Al Palaexpo a Roma la mostra ‘Testimoni dei testimoni. Ricordare e raccontare Auschwitz’ Tre anni fa, un gruppo di studenti e studentesse di alcuni licei romani, nell’ambito del progetto 'I Viaggi della Memoria’, ha visitato Auschwitz e Birkenau insieme ad alcuni superstiti

e ha iniziato a riflettere sull'idea di come trasmettere questa esperienza a chi non era mai entrato in un campo di sterminio. Studio Azzurro, il famoso collettivo di artisti italiani attivo nel campo della videoarte e dei nuovi media, oltre a dare forma e voce alle esperienze degli studenti ha rielaborato materiale d'archivio facendo rivivere e riflettere sui terribili fatti che si sono svolti nei campi di concentramento. Nasce dall'incontro di questi due ‘attori’ il progetto espositivo ‘Testimoni dei testimoni. Ricordare e raccontare Auschwitz’ inaugurato oggi a Roma al Palazzo delle Esposizioni in concomitanza con il Giorno della Memoria. Un percorso che parte dalla consapevolezza di essere l'ultima generazione che ha la possibilità di incontrare personalmente i ‘testimoni’ ovvero i sopravvissuti ai campi di sterminio. Intrecciando cosi un patrimonio di memoria vissuta, materiale di repertorio, video dei ragazzi che raccontano il loro viaggio ad Auschwitz e linguaggi artistici contemporanei, prende forma la mostra che si articola in diversi momenti. Ad aprire il percorso, la ricostruzione di un vagone utilizzato per trasportare i deportati: una grande struttura in legno in cui si accede e si resta chiusi per otto minuti. All’interno, al buio, l’assordante rumore del treno, le grida di Hitler, di Mussolini, llatrati di cani. “Non abbiamo riprodotto le sensazioni di caldo e di freddo, ci sembrava troppo ma il fastidio di essere chiusi nel vagone, dei rumori, dell'oscurita' e’ grande,” spiega Fabio Cirifino, uno degli artisti del collettivo di Studio Azzurro. A seguire, le pareti sonore: si accosta l’orecchio a questi lunghi pannelli e si ascoltano i racconti dei deportati, i loro ricordi: dell’arresto e della prigionia. Testimonianze vissute in prima persona da alcuni superstiti tra cui Sami Modiano, Elisa Springer, Sabatino Finzi… Il percorso continua con gli schermi su cui scorrono i volti dei ragazzi che hanno preso parte ai 'Viaggi della Memoria': video in cui raccontano le loro sensazioni e da cui emerge il loro forte desiderio di volere condividere questa esperienza. Segue la sala in cui vengono rievocate le sperimentazioni mediche e scientifiche che si compivano nei campi di sterminio: esperimenti sul freddo, su ustioni, sui veleni, sull’altitudine, su farmaci, sulla sterilizzazione e sui trapianti. Test con il gas e con l’acqua di mare. Orrori narrati da brevi filmati di repertorio russi e americani che restituiscono corpi martoriati, cadaveri, strumenti. E lateralmente su dei pannelli, i volti dei medici e i loro dati biografici. Subito dopo la sala che vuole ricordare alcune delle vittime mostrando una parte delle 38.000 fotografie presenti negli archivi del Museo di Auschwitz. Immagini giunte a noi grazie a due prigionieri polacchi che lavoravano all’Ufficio Matricola sotto il diretto controllo della Gestapo: avevano ricevuto l’ordine da parte delle autorita’ del lager di bruciarle in vista dell’offensiva dell’Armata russa. Non lo fecero. “E’ un tentativo di dare identità ad alcune delle persone deportate: cento volti offuscati che appena il visitatore si avvicina allo schermo rivivono, riacquistano fattezze e nitidezza,” afferma Fabio Cirifino. Chiude il percorso la sala dedicata alla Lagersprache, la lingua utilizzata nel campo. Frasi indispensabili, necessarie, che permettevano di interpretare la realtà circostante, di comunicare con gli altri prigionieri di diversa nazionalita’, di comprendere gli ordini, di rispettare le regole. Un gergo semplificato, una sorta di lingua franca ricca di metafore che comprendeva sia le parole utilizzate dai nazisti che quelle dei deportati. “Pochi termini che tutti capivano: polacchi,ungheresi, francesi, rom, italiani, slavi… Era la lingua che garantiva la sopravvivenza,” precisa Cirifino. Presente all’inaugurazione Virginia Raggi, Sindaco di Roma, che ha sottolineato come la mostra sia parte di 'Memoria genera Futuro’, un programma che Roma Capitale dedica ogni anno al Giorno della Memoria. "Tutto e’ nato da un viaggio della memoria, esperienza che porta i ragazzi all’interno dei campi di sterminio insieme a dei testimoni sopravvissuti all’Olocausto. Dopo questa visita, i ragazzi hanno sentito il bisogno di tramettere le sensazioni a chi non aveva partecipato. E sulla scorta di questa volonta’ di tenere vivere la memoria, ha preso forma l'idea di trasformare i ragazzi in testimoni dei testimoni e di dare vita ad un vero e proprio progetto espositivo. Un’iniziativa finalizzata a cambiare la percezione del presente per incidere sul futuro,” ha affermato Virginia Raggi augurandosi che questa mostra possa essere esposta anche all’estero. Tra i relatori intervenuti alla presentazione Ruth Dureghello, Presidente della Comunita’ Ebraica di Roma, che si e’ congratulata per il coraggio dell'idea dei ragazzi. "Da loro e con loro possiamo crescere in civiltà e democrazia,” ha affermato Dureghello ringraziando le sorelle Bucci, Piero Terracina e i tanti altri sopravvissuti ai campi di concentramento che si sono resi disponibili nel tempo ad accompagnare gli studenti ad Auschwitz. La mostra e’ stata realizzata con la Comunità Ebraica di Roma e con la collaborazione scientifica dell'Archivio Storico "Giancarlo Spizzichino" della Comunità Ebraica di Roma, del CDEC-Fondazione Centro di Documentazione ebraica contemporanea e della professoressa Silvia Marinozzi, Sapienza Università di Roma. La mostra rimane aperta dal 26 gennaio al 31 marzo 2019. Domenica 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, l'ingresso sarà gratuito. (25/01/2019- L.G.-ITL/ITNET)