Ci sono momenti nella storia del nostro Paese nei quali non si può restare indifferenti, bisogna parteggiare ed occupare uno spazio preciso, ben definito. L’immagine del vicepremier Di Maio che esulta dal balcone di Palazzo Chigi è per certi versi inquietante e rimanda alla funzione anche simbolica che il balcone

ha avuto con i movimenti populisti o con i regimi autoritari del passato. Proprio da un balcone della sua abitazione di vico Rotto al Mercato a Napoli il pescivendolo Tommaso Aniello, noto come Masaniello, si affacciò e cominciò ad arringare la folla chiamandola “popolo mio”. Gabriele D’Annunzio inventò un vero e proprio rituale, il discorso dal balcone, poi venne Mussolini e l’ormai storico balcone di Palazzo Venezia e Hitler e i suoi discorsi dalla scenografica balconata di Norimberga. Così quando gli avversari assumono toni ed atteggiamenti inquietanti e minacciosi, e oggi lo sono, non c’è dubbio per ogni sincero democratico: la piazza è la risposta al balcone, Piazza del Popolo gremita contrapposta al pubblico ben pagato di parlamentari pentastellati che applaudono Di Maio sul balcone di Palazzo Chigi è un’immagine potente. C'è un "io" che dall'alto di un balcone parla al popolo e un "noi" che idealmente si abbraccia nel perimetro di una piazza. C’è un’Italia che non si arrende, ed è già una buona notizia. Lontano dalle piazze virtuali animate da troll e bot, spesso russi, dai talk show rissosi e chiassosi la comunità democratica si è ritrovata più in salute di quello che analisti e sondaggisti dicono da settimane. La piazza può essere l’inizio della riscossa, ma il Pd deve innescare un cambiamento perché o cambia o non è utile all’Italia. Fare del Pd qualcosa in più di un partito, una comunità, capace di stare nelle strade e nei luoghi della vita. Un luogo aperto, inclusivo, con una linea politica chiara, perché in questi primi dieci anni di vita il Partito Democratico su molti temi è stato ambiguo e non possiamo più permettercelo. Nel 1994 Giorgio Gaber pubblicò “Destra-Sinistra”, una canzone che simpaticamente metteva insieme i luoghi comuni dell’essere di destra o di sinistra, ma che più profondamente poneva l’accento alle differenze ormai minime tra i due schieramenti politici. Attualmente il governo è retto dalla Lega di Salvini, eredi del partito nato dopo Tangentopoli col sogno dell’indipendenza del nord e diventato rappresentante della destra nazionalista, e dal Movimento5Stelle, il partito-azienda con un comico capo popolo nato per protesta verso la “casta” ma che ha fatto presto a prenderne riti e abitudini. M5S e Lega hanno i voti, ma non sono la soluzione ai problemi del Paese. Se ha ancora un senso parlare di sinistra (Gaber insegna) questa deve essere lo strumento per garantire le sicurezze delle persone, per superare i conflitti, per affrontare insieme ciò che da soli ci fa paura. Pietro Calamandrei disse che solo in un caso la dittatura poteva farsi largo e cioè quando la democrazia smetteva di decidere. Quel balcone ci ha ricordato che le conquiste non sono eterne, ma finché ci sarà una piazza e un popolo saremo sempre la somma e non la divisione.