ROMA – In vista delle prossime elezioni europee, Si è dibattuto della possibilità di estendere il diritto di voto ai connazionali residenti fuori dall’Unione europea E’ stato il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, a rimarcare durante l’assemblea plenaria alla Farnesina l’idea di ‘Europa in movimento’ e in questo contesto invitare a ragionare sulle modalità per rilanciare il senso della cittadinanza europea.

“E’ un tema di attualità perché, all’inizio di luglio scorso, ci sono state indicazioni da parte del Parlamento europeo che ha approvato una direttiva sulla partecipazione, nonché sui processi partecipativi, alle elezioni europee del maggio 2019. In questa direttiva ci sono delle aperture per l’estensione del diritto di voto agli europei che vivono nei Paesi extra Ue”, ha spiegato Schiavone. “La volontà del Parlamento è quella di recuperare una partecipazione maggiore, per promuovere uno spirito nuovo e per rafforzare i principi alla base dell’idea stessa dell’Ue. E’ una questione molto importante per gli italiani all’estero, considerando che sono già sedici anni che partecipiamo attivamente con una nostra rappresentanza in ambito parlamentare. Ci sono forti attese dagli altri continenti e servirà cominciare a promuovere il dibattito all’interno delle nostre comunità. Infine non dimentichiamo la questione degli studenti Erasmus. Il nostro impegno come Cgie sarà quello di esprimere, con una richiesta formale all’istituto parlamentare, indicazioni su tali questioni relative appunto alla cittadinanza italiana nel mondo”, ha precisato Schiavone. Luca Fava, della Direzione generale per gli Italiani all’estero, ha espresso lo stato dell’arte in preparazione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. “Si è in una fase avanzata, in stretto contatto con il Ministero dell’Interno, che ha un ruolo rilevante dal punto di vista organizzativo e logistico. Il Ministero dell’Interno produce tutto il materiale elettorale da inviare alla rete consolare. Nove Paesi su ventisei totali (escluso il Regno Unito non più coinvolto dopo la Brexit, ndr) hanno già raggiunto le intese preliminari. Torneremo alla carica entro questo mese per fare in modo che anche i rimanenti Paesi concludano le intese nel breve periodo”, ha commentato Fava. Occorrerà una collaborazione piena delle autorità locali nei Paesi in cui si vota, soprattutto dove il numero dei seggi è elevato. Seguiamo inoltre con attenzione questa ‘soft Brexit’ con accordo bilaterale, per i nostri concittadini residenti nel Regno Unito. Queste elezioni saranno una sorta di ‘stress test’ per il nostro sistema e per la nostra rete consolare, proprio per gli interessi in gioco, tra rarefazione delle risorse e affanno, come è emerso dalla stessa conferenza dei Consoli. Intendiamo mutuare le buone prassi sia per il voto postale, cioè per corrispondenza, e sia per il voto ai seggi: in quest’ultimo caso bisognerà organizzare fisicamente i seggi, ottenendo garanzie a tutela del voto e della campagna elettorale, trovando scrutatori e presidenti di seggio la cui nomina sarà vagliata dalla Corte d’Appello di Roma”, ha evidenziato Fava. “E’ uno sforzo notevole che non sempre trova un contraltare nell’affluenza: nelle ultime elezioni del 2014 si è registrata una bassa affluenza, con poco più del 5% degli aventi diritto al voto. Mentre per le elezioni nazionali l’attenzione per il voto si può definire stabile, ossia c’è uno zoccolo duro che continua a credere nelle elezioni, ciò non può dirsi per le elezioni europee. La legge cornice, approvata nel luglio scorso, è una norma non automaticamente applicabile ma serve l’intervento del legislatore nazionale. Da gennaio si entrerà nel vivo delle trattative per la logistica e per le risorse finanziarie. Infine è importante sottolineare che ci sarà un sistema di controllo, in capo al Ministero dell’Interno, per evitare il problema del doppio voto”, ha concluso Fava ricordando come la mobilità preveda oggigiorno anche permanenze temporanee e sarebbe giusto che i lavoratori e gli studenti con più di tre mesi di residenza all’estero possano votare. Eleonora Medda (Belgio) ha sottolineato il problema della pratica del doppio voto, ad esempio nel paese di residenza e in patria, anche per chi avesse una doppia cittadinanza, e delle procedure di controllo. “I Consolati si muovano con largo anticipo per individuare gli scrutatori e i presidenti”. Giuseppe Stabile (Spagna) ha per esempio auspicato che lo Stato spagnolo, uno dei primi ad essersi attivato, comunichi con lo Stato italiano per evitare le pratiche di doppio voto. Per Paolo Da Costa (Svizzera) “la messa in sicurezza del voto all’estero e la direttiva europea rappresentano un grande segno per la cittadinanza, per partecipare direttamente al voto nel Paese ospitante. Se solo il 5% dei cittadini ha partecipato nell’ambito Ue alle ultime elezioni non possiamo parlare solo di disaffezione. Se organizziamo dei seggi all’estero, magari non è detto che il seggio sia sotto casa dell’elettore come avviene in Italia. Noi del Cgie dobbiamo essere attenti all’esperienza delle altre nazioni divenendo portatori di questa conoscenza, con una capacità di fare sintesi”, ha spiegato Costa. Silvana Mangione, vice segretario Cgie per i Paesi Anglofoni Extraeuropei, ha voluto evidenziare come “le giovani famiglie debbano mantenere il legame con l’Italia e pertanto si debba ridare ai bambini il senso della cittadinanza italiana ed europea: la chiave è sempre quella della partecipazione”. Un obiettivo che si può ottenere – secondo l’analisi della Mangione – soltanto rafforzando il concetto di Europa unita. “Non possiamo permetterci di rimanere senza un interlocutore importante sul piano internazionale e in questo sono un’inguaribile ottimista. L’unico modo per raggiungere risultati è riscoprire i valori portanti della cittadinanza europea. Suggerisco che da questo Cgie esca una dichiarazione o una mozione in cui si delinei che desideriamo approfondire questo tema, ossia muoverci nel senso di fare una proposta al Parlamento e al Governo per avere in tempi brevi il recepimento della richiesta di ristabilire il legame totale con la cittadinanza europea, comprendente la cittadinanza di tutti gli italiani nel mondo”, ha sottolineato Mangione. Rodolfo Ricci, vice segretario generale di nomina governativa, ha parlato della necessità di creare elenchi aggiuntivi oltre a quelli dell’Aire così da poter intercettare per il voto le persone all’estero non registrate che rappresentano una presenza ulteriore. “Essi rappresentano una dimensione che sembra essere strutturale: se abbiamo 2 milioni che non votano né in Italia né all’estero è una questione che intacca la rappresentanza”. Gianluca Lodetti, del Comitato di Presidenza, ha evidenziato come per fare un’analisi seria sulla cittadinanza europea occorra anche il dato sull’opzione per cui si valuta dove e come esprimere il proprio voto, anche locale, in una circoscrizione del Paese ospitante. “Sogno un futuro in cui ci sia una vera integrazione europea”, ha commentato Lodetti al quale ha fatto seguito Paolo Brullo (Germania) parlando di “coraggio di avere una coscienza europea e di creare un popolo europeo. Dobbiamo avere un popolo europeo, con una cittadinanza e una Costituzione europea”, ha aggiunto Brullo. Quindi in tal senso Tony Mazzaro (Germania) ha sollevato una questione pratica che ben chiarisce il concetto di arrivare a una “piena cittadinanza europea”: per esempio la possibilità di rivolgersi, anche per una banale carta d’identità, ad una delle circoscrizioni locali oltre che ai consolati del proprio Paese. La questione della riforma del voto all’estero, non solo per le imminenti elezioni europee ma più in generale per la necessità di modificare le modalità di voto in quanto tali, è infine stata trattata nella relazione della Commissione Intercontinentale per l’America Latina, dove la questione è particolarmente sentita. Senza contare che lo stesso Sottosegretario Ricardo Merlo sta da diverso tempo portando avanti un’idea di riforma del voto per gli italiani all’estero. (Simone Sperduto-Inform)