Dopo la splendida Piazza del Popolodella scorsa settimana, domenica prossima saremo di nuovo tra la gente, insieme alle migliaia di persone che anche quest'anno percorreranno il cammino tra Perugia e Assisi. La Marcia per la Pace Perugia-Assisicome sempre sarà colorata, nonviolenta, plurale e porrà tanti temi all'attenzione della politica e delle istituzioni:

la necessità di lavorare per la fine dei conflitti e per una più equa distribuzione delle risorse su scala planetaria; la solidarietà verso i più poveri e la lotta alle diseguaglianze; l'urgenza di invertire la tendenza a distruggere e consumare irrazionalmente le risorse naturali; la necessità di lottare contro il razzismo, la xenofobia, il rifiuto della diversità che vediamo serpeggiare sempre più apertamente nelle nostre società; l'impegno a rafforzare la cooperazione internazionale con l'Africa e a ripensare le politiche di accoglienza e integrazione degli immigrati per affermare i diritti e i doveri di ogni persona; la richiesta di un'Europa che metta di più al centro l'inclusione sociale e i diritti. Il Partito Democraticosarà presente, come sempre dall'Umbria, ma questa volta - dopo molti anni - anche con il segretario nazionale Maurizio Martina e diversi dirigenti nazionali, tra cui il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Mi sembra un segnale importante che conferma il valore di una manifestazione popolare come la Marcia Perugia-Assisi, di cui noi Umbri dovremmo essere forse più orgogliosi e consapevoli, e che soprattutto rende evidente la scelta di fondo che questa segreteria del Pd ha fatto: tornare nelle piazze e nelle strade, al fianco di coloro che si mobilitano per il cambiamento. Lo voglio sottolineare perché dopo la sconfitta del 4 marzo si è aperta per il Pd una fase di riflessione non solo sul profilo ideale e programmatico ma anche sulle forme organizzative, sugli strumenti che deve darsi un partito riformista e popolare moderno per essere davvero vicino ai cittadini. Il mio spirito "movimentista" mi porta a dire che un partito come il nostro - oggi all'opposizione ma con una solida cultura di governo - non possa fare a meno del contatto diretto con i movimenti e le organizzazioni sociali, non possa non riconoscere a quelle soggettività un valore politico. E' un tema aperto da tantissimi anni nel campo progressista, che con il Pd è progressivamente uscito dalla nostra agenda organizzativa, nell'illusione che le primarie aperte - e dunque una leadership legittimata dal voto degli elettori - fossero sufficienti a garantirci l'apertura alla società. Ma la rivoluzione della rete, e l'impatto che essa ha avuto nella circolazione delle informazioni e nella formazione dell'opinione pubblica, ha reso quella innovazione del tutto insufficiente. Non solo. Credo anche che per noi, per il Pd, sia venuto il momento di riconoscere che la leadership solitaria non corrisponde, non può corrispondere neppure in linea teorica, al profilo di una forza progressista e popolare e che per ricostruire un'idea di comunità politica - capace di essere attiva e presente nella rete così come sul territorio - abbiamo bisogno di essere anche un po' "movimento" e di riconoscere il ruolo delle altre forme di autorganizzazione della società civile. Al Forum per l'Italia del 27 e 28 ottobreparleremo delle ideee dei valori, sulle sfide nuove che a dieci anni dalla nascita del Pd ci attendono. Ma anche di partito, di nuove forme organizzativee credo che aver riscoperto il dialogo sociale e la partecipazione nei movimenti ci sarà utile anche per arrivare positivamente al prossimo congresso. (Marina Sereni)