La Commissione affari costituzionali del Senato, nel corso dell’esame della proposta unificata sulla riduzione del numero dei parlamentari, ha espresso parere contrario agli emendamenti dei Senatori Parrini, Marcucci, Garavini, Giacobbe e altri, volti a ripristinare l’attuale numero di eletti nella circoscrizione Estero,

che da 18 (12 deputati e 6 senatori) viene portato a 12 (8+4). A niente sono valse le obiettive ragioni avanzate dai rappresentanti del PD, che hanno sottolineato come la rappresentanza dei cittadini all’estero, già sottostimata fin dal suo nascere rispetto al rapporto di rappresentanza esistente in Italia, non può subire un’ulteriore decurtazione, che aggraverebbe uno squilibrio di rappresentanza democratica. Né è valsa la netta presa di posizione contraria del Consiglio generale degli Italiani all’estero che, prima in audizione presso la stessa commissione e poi con un suo articolato documento, ha insistito sull’esigenza non di accentuare un’evidente diseguaglianza, ma semmai di colmarla. Un altro aspetto che lascia non meno interdetti è l’indisponibilità a considerare la questione della rappresentanza non solo sul piano del fisiologico e corretto funzionamento del sistema democratico, ma anche su quello degli interessi profondi del Paese. L’Italia ha bisogno di una sua articolata proiezione internazionale, soprattutto con le difficoltà che sta vivendo, come dell’aria che si respira. Gli italiani all’estero sono in questo senso uno strumento addizionale, un valore in più di cui pochi Paesi possono godere con tanta certezza ed estensione. Tra la regressione di questa riforma costituzionale, la chiusura totale rispetto alle proposte migliorative in bilancio per le politiche degli italiani all’estero, le misure punitive verso la stampa in italiano all’estero e le maggiori difficoltà ad ottenere la cittadinanza per matrimonio che dopo il Decreto Sicurezza peserà sulle famiglie miste, si va componendo un puzzle preoccupante e grave. È tempo che tutti quelli che sono preoccupati per le prospettive involutive che nel giro di pochi mesi si sono addensate facciano sentire la loro voce, in autonomia ma con forza, perché si stanno mettendo in discussione presidi che appartengono alla storia migliore dell’emigrazione italiana nel mondo, di ieri e di oggi. I Parlamentari PD Estero Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro