bluff perché sblocca solo il malaffare e mette a rischio la vita degli operai con il massimo ribasso. Invece occorre portare nella PA una nuova generazione di tecnici in grado di potenziare la capacità di progettazione delle amministrazioni, controllare e accorciare i tempi delle procedure. E dobbiamo anche semplificare i regimi autorizzatori delle opere, un sistema fondato sul “parere di competenza” è una follia».
  Su scuola e sanità, cosa intende fare il Pd?

 «Dobbiamo far ripartire su entrambi i fronti la mobilità sociale, in un tempo in cui le eredità familiari e geografiche segnano ancora i destini delle persone. Portiamo al 4% del PIL le risorse investite sull’istruzione pubblica, per potenziare i servizi per l’infanzia, ridurre la dispersione scolastica, estendere il tempo pieno e attivare una dote per i giovani provenienti da famiglie meno abbienti attivabile a 18 anni per finanziare un progetto formativo o imprenditoriale. Per la sanità, invece, serve quota 10».
  Cioè?

 «Dobbiamo garantire almeno 10 miliardi in più nel triennio sulla sanitàassumendo 100 mila nuovi operatori o l’universalità delle cure sarà messa in discussione».
  Ma i soldi per fare tutte queste cose da dove li prendete?

 «Le risorse da impiegare per il nostro programma sono molte, ma ci sono. In parte sono già stanziate sia a livello nazionale che europeo, ma andrebbero usate meglio. Inoltre proponiamo:

  • il taglio dei sussidi per le attività dannose per l’ambiente;
  • una più efficace azione di contrasto all’evasione fiscale partendo da un forte incentivo all’utilizzo dei pagamenti elettronici sui quali l’Italia è molto indietro;
  • una rimodulazione degli incentivi fiscali diminuendo quelli per i redditi sopra i 150 mila euro.

E, ovviamente, una revisione della spesa pubblica partendo anche da una rivalutazione di quota 100. Insomma, una serie di misure che ci permettano di risparmiare svariati miliardi di euro di interessi sul debito che l’attuale governo ha fatto enormemente aumentare. Per ricreare fiducia nel Paese è necessario che questo esecutivo se ne vada a casa: all’Italia non serve un governo dei selfie e del nulla».